Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FINI Massimo Cremeno (Como) 19 novembre 1944. Giornalista. Editorialista del Giorno. «L’etichetta di uomo di destra è frutto di un grande equivoco
FINI Massimo Cremeno (Como) 19 novembre 1944. Giornalista. Editorialista del Giorno. «L’etichetta di uomo di destra è frutto di un grande equivoco. Mi sento un anti-modernista, quindi un reazionario, ma di tipo razionale, non tradizionale. Ma con questa destra italiana non ho nessuna affinità: sono e resto un socialista» • «è il polemista più polemista d’Italia. Talmente polemista che quasi nessuno lo fa scrivere. è un vero socialista, di cuore, di testa. Ma i suoi fan devono inseguirlo sui giornali di destra. Era una delle grandi firme dell’Europeo. Il mitico Tommaso Giglio lo paragonava a Giorgio Bocca e Oriana Fallaci. Ma quando scrive un libro lo recensiscono in pochi» (Claudio Sabelli Fioretti) • «C’è chi trova Massimo Fini solo un polemista provocatore. E che spiazzante lo sia davvero, non vi è dubbio: Fini è uno che difende i diritti di Priebke o di Milosevic e simpatizza per il mullah Omar; che un giorno viene applaudito dai missini rautiani e il giorno dopo sul palco del Palavobis milanese. Spazia dal Borghese all’Unità e sulle testate di Riffeser può permettersi di fare a fettine la sua ex collega dell’Europeo Oriana Fallaci, liquidandola come “imbarazzante, prepotente, faziosa”. In un decennio dalle picconate al sistema con l’Indipendente leghista al “resistere, resistere, resistere” con Micromega» (Paolo Martini) • «Privatamente tutti a difenderlo ’sto Fini, ma poi gli stessi si ritirano nella stanza del Re e di quel bravo signore rimangono solo citazioni e mozziconi spenti. Cosa ha da invidiare Massimo a quell’editorialista presenzialista e modernista? San Francesco? Forse solo l’amore per il potere. E qualche rispetto di troppo da parte di quelli là, i cattivi, le capre, i pipistrelli neri. Sapete che vi dico? Viva Massimo e abbasso Michele Serra!» (Pierlugi Diaco) • «Padre pisano, madre russa. Si erano conosciuti a Parigi. Lei fuggiva dai bolscevichi. Lui dai fascisti che l’avevano manganellato. Mio padre viveva povero ma felice, fino a quando Paolo Monelli, corrispondente del Corriere della Sera, lo assunse sotto falso nome. Alla fine della guerra gli americani affidarono a un gruppo di giornalisti del Corriere della Sera la redazione del Giornale Lombardo: mio padre, Afeltra, Buzzati, Fallaci, lo zio di Oriana. Mio padre divenne il direttore e restò al Lombardo 16 anni» • «Avevo giurato che non avrei mai fatto il giornalista. Facevo l’impiegato alla Pirelli. Robe abiette: pubbliche relazioni. Il capo era Arrigo Castellani, una specie di genio, quello che aveva inventato la rivista Pirelli. L’ufficio si occupava anche di mandare regali ai giornalisti importanti. Vidi transitare scatoloni di macchine fotografiche e orologi. Poi telefonavano quelli che volevano cambiare gli pneumatici... Insieme a un collega, Claudio Serra, facevo testi pubblicitari: 140 mila lire al mese. Mi facevano scrivere per un giornale di camionisti, Vado e torno. Mi divertivo. Poi venne l’autunno caldo. Io e un altro collega, Maurizio Calzolari, eravamo gli unici impiegati che facevano sciopero. Un giorno ci chiamarono: “Visto che partecipate agli scioperi, potreste farci delle relazioni...”. Rispondemmo che non eravamo stati assunti per fare la spia. Mi proposero la filiale di Catania. Mi dimisi. E feci il concorso per entrare in magistratura. Era truccato. Un centinaio di candidati sapevano i temi in anticipo. Quando cercai di denunciare l’episodio solo l’Avanti! mi dette ascolto. Ugo Intini mi disse: “La notizia ci interessa. Scrivila tu”. La scrissi, piacque. Intini disse: “Vuoi rimanere qui a lavorare gratis?”. Accettai. E scoprii che il mestiere rifiutato per ribellismo mi piaceva moltissimo» • Nel suo sito sostiene di aver fatto anche il bookmaker e il giocatore di poker: «All’Avanti! segue come cronista i più importanti fatti di criminalità politica di quegli anni (omicidio Calabresi, morte dell’editore Feltrinelli, processo per la strage di piazza Fontana). Alla fine del 1972 passa, come inviato, all’Europeo di Tommaso Giglio e Oriana Fallaci. Nel giugno del 1979 lascia l’Europeo perché occupato dai socialisti di Claudio Martelli e la Rizzoli in mano a Bruno Tassan Din, poi condannato ad oltre 15 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, e vive per qualche tempo di collaborazioni. Nei primi anni 80 è animatore, insieme al fondatore Aldo Canale, del mensile di politica e cultura Pagina in cui si sono formati alcuni dei più notevoli intellettuali e giornalisti d’oggi, da Ernesto Galli della Loggia a Paolo Mieli, da Giuliano Ferrara a Pier Luigi Battista a Giampiero Mughini. Nel 1982 entra al Giorno di Guglielmo Zucconi e Pier Luigi Magnaschi, come inviato ed editorialista, cominciando una solitaria battaglia contro la partitocrazia. In una lettera aperta a Claudio Martelli, allora vicesegretario socialista, gli predice il crollo del sistema e la fine del Psi. Ma bisognerà aspettare ancora 10 anni. Come inviato viaggia in Europa, negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Egitto, in Israele, in Libano, in Giordania, nell’Iran di Khomeini, in Sudafrica. Nel 1985 rientra all’Europeo come inviato ed editorialista e vi tiene per 10 anni la principale rubrica del giornale, Il Conformista. Nel 1992 lascia Il Giorno per L’Indipendente di Vittorio Feltri e contribuisce, come prima firma del giornale, alla trionfale cavalcata dal quotidiano che passa, nel giro di un anno e mezzo, dalle 19 mila alle 120 mila copie, fatto unico nella storia del giornalismo italiano del dopo guerra. Quando Feltri lascia l’Indipendente si rifiuta di seguirlo al Giornale di Silvio Berlusconi. Attualmente lavora per Il Gazzettino, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino ed ha partecipato alla rifondazione del Borghese, storico settimanale fondato da Leo Longanesi. Nel suo deambulare alla ricerca di spazi liberi ha collaborato a più di 60 testate. è divorziato e ha un figlio, Matteo» • Tre casi di censura, più clamorosi degli altri: il Corriere della Sera, pur di non pubblicare due suoi pezzi su Agnelli e De Benedetti (che gli erano stati commissionati) interruppe di colpo la sua collaborazione. Pertini, ai cui elogi universali Fini non partecipava, fece in modo di buttarlo fuori anche dalla Domenica del Corriere. Infine, nel 2002, messo sotto contratto dalla Rai per un programma in 15 puntate di Edoardo Fiorillo intitolato Cyrano, e che avrebbe dovuto andare in onda su Raidue all’una e mezza di notte, è stato all’ultimo momento chiamato dal direttore di rete che gli ha fatto questo discorso: «Voglio essere franco con lei. Potrei salvarmi dicendo che la trasmissione non va bene, che ha bisogno di aggiustamenti. Ma non sarebbe giusto. La puntata che ho visto funziona benissimo. Il fatto è che c’è un veto su di lei, un veto politico e aziendale, da parte di una persona cui non posso resistere. Chi sia questa persona non intendo dirglielo, lo farò il primo gennaio». Fini e Fiorillo hanno poi portato Cyrano in tournée nei teatri italiani e Fini ha potuto mettersi alla prova anche come attore • Ha fondato un movimento politico (Movimento Zero) • Tra i libri segnaliamo: La Ragione aveva Torto?’ (Camunia 1985, ripubblicato da Marsilio in edizione tascabile nel 2004); Elogio della guerra (Mondadori 1989 e Marsilio 1999); Il denaro, sterco del demonio’ (Marsilio 1998); Dizionario erotico, manuale contro la donna a favore della femmina, (Marsilio 2000); Nietzsche, L’apolide dell’esistenza (Marsilio 2002) • Tifoso del Torino.