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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

FEDE Emilio Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) 24 giugno 1931. Giornalista. Direttore del Tg4. «Mi criticano sempre perché sono fedele a Berlusconi

FEDE Emilio Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) 24 giugno 1931. Giornalista. Direttore del Tg4. «Mi criticano sempre perché sono fedele a Berlusconi. Dovrei negare il mio rapporto d’amicizia, di stima nei confronti di Berlusconi? Sarebbe più facile! Questo che vuol dire? Che la coerenza è ribellione e la ribellione è coerenza» • Inizi alla Gazzetta del Popolo di Torino, nel 54 è entrato in Rai, prima come conduttore a contratto (Il circolo dei castori), dal 61 come giornalista del Tg, dove si è occupato di cronaca varia. Nel 64 ha sposato Diana De Feo, figlia dell’allora potentissimo vicepresidente della Rai Italo De Feo (da qui gli appellativi di «ammogliato speciale» e di «genero di prima necessità»), in seguito ha realizzato numerose inchieste per Tv7 ed è stato otto anni inviato speciale in Africa («Sciupone l’Africano»). Caporedattore, vicedirettore, direttore “pro tempore” del Tg1 (in seguito all’allontanamento di Franco Colombo, coinvolto nello scandalo P2), dall’aprile 81 all’agosto 82 ne è stato direttore. Dopo aver condotto Test (83), nell’87 ha dato le dimissioni dalla Rai (in seguito a una condanna per gioco d’azzardo), passando a Rete A, di cui ha diretto il notiziario. Da lì è arrivato in Fininvest, dove nell’89 è diventato direttore della struttura informativa Videonews e in seguito ha diretto e condotto il Tg di Italia1 (Studio Aperto). Nel 92 è diventato direttore del Tg di Rete4, che conduce ancora • «Mio padre Giuseppe era brigadiere dei carabinieri. Ha ricevuto la medaglia di bronzo al valor militare per la battaglia di Dabera, fronte somalo di allora» • «Mia madre, povera donna, prima di morire in clinica tirò fuori un fazzolettone di seta. Chiese di salire in cielo con la faccia coperta. Aveva il naso grosso come il mio, non voleva sfigurare con l’Onnipotente» • «A 14 anni al mio paesello in Sicilia facevo il salmodiante, guadagnavo quattro lire mettendomi dietro ai defunti. Poi arrivò una troupe da Roma che doveva filmare l’Etna, io gli spingevo il mulo. Vidi il vulcano che eruttava e decisi che si doveva raccontarlo: scrissi così il mio primo pezzo...» • «Quando mio padre andò a comandare una tenenza dei carabinieri, a Ostia, io facevo il liceo. Il mio professore di greco era corrispondente da Ostia del Messaggero. Approfittando del fatto che avevo in casa la fonte delle notizie, che era la tenenza, io telefonavo al Messaggero e gli davo le esclusive. Il Messaggero mi chiese di fare il corrispondente da Ostia» • «Ho fatto il telecronista a 18 anni, innamorandomi di Audrey Hepburn quando ha ricevuto il David di Donatello per Vacanze romane. Con me è partito il primo tg della riforma Rai, con me è partito il primo tg a colori. Per otto anni sono stato inviato di guerra e poi ho condotto e diretto il Tg1. Sono stato l’autore di alcune fra le più importanti inchieste di Tv7. Poi ho condotto il primo talk show che fu Test e quindi è partita con me l’informazione in diretta della Fininvest. Chi può vantare tutto questo?» (da un’intervista di Alain Elkann) • «Barcellona Pozzo di Gotto, accanto alla leggenda del manicomio criminale e, s’intende, alle sue molte altre attrattive turistiche, custodisce anche il mito d’avere dato i natali a Emilio Fede, il giornalista innamorato pazzo di Berlusconi, al punto d’avere avuto già riservato un loculo nella cappella di quest’ultimo, in terra d’Arcore. Fede infatti vi è nato nel 31. Un piccolo scorcio di Barcellona, se non ricordo male, figura perfino in una foto. Una foto dove il nostro illustre conterraneo appare in divisa di Balilla accanto al fratello maggiore, e questo a testimoniare la bontà della sua sicilitudine domestica, ciò che Sciascia spiega bene in un racconto intitolato L’antimonio. Com’è noto, il direttore del Tg4, seppure appartiene ormai all’iperuranio del pianeta vip, non ha mai nascosto le proprie origini, valga in proposito il caso in cui, soprattutto nei momenti delle previsioni del tempo affidate alle disastrose post-veline, si lascia andare al ricordo di certi proverbi appresi durante il tirocinio dell’infanzia, e addirittura, incurante del limite, li recita facendo ritorno all’antico idioma: antiche saggezze che, quando fuoriescono dalla bocca di Emilio Fede assumono, chissà poi perché, un tratto di pura irrealtà, suonano davvero improbabili. Sia linguisticamente sia filosoficamente. O forse la spiegazione è molto più semplice del previsto. Emilio Fede, lo sanno ormai tutti, risulta infatti un mutante, una creatura post-umana, un post-giornalista, un post-conduttore, un post-giocatore di carte, un post-siciliano. Senza neppure soffermarsi sulle numerose operazioni di chirurgia plastica cui s’è sottoposto per ragioni certamente d’immagine (l’uomo, il professionista, l’ex volto Rai ha “cambiato” più facce di un Diabolik; e ti credo, vista l’esposizione quotidiana, chiunque al suo posto l’avrebbe fatto, per puro amor proprio, e dei paparazzi) occorre aggiungere che si tratta di un soggetto antropologico ormai sganciato dal peso d’ogni origine, un’entità astratta che ha ormai preso posto nell’ideale repubblica della società dello spettacolo, un paese confinante unicamente con se stesso. E con le proprie regole: esposizione: sia alle lampade abbronzanti sia nei palazzi dove si decidono le carriere, le promozioni, le prebende, le vacanze in Sardegna. L’uomo Fede però, insieme a tutto il resto, è anche indomito filosofo, parla infatti di sé come un Sandokan, e infine, faccia di bronzo, spiega che le sue “sono state scelte di ribellione. Da ragazzino contro l’ingiustizia sociale, l’isolamento di un paese dimenticato, dove c’era poco: una sola chiesa, il circolo dei nobili e quello degli altri”. E anche il suo iper-berlusconismo risponderebbe a questa molla giacobina» (Fulvio Abbate) • «La sua devozione nei confronti dell’editore, Silvio Berlusconi, è così palese ed esagerata da apparire più tollerabile dell’atteggiamento di quei giornalisti Fininvest che fingono invece distacco ed obiettività» (Aldo Grasso) • «Quando parla del Cavaliere si capisce che più che al mondo dell’informazione Emilio Fede appartiene all’arte antica del teatro. è una risorsa narrativa vivente, un eccezionale attore che con la più professionale spudoratezza ha scelto il “carattere” dell’adoratore berlusconiano» (Filippo Ceccarelli) • «Gli amori sono gli amori e così è anche la famiglia. E se qualcuno mi chiede: e Berlusconi? Dico, lui è la famiglia, non ci sono dubbi, ma non desidero parlare di lui perché non c’è bisogno, ogni tanto mi basta una telefonata. Vorrei precisare che non l’ho mai chiamato “Silvio” neppure quando lo sogno e lo sogno sempre» • «Nel 96 ero un presunto candidato ad un seggio al Senato, e questa voce si era sparsa. Incontrai l’avvocato Agnelli a Ciampino e mi consigliò: “Emilio, continui a fare il telegiornale perché mi diverto quando la guardo”» • «Nella mia infinita presunzione, penso che nessuno possa attraversarmi la strada. Non ci sono molti che usano la tv come la uso io. La mia popolarità è tale che a ogni sondaggio mi piazzo al terzo, quarto posto sui 100 italiani più famosi» • «Quando ripercorro la mia vita professionale lunga oltre cinquant’anni non posso non ammettere con me stesso che forse sono uno dei pochi testimoni, forse il solo, che può aver percorso tutte le esperienze televisive che ho percorso io, anzi sono senz’altro il solo» • «Onestamente non sono di parte» • Fama di capo molto severo: «Un giorno insistevo perché facessimo un servizio sul tennista Jimmy Connors, ma Emilio non era d’accordo. Di fronte alla mia insistenza prese l’elenco del telefono e cominciò a fare delle chiamate a caso. Si presentava dicendo: “Buongiorno sono Emilio Fede. Ho qui un mio giovane giornalista che vorrebbe parlare nel nostro tg di Connors. A proposito, lei sa chi è Connors?”. Al quinto no consecutivo fu lampante: “Hai visto, Claudio? Non hai capito un cazzo» (Claudio Brachino) • Fama di donnaiolo, si è sempre dichiarato innamoratissimo della moglie (giornalista del Tg1). La volta (99) che lui fece sapere di non stare mai più di 24 ore senza far l’amore, lei commentò: «Mah: io sto a Roma, lui a Milano, non ci vediamo così spesso. Le possibilità sono due: o ha mentito, oppure approfitta del fatto che sono spesso all’estero per lavoro. E fra l’altro si spiegherebbe anche perché mi torna a casa sempre così stanco. Però, dopo tanti anni di matrimonio un poco lo conosco. Ci sentiamo così spesso al telefono, un minimo di controllo ce l’ho: e poi deve dirigere il Tg, andare in video... Magari sono esperienze... definiamole pure istantanee, poverino» • Tra le tante fidanzate della gioventù, Enza Sampò: «Incontro un giovane giornalista siciliano, bello, galante, capelli neri, occhi scuri: Emilio Fede. Teneva una rubrica di motori sulla Gazzetta del Popolo e arrivava sgommando su una spider. Fu il mio primo fidanzato. Durò fino a quando mi accorsi di non essere sola. Salgo sulla spider e lui mi dice: tieni Enza, hai dimenticato i tuoi occhiali da sole. Non erano i miei. Sono scesa sbattendo la porta e non l’ho mai più voluto vedere. Fede non capì. Gliel’ho spiegato solo poco tempo fa, quando mi ha telefonato: Enza, perché quel giorno mi hai sbattuto la portiera in faccia? Gli occhiali, Emilio, gli occhiali» • «Ero un giovane cronista di belle speranze del quotidiano Il momento, diretto da Giancarlo Vigorelli. Avevo una cotta per una bella attrice, una delle protagoniste dello Sceicco bianco. Mica potevo passare per un poveraccio. E così la portavo in un motel. Al momento di pagare, imitavo la firma del direttore. Quando gli arrivarono i conti in redazione mi licenziò su due piedi. Ma non mi pento di nulla: il motel per me resta uno dei luoghi più erotici al mondo» • Fece l’amore per la prima volta in Africa, a 15 anni. Sua madre lo aveva mandato a chiedere dell’olio a una vicina di casa, moglie di un maresciallo dell’aeronautica: «Lei si chinò, la posizione era appetitosa, vidi un bel paio di gambe, le mutandine carine e non seppi resistere» • Sostiene che, per intervistare Chaplin, ne sedusse la segretaria • Di Fanfani ha scritto: che lui (Amintore) lo ha costretto a mangiare per molte sere consecutive un’insalata di fagioli e cotiche; che con lei invece (Maria Pia) si incontrava segretamente • «Una sera, nel salone delle Feste di Sanremo, Fede va a sentire Little Tony. Sul palcoscenico, a mo’ di coretto, ci sono anche tre sventolone, due bianche vestite di bianco e una nera vestita di nero. Subito Fede entra in fregola per la nera e, alla fine, va in camerino a tastare il terreno col cantante. Little Tony: “Ti piace proprio tanto?” Fede: “Mi sembra davvero una strafiga”. Little Tony: “Te la presento volentieri, è mia figlia”» (Giorgio Dell’Arti) • «Un giorno eravamo a Cremona, seduti a un bar. Tutti venivano a chiedere gli autografi a Tognazzi e poi anche a me, scambiandomi però per Alberto Lionello cui assomigliavo molto. E Tognazzi: “Che ti frega? Firma, firma”. E io firmavo Alberto Lionello» • Anche Pertini lo scambiava per Guglielmo Pepe di Repubblica • Curando la posta di Grand Hôtel, ha tentato di far tornare le giarrettiere di moda • Durante la II Guerra del Golfo (1990-91), di cui tra l’altro il Tg4 dette notizia per primo, telefonò un giorno all’inviata Rai Carmen Lasorella, e le comunicò: «Ti volevo dire che la tua è un’informazione in guêpière» • In Israele è stato dato il nome di Emilio Fede a un albero del deserto del Negev • Ha conosciuto Berlusconi al residence Ripetta di Roma, nel 1982 • Ha due figlie: «Simona e Sveva hanno le palle. In senso nobiliare: sono maritate Marzotto e Borghini Baldovinetti» • «Con l’Onnipotente io all’inizio avevo solo rapporti di buon vicinato. Poi ho conosciuto un sacerdote dell’Opus Dei, e la comunione nel 79 dal Papa mi ha aperto gli occhi. Mi sono sentito il figliol prodigo» • Tifa per il Milan. «Era juventino, era perfino direttore di Hurrà Juventus» (Simona Ventura). «Ero giovane, mi sono innamorato della Juve anche per necessità, perché all’epoca, a Torino, io collaboravo a Hurrà Juventus. Scrivevo le biografie dei calciatori juventini».