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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DONAGGIO

Pino Burano (Venezia) 24 ottobre 1941. Musicista • «Settanta milioni di dischi per un paio di centinaia di diverse versioni (“venti o trenta solo in Giappone”). Centoventi-centrotrenta milioni all’anno di diritti d’autore (“ma il grosso se lo becca l’editore: almeno un mezzo miliardo a semestre”). Colonna sonora ricorrente di spot vari sparsi per tutte le tv del mondo.
Batte tutti i record Io che non vivo, musica ed esecuzione di Pino Donaggio al Festival di Sanremo del 65, tuttora
una delle canzoni più eseguite al mondo. Dusty Springfield ne ha fatto un must in inglese, Elvis
Presley l’aveva inserita in 18 dei suoi lp, Cher l’ha ripresa pochi anni or sono. Carriera precoce e breve, quella di concertista,
ma ugualmente ricca di soddisfazioni: a 17 anni, non ancora diplomato, già in scena con Abbado e prima ancora con i Solisti Veneti di Scimone. Ma le
lusinghe di canzonette e successo sono dietro la porta. “Ho incominciato a cantare a qualche festa, come tanti. I miei pezzi forti erano
Diana di Paul Anka e Bernardine di Pat Boone. Le ragazze insistevano e cantando... si aveva più successo che suonando il violino. Mio padre era arrabbiatissimo”. Battaglia perduta in partenza (quella di papà). Qualche porta ostinatamente chiusa, qualche altra che si apre, fino al
fortunato incontro con Bruno Pallesi (cantante di buon nome negli anni
Cinquanta-Sessanta) che lo presenta a Danzi. “Canti come un selvaggio”, sentenzia l’autore di Mia bela Madunina, ma intanto spunta un contratto. Due anni di nulla e il bum: Come sinfonia, mattonella e “pelle d’oca”, come la ricordano i contemporanei. Se ne innamora anche Mina. Sanremo è la destinazione prescelta, ma La Tigre è già impegnata con un’altra canzone e convince Radaelli a farla cantare all’autore. Il giorno dopo la canta tutta Italia. Ha sfondato. Come autore, ma anche
come cantante. Siamo nel 61. Anche papà s’è felicemente rassegnato. Altre canzoni, altri successi (come dimenticare Motivo d’amore o Il cane di stoffa?), Sanremi, Canzonissime, trionfi spagnoli, fino al mitico Io che non vivo. Poi? “Sono tornato a fare quello a cui ero destinato: il musicista. A Sanremo c’ero finito per caso”. E per caso intraprende la sua nuova carriera. Un produttore gli chiede la
musica per A Venezia... un dicembre rosso shocking. Non si ferma più. Conservatorio e talento non sono acqua fresca: quasi 200 le colonne sonore
scritte finora dal Maestro Donaggio. Senza contare la tv: Don Matteo, Lo zio d’America, Commesse, Il maresciallo Rocca. “Dovevo scegliere. Nell’81, poi, ho avuto un esaurimento che m’è durato un anno. Ho scontato le tensioni dei 15 anni di carriera da cantante.
Quello non era il mio mestiere. Così ho scelto di scriverla e basta, la musica”. Decisione evidentemente esatta. Non fa più innamorare fidanzatini sulla mattonella, ma è uno dei più quotati autori di colonne sonore al mondo. Il preferito di Brian De Palma,
tanto per citare a caso» (Giorgio Destefanis).