Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FISICHELLA
Giancarlo Roma 14 gennaio 1973. Pilota di Formula 1. Della Renault • «Quando ero un adolescente c’erano diversi posti, nella periferia della mia città, dove si correvano gare clandestine e pericolosissime. Io lo sapevo e, in
qualche occasione, le ho viste fare. Era difficile resistere, ci si incontrava
in tanti con le macchine messe assieme in qualche modo. Ma c’era una brutta atmosfera, niente di sportivo e perfino poco divertimento. Potevo
caderci anch’io, mi ha salvato il fatto che la passione per le corse ha molto presto lasciato
la strada a vantaggio della pista»
• «È un uomo semplice e affettuoso, ma anche un mastino del volante. Sul giro secco
e sul bagnato È un razzo, e sono i due aspetti dove di un pilota conta la capacità purissima di essere veloce e la sensibilità di guida in condizioni di aderenza precaria. E lui, in questo, È un numero 1. È gentile, defilato e mai aggressivo quando non si tratta di guidare. Perché poi quando abbassa la visiera il suo carattere di combattente feroce viene
fuori. Il ragazzino che andava con il kart alla Pista d’Oro sulla Tiburtina con il papà Roberto, carrozziere, anni e anni dopo ha fatto quasi smettere di correre tutti
i suoi compagni di squadra, compresi i nobili come Ralf Schumacher e Jenson
Button, pompatissimi dalla stampa tedesca e inglese. Dove c’È da guidare, dove la macchina conta poco come a Montecarlo, Giancarlo È sempre lì davanti. Costante nel rendimento, consistente in gara, attaccato al volante
come un koala, Giancarlo Fisichella ha vinto poco perché È rimasto sempre ai margini dei grandi team. Invisibile, perché senza sponsor e forse anche perché italiano e quindi figlio di un mercato dell’auto meno importante del Brasile, degli Usa, della Germania e pure dell’India e del Giappone» (Giorgio Belleggia)
• È figlio di Roberto, meccanico siciliano titolare di un’officina di riparazioni, e di Annamaria che non lo ha mai ostacolato ma non
riesce a guardare le gare: «Arriva al limite del paradosso quando mi dice: “Mi raccomando, vai piano”». Agli inizi della carriera però, quando correva sui kart (iniziò nell’84), la mamma gli prestava i guanti da cucina, quelli per lavare i piatti: «Sotto il diluvio, funzionavano bene»
• Prima auto: «Una Golf 16 valvole che ereditai da mio fratello. Avevo 18-19 anni e mi sembrava
bellissima. Iniziai a modificarla. Gli misi il turbo, cambiai le centraline:
venne fuori un mostro da 260 all’ora» • Ha debuttato nel 92 nel tricolore di Formula 3 su Dallara-Fiat del team
Ravarotto. L’anno dopo ha vinto il Gp Lotteria chiudendo al secondo posto il campionato, nel
94 ha vinto il titolo in F3 aggiudicandosi anche i Gp di Monaco e Macao. Nel 95
ha corso con l’Alfa Romeo nel DTM (il Turismo tedesco) ed È stato chiamato dal team di Formula 1 Minardi-Scuderia Italia come collaudatore.
Il debutto in Formula 1 nel Gp d’Australia del 96 su Minardi • «La gavetta infinita mi ha fatto crescere e maturare. Mi sono costruito un’esperienza enorme: adesso capisco immediatamente dove devo lavorare e vado
subito al sodo. Mi sento più completo come pilota e più in forma come atleta» • Ha raccontato che tutti i familiari erano presenti quel «mitico 5 gennaio 97» quando a letto con l’influenza ricevette la copia del contratto inviato dalla Jordan: «Avevo la febbre alta e, quando m’hanno detto che era arrivato il contratto, credevo d’aver sognato. Mi son detto: È uno scherzo della Befana». Poi quattro stagioni con la Benetton, nel 2002 di nuovo alla Jordan. Nel 2004
ha guidato una Sauber, nel 2005 il ritorno con Briatore, questa volta alla
Renault. La
prima vittoria in un Gp di F1 il 6 aprile del 2003 a Interlagos (Brasile) con la
Jordan: per un calcolo sbagliato di doppiaggi e giri effettuati prima dell’interruzione della gara, la Fia si accorse che aveva vinto lui con una settimana
di ritardo. Secondo successo a Melbourne nel 2005: «Era il primo Gp della stagione. A poche ore dal via la mia compagna Luna mi
telefonò dicendo che nostro figlio Christopher si era sentito male. La minacciai: o mi
racconti tutto o non corro. Riuscì a tranquillizzarmi. Vinsi e tornai col primo aereo». Terzo successo nel 2006 a Sepang, in Malesia: «A metà gara c’erano settanta gradi. Un po’ di gente era bella cotta. Personalmente ho perso due chili e mezzo» • Nel 96 provò la Ferrari: «Avevo 23 anni, feci un test di durata insieme ad altri piloti. Durò pochissimo: due ore e via»
• «Sarebbe giusto che anche un pilota italiano fosse supportato da un team come la
Ferrari. Purtroppo, però, da noi succede che il pilota italiano È distrutto, tutto È concentrato sulla Ferrari, dagli sponsor ai media. Mentre se loro ci aiutassero
un po’ di più sarebbe importante sia per noi sia per l’Italia» • Vive con Luna, ha due figli: Carlotta e Christopher. Nel novembre 2005 quelli
della stradale l’hanno beccato sull’Appia (quattro corsie) all’altezza di Santa Maria delle Mole mentre andava a 148 km/h dove il limite era
60. Gli hanno appioppato una multa di 360 euro, tolto 10 punti e ritirato la
patente, ma poi gliel’hanno ridata perché È riuscito a dimostrare che stava correndo a casa dal figlio malato. «Non ero in discoteca e non avevo bevuto. Mi trovavo da amici con Luna. Una
serata piacevole e tranquilla, a parte la sconfitta della Roma. Alle 4,30 È squillato il telefonino. La tata ci avvertiva che Christopher aveva la febbre a
39, chiedeva della mamma, piangeva e non c’era modo di tranquillizzarlo. Luna era agitata. Avevo una Renault Espace, ho
accelerato per arrivare il più in fretta possibile»
• Tifosissimo della Roma, È un ottimo giocatore di calcio. Alberto Zaccheroni, allenatore del Milan
campione d’Italia nel 99, che l’ha visto all’opera con la Nazionale piloti: «È il più bravo, il più veloce, quello che prende più iniziative. Punta l’uomo e lo salta, ha un buon cambio di direzione. Fa fatica a passare il pallone
perché ha l’egoismo dell’attaccante di razza. È un piccolo Montella e così com’È ora, tenuto conto che non si È preparato per fare il calciatore, potrebbe giocare nel campionato
Interregionale».