Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FOLLINI
Marco Roma 26 settembre 1954. Politico. Senatore. Dell’Udc, di cui è stato anche segretario • è l’uomo che, guidando uno dei partiti della coalizione di centrodestra e restando
nel suo schieramento, si è messo con più convinzione e argomenti a contestare la leadership di Berlusconi, puntando alla
costruzione di una nuova destra. Coerentemente ha perciò rinunciato prima alla carica di vicepresidente del Consiglio (15 aprile 2005),
poi a quella di segretario (15 ottobre: gli è subentrato Cesa). Nella XV legislatura (governo Prodi II) i parlamentari dell’Udc che gli sono fedeli sono costantemente indicati come quelli che «potrebbero passare dall’altra parte», circostanza che Follini e i suoi hanno sempre fermamente negato, anche se non
hanno escluso la possibilità di dare voto favorevole, quando d’accordo, a singoli provvedimenti del governo • Iscritto alla Democrazia cristiana all’inizio degli Anni Settanta, nel 77 è diventato segretario nazionale del movimento giovanile della Dc. In questi anni
ha incontrato Pier Ferdinando Casini, che gli ha fatto da vice. Dall’80 all’86 è stato componente della direzione nazionale democristiana. Lasciato l’incarico per diventare consigliere d’amministrazione della Rai, dopo il disfacimento della Dc ha seguito Casini (nel
frattempo diventato leader) nel Ccd. Dal 95 al 2001 nella direzione del nuovo
partito, nel 2001 ne è diventato presidente. Nel 96 e nel 2001 è stato eletto deputato. Nel 2002, al congresso fondativo dell’Udc, è stato eletto all’unanimità segretario. Dal 2 dicembre 2004 al 18 aprile 2005 è stato vicepresidente del Consiglio (ha lasciato l’esecutivo dopo la sconfitta alle regionali). è stato anche direttore del settimanale La Discussione e direttore delle
relazioni esterne per le società Recordati, Stet, Finsiel. Ha pubblicato vari libri dedicati alla storia
democristiana:
Il tarlo della politica (Rusconi, 1988), L’arcipelago democristiano (Laterza, 1990), Intervista sui moderati (Laterza 2003), C’era una volta la Dc (Il Mulino, 94), La Dc (Il Mulino, 2000) • Soprannominato Harry Potter, per via degli occhiali tondi e dei grandi occhi
apparentemente sempre stupiti • «Nel 68, a quattordici anni, anziché maoista divenne doroteo (e Moro ne fu colpito al punto che lo mandò a chiamare e lo interrogò per due ore, dandogli del lei) • Con Moro lavorava già Follini padre (emiliano di Appennino): direttore dell’agenzia Progetto, uno dei pochi giornalisti a raccoglierne e dipanarne il verbo.
Quando Moro divenne presidente del Consiglio, il piccolo Marco disse alla madre
(Emiliana Di Fiume) indicando la tv: “Ecco l’amico di papà”» (Aldo Cazzullo) • Nel 76 Marco Follini riconosceva la centralità della questione comunista e Fanfani aveva fatto piazza pulita dei dirigenti
giovanili, nati vecchi e per la verità non tutti stimabilissimi. Contestato a piazza Sturzo, Fanfani era passato
tranquillamente sulle bandiere che quelli gli avevano piazzato davanti all’automobile. Follini aveva 21 anni ed era la “riserva” naturale. Per farlo eleggere segretario del Movimento giovanile dc, nel maggio
del 77, al Seminario Giovanni XXIII di Bergamo, vennero Moro, Andreotti e
Zaccagnini. Gli aspetti per così dire pratici della promozione folliniana vennero sbrigati da Pisanu. Una volta
a Roma, Follini ebbe l’autista e uno stanzone in un palazzo a largo Arenula. Cominciava quella che si
dice una brillante carriera» (Filippo Ceccarelli) • «A soli 23 anni ottenne l’auto blu e l’incenso democristiano. è dunque chiaro che Marco Follini “sniffa” poltrone da una vita. Uomo gentile nei modi, curato nell’aspetto, giudicato prudente, illuminato, colto» (Antonello Caporale) • «Un drago dell’affabulazione colta acuta e cortese, in una parola: democristiana. Uno che non
va in vacanza alle Bermude coi soci in affari ma predilige Sofia, Bulgaria, e
che lì racconta di aver passato il Natale più bello della vita in compagnia di una bambina» (Concita De Gregorio) • «Alla domanda: “Qual è la cosa più preziosa che possiede?”, rispose, civettuolo: “Un’interminabile libreria”. è platonicamente convinto che, dopo la stagione degli uomini venuti dalla trincea
del lavoro, torneranno al potere i filosofi, o quel che di loro rimane: in un
panorama di idee senza uomini e uomini senza idee, da qualche parte bisognerà pur afferrarle, le risposte. Lui ne ha, su ogni argomento offre un punto di
vista e si capisce che ci ha pensato su, che non improvvisa. L’essere alleato di Berlusconi, si capisce, ha modificato in parte la sua vis
oratoria. Follini ha studiato alla scuola americana, se parla di Thomas Mann sa
quel che dice, ma in un club vacanze, a tavola con una ventina di turisti
padovani, o a una convention di commercianti cosentini, senza parlare di
politica si annoierebbe a morte» (Maria Latella) • «L’ingresso nel governo Berlusconi è la conferma della sua dottrina: i cattolici devono stare dalla parte opposta a
quella della sinistra. Con Berlusconi si incontrarono per la prima volta nell’anticamera di Bisaglia: mentre aspettavano, il Cavaliere lo sommerse di parole.
Antipatizzarono subito. Entrambi hanno poi cercato di recuperare. Berlusconi ha
fatto intravedere anche a Follini la possibilità di succedergli, un giorno; la differenza con gli altri è che lui non c’ha mai creduto» (Aldo Cazzullo) • Le sue dimissioni dalla segreteria dell’Udc restano un episodio misterioso. Perché si è dimesso? «In genere ci si dimette dopo una sconfitta. Io mi sono dimesso dentro una
difficoltà. Non avevo un bilancio negativo da presentare ai miei azionisti, ho portato un
rendiconto con il segno più, almeno dal punto di vista elettorale. Faceva parte del segno più la sfida lanciata sulla leadership del centrodestra. Poiché l’argomento è stato archiviato, ho archiviato la mia segreteria» (da un’intervista di Marco Damilano) • «I divorzi non si consumano mai in un giorno solo e quello tra Marco Follini e
Pier Ferdinando Casini è stato preceduto da uno screzio lontano, soffocato nel silenzio ma che ha finito
per screpolare un’amicizia che durava da trenta anni. è la fine di maggio del 2001, sono i giorni felici della vittoria del
centrodestra e Marco Follini, che del Ccd è portavoce, chiede al suo amico Pier Ferdinando Casini in procinto di diventare
presidente della Camera: “Pier, ti confesso il mio sogno nel cassetto: mi piacerebbe fare il ministro
delle Comunicazioni”. Casini è perplesso (“E il partito?”), ma Follini insiste: “Non ti ho mai chiesto nulla, ora te lo chiedo”. E Casini: “Va bene, se metti in gioco la nostra amicizia, per quanto mi riguarda quel
ministero è tuo”. Come sia finita quella storia, Marco Follini lo ha confidato soltanto agli
amici più solidi: “Qualche giorno dopo Pier mi disse: ‘Ne ho parlato con Berlusconi che però non ne ha voluto sapere’”. Follini ci resta male, ma quando incontra il premier ci resta ancora peggio: “Allora con Berlusconi il rapporto personale era buono e quando lo vidi lui mi
raccontò: caro Marco io ero favorevole ad assegnarti quel ministero ma è stato Casini a bloccarmi, dicendomi che il Ccd sarebbe restato in mano a
Buttiglione e pregandomi di allinearmi sulla versione ufficiale: non se ne è fatto nulla per cause di forza maggiore’”. Una vicenda che, in quei giorni, fece dire a Marco Follini: “è vero che le amicizie non si rompono per cose di questo tipo, ma se nel rapporto
tra me e Pier davamo tutto per scontato, da quel momento non è stato più così”» (Fabio Martini) • «Il mio progetto è e resta un altro centrodestra. Superare l’anomalia di una leadership monocratica e, mi permetto di dire, a questo punto
anche un po’ attempata. Superare l’anomalia del rapporto inestricabile con la Lega. Dare vita a un centrodestra
europeo, moderato, canonico. Questo appartiene a tutto il mio partito» • Sposato con Elisabetta Spitz, romana, architetto, lavora alla Direzione dell’Agenzia del demanio, «perfettina e un po’ algida, ma senza forlanismi. Minuta e bionda, è di famiglia austriaca: poche chiacchiere e pochissime apparizioni. Influente
dirigente del ministero delle Finanze, è stata, anni fa, anche più importante del marito» (Maria Latella). Hanno una figlia.