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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FELTRI

Mattia Bergamo 25 giugno 1969. Giornalista. Lanciato dal Foglio, è poi passato a Libero e di qui alla Stampa. Figlio di Vittorio • «Stenio Solinas lo ha inserito in Giganti di carta, un libro che celebra i grandi del giornalismo, accanto a Eugenio Scalfari e ad
Alberto Ronchey. Ferdinando Adornato, su Liberal, lo ha definito “una delle penne più felici del giornalismo italiano”» (Claudio Sabelli Fioretti) • «L’autore della Letterina sul Foglio, delle inchieste su Pietro Pacciani e sull’anno del terrore di Tangentopoli sul Foglio, della rubrica di recensione del
Giornale sul Foglio. Uno dei talentuosi giornalisti di Ferrara, la qual cosa
significa molto di più che lavorare da qualche parte. Da ragazzo, quando il padre giornalista tornava
a casa dal lavoro, Mattia dormiva. Quando Vittorio si svegliava, Mattia era già a scuola. Non si vedevano mai. Se non fosse stato suo babbo, il figlio lo
avrebbe odiato» (Silvia Grilli)
• «Quando lui fondò Libero mi sarebbe piaciuto collaborare, se non fosse stato mio padre. Quando l’editore di Libero mi ha fatto l’offerta di assunzione, ho pensato: se Vittorio Feltri non fosse direttore, io
non ci andrei. Ma Vittorio Feltri è direttore di Libero, quindi… Quando mi sono immaginato il mio 2004 al Foglio l’ho visto identico al 2003. Me ne sono andato come se ne va un naufrago da un’isola deserta. Ero contento di andarmene, ma nello stesso tempo ci lasciavo il
cuore. Il vantaggio di lavorare con mio padre è che, almeno quando siamo in riunione, ha più remore a dirmi che sono una testa di cazzo. Il primo a essere in imbarazzo a
lavorare con mio padre sono io»
• «Eravamo una famiglia numerosa. Mio padre doveva lavorare sodo. Però la sua assenza la ricordo perfettamente. E ricordo anche che mi disturbava molto il suo
rientro in famiglia, quasi sempre brusco nei miei confronti perché io non ero uno studente modello. Pensavo: “Mio padre torna a casa soltanto per darmi del pirla?”. Però poi si andava a cavallo assieme o allo stadio: erano momenti meravigliosi» • Inizi al Giornale di Bergamo: « Era l’88, avevo 19 anni e facevo l’università. A casa mi lamentavo perché non avevo soldi. Mio padre, che aveva diretto il Giornale di Bergamo, chiese di
farmi collaborare. Cominciai con l’inserto per le scuole medie. Poi ho fatto sport, cronaca nera, politica. Dopo
quattro anni, nel 1992, mi hanno assunto» • Quando era un cronista alle prime armi, il babbo leggeva i suoi articoli senza
pietà: «Se ti va bene, arriverai all’Eco di Bergamo»; «Ora capisco perché sei così magro, è il cervello che non incide sul peso» • «Una volta Berlusconi mi telefonò e disse: “La prima cosa che faccio la mattina è leggere la tua Letterina sul Foglio”. Ero molto felice. Poi ho scoperto che aveva detto la stessa cosa a mio padre,
per i suoi editoriali» • «Era più forte Tassotti o Evani? Tassotti faceva il terzino, Evani faceva l’ala. Io credo di avere delle caratteristiche diverse da mio padre. Alcune
migliori e molte peggiori».