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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FERRERO

Paolo Pomaretto (Torino) 17 novembre 1960. Politico. Di Rifondazione comunista. Ministro per la Solidarietà sociale (Welfare) del Prodi II • «Primo ministro della Repubblica iscritto a Rifondazione comunista. È davvero il ministro operaio. Ha lavorato alla Fiat di Villar Perosa, per quasi
un anno, nel 79, come operaio generico (aveva appena conseguito il diploma di
perito elettronico) addetto ai turni di notte. Poi È arrivata la cassa integrazione a zero ore che l’ha portato - full time - alla politica. Prima sul versante extraparlamentare di
Democrazia proletaria, quindi in Rifondazione comunista, con un passaggio nel
sindacato, alla Fiom e alla Cgil piemontese all’epoca guidata da Fausto Bertinotti. “Allora - ricorda - ci siamo solo incrociati. Io entravo a far parte del
direttivo regionale della Cgil, mentre lui stava passando alla segreteria
confederale a Roma”. Ma insieme hanno condiviso i 35 giorni ai cancelli di Mirafiori, la marcia dei
40 mila quadri, e la sconfitta. Ferrero È valdese, oltre che comunista. E alla domanda se lo scorporo della famiglia
dalle sue competenze ministeriali sia dipeso anche da qualche malumore
pervenuto da Oltretevere, risponde: “Dovreste chiederlo ad altri. Io ho l’impressione di sì”. Non vuole aggiungere altro. Si appassiona, invece, quando gli si chiede del
suo impegno religioso, È stato anche il segretario della Federazione giovanile evangelica italiana. “Fa parte della mia antropologia culturale. Mi ha segnato in maniera
significativa. In cosa? Nell’idea della responsabilità, della democrazia, della giustizia sociale. Poi, certo, ho incontrato il
marxismo”. E ora anche il governo. Ammette: “Non È questo il terreno politico nel quale sono cresciuto. Per me È un terreno inesplorato. È una sfida e sento anche la ‘paura di volare’”» (Roberto Maina)
• «Se Fausto Bertinotti, che da leader di Rifondazione ha promosso l’ascesa di Ferrero, È un socialista libertario, lui si definisce un “comunista libertario”, perché comunista lo È stato fin da quando aveva 17 anni e si iscrisse a Democrazia proletaria. Nel
governo, spiega, si vede non come un estremista, “perché a questa parola si dà un significato negativo”, ma espressione della “sinistra radicale e antagonista, che ha fatto un patto con l’altra sinistra, quella moderata”» (Enrico Marro).