Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FISICHELLA
Domenico Messina 15 settembre 1935. Politico. Nel 2006 eletto senatore per l’Ulivo (Margherita). Prima stava con Alleanza nazionale (l’ha lasciata nel novembre 2005 in disaccordo con l’approvazione della riforma costituzionale detta Devolution). Ministro dei Beni
culturali nel Berlusconi I. «Sono un pensatore complesso perché è la realtà che è complessa» • Laureato in Giurisprudenza, professore ordinario di Dottrina dello Stato e di
Scienza della politica nelle Università di Firenze e di Roma La Sapienza, docente di Scienza della politica presso la
Luiss di Roma, membro del Comitato scientifico della Rivista italiana di
Scienza politica, fa parte del Consiglio scientifico e del Comitato scientifico
ristretto dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani • «Vincitore alcuni decenni orsono del primo concorso a cattedra in Italia di
Scienza della politica (“La commissione era presieduta da Norberto Bobbio, ne faceva parte Giovanni
Sartori”)» (Fabio Martini) • «Professore monarchico, raro esperto di de Maistre, messinese, dritto e impettito
come un militare, galantuomo autentico con tanto di certificato del buon tempo
antico, cavaliere dei buoni modi, uomo tutto d’un pezzo, di quelli che una volta produceva solo la provincia» (Francesco Merlo) • «L’editoriale del Tempo a mia firma di sabato 19 settembre 1992: “Tutti quelli che ne hanno abbastanza delle gioie del progressismo, debbono
cominciare a lavorare per un’Alleanza nazionale - o come si voglia chiamarla, a me piace così - che metta nel conto fusioni, revisioni culturali, disarticolazioni”. Allora non ero in contatto con Fini che mi cercò alcuni mesi più tardi. Passo dopo passo, dall’Msi passammo ad An. Una bella stagione di speranza, il partito aveva una
potenzialità del 20%, ma avrebbe richiesto respiro strategico, intraprendenza politica,
apertura a personalità nuove ed eminenti. An invece si è atrofizzata»
• «Un partito di destra che privilegia il motivo dell’interesse generale non può piegarsi all’approvazione di tante leggi di tipo particolaristico. E quanto alla riforma
costituzionale, An avrebbe potuto frenarla, persino bloccarla, pur senza far
precipitare la crisi nella coalizione. Un solo dato. Alle politiche, An aveva
ottenuto il 12,5%, la Lega il 3,9%. Ma nel processo che ha portato al mio
distacco hanno inciso altri due fattori: l’approvazione di una legge elettorale che mette a repentaglio la governabilità e la politica europea della Casa delle Libertà. Si è inseguita l’illusione di fare dell’Italia il partner privilegiato degli Stati Uniti, con l’effetto di allontanarci dai grandi partner continentali europei e di provocare
un indebolimento complessivo del Paese»
• Molte polemiche nel 2004, quando, da vicepresidente del Senato, licenziò in tronco un suo collaboratore di Palazzo Madama la cui foto era apparsa in un
servizio di Panorama sul Gay Pride di Roma (Fisichella al suo collaboratore: «Ma Lei ha visto questa foto? Lei non può andare in questi posti, Lei è un personaggio pubblico»).