Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ESPOSITO
Lello Napoli 10 maggio 1963. Scultore. «La scena del delitto: gli ha spaccato la testa, facendo del cranio un piatto
colmo di spaghetti. L’ha crocefisso su un’enorme tela, lasciandogli ronzare intorno, come mosche, le anime del purgatorio
e il busto fiammeggiante di San Gennaro. L’ha incatenato a una vecchia scala da imbianchino, perché restasse lì a marcire. Il movente: passionale. La vittima: Pulcinella, maschera di Napoli,
logo consunto d’una città stracciona, emblema di un indigesto folklore, ma anche scintilla vitale di un
passato necessario per coniugare il presente» (Enzo D’Errico)
• «Mi sento artista a tutti gli effetti. Non ho fatto l’accademia e ho preso il diploma di terza media a 17 anni: sono un autodidatta,
quindi ho bisogno di sbagliare per imparare» • «Mio padre era un fognatore comunale, amava la sua città, il suo mestiere. Ci ha trasmesso l’orgoglio della nostra storia. Per lavorare doveva immergersi nelle viscere di
Napoli. E scendeva scale e scale» • «Non ho mai visto la mia anima. Entrando nello studio di Lello Esposito, ne ho
almeno sentito l’odore» (Massimo Troisi).