Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DI CANIO
Paolo Roma 9 luglio 1968. Calciatore. Lanciato dalla Lazio, vi è tornato nel 2004 dopo un lungo girovagare. In Italia ha giocato anche con
Juventus (coppa Uefa 93), Milan (scudetto 96), Napoli, poi si è trasferito in Scozia al Celtic e infine in Inghilterra, prima allo Sheffield
Wednesday, poi al West Ham, infine al Charlton. Ha vinto il premio Fair Play,
assegnato dalla Fifa per il 2001: contro l’Everton rinunciò ad un gol per far soccorrere il portiere avversario. Ai tempi dello Sheffield
fu squalificato undici giornate per uno spintone all’arbitro Alcock che lo aveva espulso contro l’Arsenal (26 settembre 98)
• «Paolo Di Canio nasce nel 68 in un “lotto” (agglomerato di case popolari) del Quarticciolo, quartiere proletario romano,
periferia in cui la vita è dura, i sacrifici tanti, ma in cui non mancavano quelle tipiche forme di
solidarietà e vita comunitaria che oggi sembrano scomparse. Paolo è figlio di un operaio edile, un muratore, come dice con un orgoglio che gli fa
onore, rivendicando al mestiere del padre uno status spesso misconosciuto. La
vita di Paolo è come tante altre, al Quarticciolo come a Pietralata come a San Basilio: sei
persone in due stanzette; i soldi che non bastano mai; i ragazzi che
trasformano gli spazi di cemento per stendere il bucato in campi da calcio dove
occorre dribblare anche i pali di ferro che tengono su le corde; il furto di
una sgangherata bicicletta del fratello maggiore per sentirsi re per un giorno
(il “re del Quarticciolo”), dividendo con gli amici pagnottelle e gettoni di sala-giochi ricavati dalle
diecimila lire avute in cambio della “refurtiva”; il sogno di una promozione sociale che sembra per un momento trovare la strada
del cinema, come in
Bellissima! di Visconti, con madri ingenue e “cinematografari” con poco cuore e tanta fame di soldi. Poi venne il calcio. Gli inizi sono
difficili: il carattere di Di Canio è scontroso, quasi rissoso, impulsivo. La voglia di ribellarsi all’ingiustizia, vera o presunta che sia, l’incapacità di tacere con un pizzico di opportunismo, gli creano sempre qualche problema:
sarà una costante della sua carriera. Un infortunio leggero, curato male mentre è in prestito alla Ternana, porta quasi all’amputazione di una gamba (sembra una storia alla
Caro diario). Poi la carriera prende il volo: Lazio, Juventus (con Maifredi e Trapattoni,
con cui litiga furiosamente), Napoli (con Lippi, che Di Canio rifiuta di
seguire di nuovo alla Juve), Milan (con Capello: “Da quel momento, più sto lontano da Capello, meglio è”). Infine, la scelta del calcio anglosassone» (Guido Liguori e Antonio Smargiasse) • L’abitudine di fare il saluto fascista rivolto verso la curva dei suoi tifosi gli
ha procurato una quantità di guai • Alla fine del campionato 2005-2006 ha rotto con Lotito e ha preferito scendere
in C2 col Cisco, terza squadra della capitale, tra i cui soci c’è Tulli, candidato all’acquisto della Lazio. Questo ha ulteriormente peggiorato — se possibile — i rapporti tra Lotito e l’ala estrema dei tifosi della Curva Nord.