Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
FALQUI
Antonello Roma 6 novembre 1925. Regista. Figlio del critico letterario Enrico • «Il regista che ha fatto la storia del varietà italiano, firmando tra gli altri Il Musichiere, Studio Uno, Canzonissima, fino a Al Paradise» (Leandro Palestini) • «Sono un perfezionista, odio tutto ciò che è casuale. Se hai a che fare con 50-60 persone devi fare un po’ il dittatore, se no lo spettacolo diventa bolgia. Per un balletto facevamo
giorni di prove. I varietà erano eleganti. Ho cominciato questo lavoro sognando Fred Astaire» • «Non ero spendaccione, rispettavo i budget dell’epoca. Certo, la Rai di Bernabei ci faceva viaggiare per il mondo, ma è così che portavamo a casa Lola Falana o le gemelle Kessler. No, i varietà sono scomparsi con l’avvento della Fininvest. Per la Rai è cominciata la corsa al ribasso, la colpa è in buona parte di Silvio Berlusconi» • «Berlusconi editore l’ho conosciuto bene. Nell’83 mi offrì 3 miliardi di lire per fare 2 varietà l’anno e la supervisione sulle tre reti per l’intrattenimento. Mi sembrava un capofficina, teso a inzeppare di spot gli show.
Le interruzioni pubblicitarie avrebbero ucciso il varietà e io non volevo esserne complice. E per questo odio l’Auditel» • «L’Auditel ha rovinato tutto, gli spettatori sono stati consegnati alla pubblicità. Ma ve l’immaginate la Canzonissima di Scala, Panelli e Manfredi misurata dall’Auditel? No, meglio l’indice di gradimento: con le telefonate si capiva che il pubblico gradiva Mina e
Alberto Lupo a Teatro 10. Oggi, chi accende su Domenica in viene contato dall’Auditel per 6 ore, ma c’è chi vede tutto un pomeriggio la Venier?» • «Non è più nato qualcuno con la classe, la capacità d’improvvisazione, lo spirito, la cultura, il fascino, di Walter Chiari, le donne
lo adoravano. E Paolo Panelli? Con quell’umorismo surreale, raffinato, intelligente?» • «Fiorello è il migliore, anche se la Rai lo sottovaluta. è un grande improvvisatore: sa cantare, ballare, intrattenere. Si avvicina a
Walter Chiari (che era però più colto e bello). Bonolis? è l’uomo senza pause. Vince con i pacchi, ma è insopportabile la sua verbosità (mi urta il “vecchio conio”). Scotti? è simpatico, potrei quasi equipararlo a Mario Riva. Fabio Fazio è bravo, spiritoso, ma non so quanto simpatico. Pippo Baudo? Non è raffinato. Fa bene il “nazionalpopolare” ma se ne vergogna».