Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FAVA Claudio Catania 15 aprile 1957. Giornalista, scrittore, politico. È figlio del giornalista Pippo (Giuseppe, 15 settembre 1925—5 gennaio 1984), direttore del mensile I siciliani ammazzato dalla mafia
FAVA Claudio Catania 15 aprile 1957. Giornalista, scrittore, politico. È figlio del giornalista Pippo (Giuseppe, 15 settembre 1925—5 gennaio 1984), direttore del mensile I siciliani ammazzato dalla mafia. Aveva scritto: «Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non È capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non È stato capace di combattere». E su Catania: «Io sono diventato profondamente catanese, i miei figli sono nati e cresciuti a Catania, qui ho i miei pochissimi amici ed i molti nemici, in questa città ho patito tutti i miei dolori di uomo, le ansie, i dubbi, ed anche goduto la mia parte di felicità umana. Io amo questa città con un rapporto sentimentale preciso: quello che può avere un uomo che si È innamorato perdutamente di una puttana, e non può farci niente, È volgare, sporca, traditrice, si concede per denaro a chicchessia, È oscena, menzognera, volgare, prepotente, e però È anche ridente, allegra, violenta, conosce tutti i trucchi e i vizi dell’amore e glieli fa assaporare, poi scappa subito via con un altro; egli dovrebbe prenderla mille volte a calci in faccia, sputarle addosso “al diavolo, zoccola!”, ma il solo pensiero di abbandonarla gli riempie l’animo di oscurità» • Il figlio Claudio, che aveva cominciato a fare il giornalista a Catania con il padre nella redazione de I siciliani, s’È dedicato soprattutto alla politica, «veltroniano, ex retino d’assalto, fatti i suoi “cento passi” ha gettato la spugna, dimettendosi dalla segreteria regionale Ds. Pesante il capo d’accusa dei vecchi feudatari: aveva contribuito al crollo dell’ultimo governo regionale di centrosinistra, agevolando di conseguenza il trasloco di Cuffaro nel Polo» (Il Foglio) • Oggi È europarlamentare dell’Ulivo.