Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FINARDI
Eugenio Milano 16 luglio 1952. Cantante. Autore. «Mi sono prepensionato. Ho conservato un fax di metà anni Novanta ricevuto dal direttore della mia casa discografica di allora,
Massimo Giuliano della Wea. Era firmato dal suo vice: “Caro Finardi, non ci interessano operazioni artistiche, ci interessano
operazioni di marketing”» • Famoso negli anni Settanta per i brani rock con testi ideologicamente
schierati. Per esempio: Non gettare alcun oggetto dal finestrino (75), Sugo (76, contenente La musica ribelle, il suo pezzo più noto), Dal Blu (83), Dolce Italia (87) • «Trent’anni fa usava il rock’n’roll e la chitarra elettrica per manifestare il proprio dissenso, scrivendo un
piccolo inno generazionale come La musica ribelle, oggi utilizza la ricerca della spiritualità e del senso di sé» (Alfredo D’Agnese) • «Ho scoperto sulla mia pelle che è più ribelle fare un disco spirituale e andare a cantare in un concerto organizzato
da francescani che fare il galletto alle assemblee, alzare ancora il pugno
chiuso e poi arrendersi alle regole della heavy rotation e della televisione» • «Non fa più la musica di un tempo, o forse sì. Le 250 mila copie de La forza dell’amore, la raccolta del 90, sono un passato da non rimpiangere. Negli ultimi anni, si è impegnato in operazioni lodevoli e deliberatamente di nicchia. Un tour di fado.
Uno spettacolo di musica sacra, “per quanto io sia un ateo assoluto”. E il progetto Anima Blues. “Il blues è sempre stato il segreto rifugio della mia metà americana, mi ha fatto ritrovare la voglia di suonare la chitarra elettrica”» (Andrea Scanzi) • «Penso ancora che il mio disco più brutto sia Extraterrestre. Cercammo di riformare radicalmente la canzone italiana, ma anche in questo la
nostra generazione ha perso, come cantava Gaber. Era un sogno che condividevo
con gli Area, con Alberto Camerini. Un sogno contronatura: la vera musica
italiana è proprio quella più deleteria, alla Gigi D’Alessio».