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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FINOCCHIARO

Anna Modica (Ragusa) 31 marzo 1955. Politico. Deputato per il Pci nell’87, rieletta per il Pds e poi per i Ds nel 92, 94, 96, 01, 06. Capogruppo dell’Ulivo al Senato. È stata ministro per le Pari opportunità nel Prodi I • Il padre Luigi È stato presidente della Corte d’Appello • «È la donna più amata della politica italiana. Seria, preparata, appassionata lettrice dello
scrittore israeliano Yehoshua e del poeta Giovanni Giudici, seducente. Gli
uomini s’inchinano ammirati all’incontro dell’intelligenza con la bellezza della maturità; incontro che, vent’anni dopo, resta così affascinante da ricordare i tempi in cui, tra avvocati e giudici della Procura
di Catania, la giovanissima pubblico ministero era nota - con formula degna di
un romanzo di Brancati - come “la pretora bona”. E le colleghe vincono l’invidia, presto conquistate dallo stile sobrio. Gli avversari del centrodestra,
guidati da Pier Ferdinando Casini, le riconoscono competenza e classe. Una
donna che sa mettere in riga i maschi rimanendo “femmina” al potere» (Francesca Paci)
• «Tipica magistrata strabedda approda a Roma nella corrente di Luciano Violante e
anche in quella di Massimo D’Alema. Ma, mai mai, in quella di Walter Veltroni. L’unico che le sa fare il baciamano, È Emanuele Macaluso. Beddissima. Sfrecciava in moto a Catania, in tuta di pelle
nera modello occhi di brace. Tipica esponente della sinistra ideologica, non
sopporta l’Ulivo, né, tanto meno, Enzo Bianco. Ideologicamente non le cala affatto di dover
sopportare la concorrenza interna di Livia Turco. Fuma mirabilmente, una
sigaretta tra le sue labbra È lo spettacolo dell’Etna sprofondato nello Ionio» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «La donna più potente dell’Ulivo. Alle altre hanno dato ministeri senza portafoglio. Lei comanda su 109
senatori: capo del gruppo unico Ds-Margherita a Palazzo Madama. E quando legge
o sente della sua bellezza, quasi si irrita. Non solo perché “la bellezza non aiuta, può fuorviare. Per una bella donna È più difficile essere autorevole”; e poi “non sono mai entrata in Parlamento con una minigonna per il semplice fatto che
non ho mai messo una minigonna in vita mia. Quando potevo permettermelo credevo
che le mie gambe non fossero all’altezza. Ora È tardi”. È perché la Finocchiaro vede nell’elogio della propria bellezza il riflesso dell’eterno maschilismo italiano. “La verità - confidò una volta a Maria Teresa Meli del Corriere - È che in politica gli uomini stanno sempre lì a dimostrare chi ce l’ha più lungo, come quando avevano tredici anni; né più, né meno”. Ora che il ruolo istituzionale le impone maggiore formalismo, assicura: “Un uomo con il mio curriculum sarebbe stato candidato alla presidenza della
Repubblica. La gente non si sarebbe stupita. Il Palazzo sì. Il ceto politico non È ancora pronto. Su questo punto, come su altri, È in ritardo rispetto alla società”» (Aldo Cazzullo)
• «La capacità di mettere d’accordo tutti e di uscire brillantemente dalle situazioni più difficili È quasi un dono innato per Anna Finocchiaro, 51 anni portati splendidamente, ex
ragazza della buona borghesia catanese passata nel lontano 87 dalla
magistratura alla politica. Quando, per esempio, era stata nominata ministro
delle Pari opportunità del governo Prodi senza mai essersi occupata in modo specifico di questioni
femminili, era stata accolta con lamentele e musi lunghi. In pochi mesi era già diventata una femminista di lungo corso, stimata e apprezzata dalle varie anime
del movimento, compresi i gruppi lesbici che avevano fatto di Anna la loro
icona. Anche il suo privato non È mai stato sfiorato da un’ombra. Un marito ginecologo che tiene in piedi la famiglia restando
discretamente nell’ombra, due figlie di 18 e 12 anni che hanno sempre continuato ad abitare a
Catania, Anna Finocchiaro sembra così perfetta da dubitare che sia vera» (Chiara Valentini).