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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FOA Vittorio Torino 18 settembre 1910. Politico. «Per difendere la libertà bisogna anche saperla perdere» • «Il più autorevole dei grandi vecchi della sinistra italiana» (Sebastiano Messina)

FOA Vittorio Torino 18 settembre 1910. Politico. «Per difendere la libertà bisogna anche saperla perdere» • «Il più autorevole dei grandi vecchi della sinistra italiana» (Sebastiano Messina). Figlio della borghesia ebraica piemontese, compagno di liceo di Giancarlo Pajetta (24 giugno 1911-13 settembre 1990), amico della famiglia di Primo Levi (31 luglio 1919-11 aprile 1987). Giovanissimo, lavora a Parigi. A 21 anni si laurea in Legge. A 23 aderisce a Giustizia e Libertà. Arrestato a Torino il 15 maggio 35, nel 36 è condannato a 15 anni. Regina Coeli, Civitavecchia, gli ultimi mesi di galera a Castelfranco Emilia. Liberato nell’agosto 43, partecipa alla Resistenza come dirigente del Partito d’Azione. Deputato alla Costituente, è poi nel Psi e segretario della Cgil. Con la scissione del 64, entra nello Psiup. Poi nel Pdup e in Dp • «Il giorno prima della liberazione di Milano mangiavamo un panino con un gruppo di compagni in un’osteria vicino al palazzo di Giustizia. Era l’una, forse un poco più tardi. Il cameriere si avvicina al tavolo e domanda di uno di noi. “La vogliono al telefono” dice. Il nostro compagno si alza, va all’apparecchio, e quando torna da noi è pallido e balbetta: “Ho parlato con Genova, sono liberi, siamo liberi, i tedeschi si sono arresi”. Vede il paradosso: la notizia che tutto stava cambiando l’ho avuta grazie a una semplice interurbana. Anche allora funzionavano le nuove tecnologie e facevano viaggiare veloci le notizie» • «Dobbiamo sempre tenere a mente che il fascismo e Hitler non sono caduti per opera nostra, ma grazie all’intervento dei grandi eserciti. Non è stata la lotta partigiana a sconfiggere il fascismo, sono stati gli alleati. Ma il fatto di aver partecipato, di essere stati attivi, sia pure nella fase finale, in un’opera di liberazione collettiva ha avvicinato l’Italia ai paesi europei» • «Ho sempre contrastato l’idea che l’Italia fosse antifascista. Non era vero: l’Italia è stata fascista. E si era fascisti perché lo erano tutti (non io, che mi sentivo molto solo nel mio antifascismo). Il fascismo era un fenomeno di conformismo più che di adesione. Infatti, è caduto quando gli italiani hanno capito che cosa fossero la guerra e il fascismo. E sono diventati antifascisti: ancora una volta per conformismo» • «Mi è stato chiesto quali elezioni italiane ricordassi con maggior forza. Ho risposto che ricordo nettamente quelle tenute il 6 aprile 1924. Quel giorno ho avuto piena coscienza che bisognasse lottare contro il fascismo. Avevo 13 anni: andai con alcuni amici coetanei a Borgo San Paolo, che era un quartiere operaio torinese; vidi la tristezza degli operai, perché stavamo perdendo la democrazia; quella tristezza m’invase e da quel momento non ebbi alcun’esitazione a disubbidire» • «Negli anni Settanta ero in uno stato di confusione politica, anche per ragioni personali. E ho preso la decisione di non parlare per quattro anni, per ripensare tutto. Il silenzio mi ha maturato: sono diventato in parte moderato, in parte no, comunque più riflessivo. Stare zitto è stato un atto di disubbidienza importante, di cui sono molto contento» (da un’intervista di Luigi Vaccari) • Il 2 giugno 2005 si è sposato con Sesa Tatò, sorella di Tonino Tatò che fu portavoce di Enrico Berlinguer: «Quando il sindaco, con la fascia tricolore e la voce solenne, ricorda agli sposi che “il matrimonio impone ad ambedue i coniugi il compito di istruire, educare e mantenere la prole”, tutti guardano la bambina seduta in prima fila: è Morgana, la figlia del figlio della figlia dello sposo. Ma un matrimonio è un matrimonio, e bisogna rispettare la procedura imposta dal codice, anche quando lui e lei sono Vittorio Foa, 95 anni, e Sesa Tatò, 79. Una coppia ormai storica che dopo 26 anni di convivenza passa allo status ufficiale di marito e moglie giusto il 2 giugno, festa della Repubblica, perché - come dice la sposa - “non c’era giorno migliore di questo”» (Sebastiano Messina). Nel 45 aveva sposato Lisa Giua (1923-2005), prima di separarsi avevano avuto tre figli (compreso Renzo).