Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FELTRINELLI SCHOENTHAL
Inge Essen (Germania) 1930. Editore. «Mi affascina la mondanità. Quella vera: perché è piena di informazioni e pettegolezzi, creativa e divertente. Ogni giorno due
colazioni, due pranzi, sicuramente quattro cocktail e due o tre bicchieri dopo
mezzanotte» (nel 94) • Ha lavorato come fotoreporter per diverse testate europee (ha intervistato
Hemingway, Picasso e Simone de Beauvoir) prima di trasferirsi a Milano nel 60.
Si è dedicata quindi con il marito (morto il 14 marzo del 72 dilaniato da una carica
di tritolo su un traliccio elettrico a Segrate) alla Giangiacomo Feltrinelli
editore, di cui dal 72 è presidente • «Una casa editrice le offrì un contratto per scrivere un libro sulla sua professione, e lei chiese
consiglio a Rowohlt che le disse subito di lasciar perdere e di raggiungerlo
invece in ufficio dove era arrivato un famoso editore italiano suo amico,
quello che l’anno prima aveva scoperto e pubblicato il Dottor Zivago di Pasternàk. Era il 14 luglio del 58, e quell’uomo silenzioso, coi baffi, l’aria molto timida, poco più che trentenne, era Giangiacomo Feltrinelli. “è un comunista di famiglia molto ricca” le disse Rowohlt, “questa sera faccio un ricevimento per lui, porta qualche tuo amico di sinistra”. Inge arrivò con un’ora di ritardo perché aveva dovuto lavare e stirare l’unico vestito decente che aveva. Feltrinelli era solo, appartato, in una stanza
piena di gente, fumava Senior Service con un lungo bocchino e si mangiava le
unghie. Per sembrare disinvolta lei gli disse: “Io so tutto di lei”. Ma fece una gaffe nominando persone che lui disprezzava, come Luigi Barzini
jr., che era stato il suo non amato patrigno. Lui era diventato di ghiaccio,
lei cercò di farsi perdonare sfoderando tutto il suo charme. Romanticamente, girarono per
la città chiacchierando sino al mattino» (Natalia Aspesi)
• «Eravamo innamorati, lui aveva bisogno di me, io non potevo ricominciare a
viaggiare e lasciarlo solo: eravamo due partner ideali. In più amavo moltissimo i libri, e di fronte al suo lavoro di editore, il mio di
fotoreporter mi appariva molto meno importante, senza fascino» • «Colorata, allegra, mai emaciata, sempre decisa anche quando ha delle grandi
indecisioni. Lei la vita l’ha affrontata tutta così: un misto di internazionale, colorato, vivissimo, gioioso, irruento, a volte
cinico il modo di fronteggiarla che l’ha aiutata a risolvere i problemi suoi, del premio Nobel, dello scrittore e del
fattore. Per capirla a fondo bisogna vedere il suo letto. Ha i lenzuoli più allegri che mente femminile possa immaginare. Fioriti? Zebrati? A righe? No,
rosa shocking o arancioni» (Lina Sotis)
• «Ostenta d’ignorare la lingua italiana, che parla con accento da Fräulein, declinando articoli fasulli (“un piazza Duomo bello”), verbi finti (“non mi disaffecto”), e sostantivi a orecchio (“il pornografer”). è riuscita a fronteggiare le avversità dell’esistenza, prendendo prima il controllo della casa editrice negletta, come un’amante appassita, dal fondatore. E ponendosi poi sotto l’ala protettiva del Pci. Non potendo bloccare l’emorragia di grandi autori, come Günther Grass, Gabriel García Márquez e Mario Vargas Llosa, ha arginato le perdite occupando il centro dell’egemonia culturale della sinistra grazie alla rete capillare di grandi librerie,
volute da Giangiacomo sul modello tedesco. Animale da cocktail, simpaticissima
e cordialissima, ama l’alcool e i colori sgargianti. Mattatrice del jet set meneghino, s’aggira fra gli interni dell’Aulenti e i progetti del Gregotti, con aria fintamente ubriaca. Il suo punto di
forza è stata la sensualità, in compenso ha la risata provinciale. Troppo provinciale» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «Quando sono arrivata nel 60 Milano era una grande città europea, c’erano Vittorini, Olivetti, duecento gallerie private, il Piccolo Teatro al suo
apogeo. Era una città più interessante di qualsiasi città tedesca» • «Io lavoro ventiquattro ore su ventiquattro per la casa editrice. Lavoro quando
sono alle feste, quando vado alle conferenze, quando viaggio in aereo» • «Con tanti scrittori sono grande amica, come ad esempio Nadine Gordimer, Antonio
Tabucchi, Isabelle Allende» (da un’intervista di Alain Elkann).