Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DIACO Pierluigi Roma 23 giugno 1977. Giornalista. Debutto a 16 anni a Italia Radio in un programma per ragazzi, a 17 è a Telemontecarlo chiamato da Sandro Curzi, dal 1997 a RadioRai dove conduce, tra l’altro, per cinque anni consecutivi, Chiamate Roma 3131
DIACO Pierluigi Roma 23 giugno 1977. Giornalista. Debutto a 16 anni a Italia Radio in un programma per ragazzi, a 17 è a Telemontecarlo chiamato da Sandro Curzi, dal 1997 a RadioRai dove conduce, tra l’altro, per cinque anni consecutivi, Chiamate Roma 3131. Nel 98 ha presentato il concerto del 1 maggio a Roma. Dal 2000 firma una rubrica quotidiana sul Foglio. Altre esperienze significative: approfondimento politico del mattino su Radio 24 (fino al giugno 2005), collaborazione per un anno e mezzo a SkyTg24 (interrotta per incomprensioni col direttore Emilio Carelli), nottate musicali su RadiodueRai con il sindaco di Roma Veltroni, conduzione insieme con Piero Fassino, segretario dei Ds, di Radio anche noi sul circuito Area • «è già stato molte cose: giovanissimo di Azione cattolica nella parrocchia di San Melchiade di Labaro, quartiere della periferia nord di Roma, pupillo di Leoluca Orlando e del gesuita padre Pintacuda ai tempi della Rete, figlioccio di Sandro Curzi, di cui raccolse in un libretto gli editoriali su TeleKabul, dj di successo, contraltare progressista di Ambra, mediatore tra il ministro Bianco e il popolo delle discoteche» (Marco Damilano) • «Irrefrenabile autopromotore di se stesso» (La Stampa) • «Uno che la sa lunga e che si dà molto da fare» (Giampiero Mughini) • «Litigò ferocemente con Emilio Carelli, direttore di SkyNews24, tanto da lasciare la sua rubrica. All’Indipendente arrivò alla rottura dopo grandi dichiarazioni d’amore col direttore Giordano Bruno Guerri. è geneticamente un mattatore trasversale, difeso contemporaneamente dalle Farfalle rosse senesi che avevano fischiato il cardinal Ruini e dalla Lega che gli ha affidato una rubrica sulla Padania. Conduce un programma radio con Piero Fassino. Elogia Vespa, andato in onda durante lo sciopero dei giornalisti (“a me non l’hanno concesso”) e dà ragione a Santoro che pretende di avere un copyright personale sui suoi programmi. Si considera un “appartenente al clan mafioso dei giornalisti indipendenti”, paragonandosi a Giò Marrazzo, Montanelli, Pasolini, Longanesi, Barbato. Un personaggio così non può che essere scomodo in Rai» (Maria Grazia Bruzzone) • «è vero che io sono “paraculo”, un gran furbo, eppure sono uno che aspira fortemente al buon senso e al bello. Sono uno che non ha e non cerca punti di ancoraggio, né a destra né a sinistra».