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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FERRI Fabrizio Roma 3 ottobre 1952. Fotografo. «Io non ho nessuna passione per la fotografia. L’unico motivo per cui si fa una fotografia è per far vedere agli altri ciò che si è già visto

FERRI Fabrizio Roma 3 ottobre 1952. Fotografo. «Io non ho nessuna passione per la fotografia. L’unico motivo per cui si fa una fotografia è per far vedere agli altri ciò che si è già visto. Quindi la passione è nel vedere» • «Fin dagli anni Settanta una firma internazionale nel mondo della fotografia di moda, ma oggi, assieme alla moglie-omonima Alessandra Ferri, prima ballerina della Scala, reggitore di una holding cultural-commerciale dal nome programmaticamente manageriale, Industria, che spazia dai corsi di grafica dell’Università dell’immagine ai ristoranti biologici, dalle gallerie d’arte alle palestre di fitness ai villaggi turistici e che comprende perfino una compagnia aerea privata, la Air Industria» (la Repubblica) • «La mia era una famiglia di intellettuali comunisti di professione, che erano impegnati con onestà e autenticità nel tentativo di cambiare il mondo. Mio padre era un gappista torturato dalla banda Koch, il direttore dell’Istituto Gramsci negli anni della sua migliore attività, un deputato del Pci. Mia madre scriveva sui giornali di partito e organizzava le campagne elettorali. Io non so lottare come loro per cambiare il mondo, ma ho trasferito quei sentimenti nella mia visione del lavoro. Non mi sento la pecora nera della famiglia» (da un’intervista di Stefania Rossini) • «Avevo diciassette anni e non sapevo neanche dove fosse l’obiettivo. Ma vidi tre facce di italiani, padre madre e bambino, che guardavano ispirati verso il palco, sentii tutto il senso di quella scena e feci clic» • è cugino di Giuliano Ferrara: «La mia mamma e la sua erano sorelle. Lui ha solo nove mesi più di me e per alcuni anni è stato come un fratellino, perché i genitori stavano a Mosca e lo avevano lasciato a casa nostra. Ci separammo quando lui andò in Russia e tornammo a frequentarci da ragazzetti. Ma lui era trascinato altrove dalla sua incredibile intelligenza. Così si allontanava dalla sua età e quindi da me, che stavo lì a suonare la chitarra, a fare il giovane della Fgci».