Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DI CENTA
Giorgio Tolmezzo (Udine) 7 ottobre 1972. Sciatore. Di fondo. Medaglia d’oro nella 50 chilometri e con la staffetta alle Olimpiadi di Torino 2006.
Fratello di Manuela. Prima di diventare olimpionico era «lo sciatore più sfortunato della terra: una volta un bastoncino rotto, un’altra volta una caduta, un’ennesima un raffreddore gli hanno sempre impedito l’exploit che meritava. Sceneggiatura da Fantozzi con la nuvoletta» (Paolo Rossi) • «“Sono convinto che nel mondo siano importanti anche le persone che sanno stare
nell’ombra”. Quante volte, in vent’anni, era stato sul punto di uscire alla luce ed era stato ricacciato nell’angolo? Quando poteva agguantare una vittoria, era finito secondo. Quando era
secondo, aveva concluso terzo. In una famiglia come la sua, c’è da sentirsi sfigati a non arrivare mai primo in una gara importante. Manuela,
sua sorella, vinse due medaglie d’oro, e altre tre meno nobili nella stessa Olimpiade. Suo cugino Venanzio Ortis
fu il campione europeo dei 5 mila a Praga nel 78. Per lui un argento nella
staffetta a Salt Lake City. Comunque secondo. Spontaneo, incantato. Forgiato da
malanni che segnano l’anima. Da bambino - rivela la sorella - soffriva di un’asma terribile. Doveva chiedersi come diavolo facessero gli altri a correre al
prato mentre lui entrava e usciva dagli ospedali e non stava in piedi quando lo
coglievano gli attacchi. Ci ha messo del tempo e non è guarito del tutto. Pare uscito dal mondo di Heidi, montanaro felice e per
scelta, uno che vive in un piccolo paese della Carnia, Treppo, e per darsi una
botta di vita si è comprato una baita in un posto ancora più isolato dove porta la moglie e le tre figlie. L’ultima l’ha chiamata Gaia. Perché crescesse allegra» (Marco Ansaldo)
• «Siamo gente semplice. Mio padre Gaetano ha fatto il fornaio per quarant’anni e nei ritagli di tempo insegnava a tutti lo sci da fondo. La mia passione -
prosegue - è un trattore, che tengo a casa di mio padre. Lo uso per tagliare l’erba nei prati e il fieno, che neppure mi serve perché non ho bestie da sfamare, però in quel modo si tengono i campi puliti e poi si va a fare legna nei boschi. Mia
sorella poteva essere una figura ingombrante, tra noi ci sono nove anni di
differenza e io gareggiavo quando lei era ancora una campionessa di alto
livello ma non mi sono mai sentito un fratello d’arte. Lei ha avuto i suoi momenti di sconforto e le stavo vicino, come lei ha
fatto con me come sorella e come sportiva, perché il fondo è duro e ti abitua alla solidarietà».