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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

DELLA VALLE

Diego Casette d’Ete (Macerata) 30 dicembre 1953. Imprenditore (scarpe). Padrone della Fiorentina
• «“Il guru delle scarpe”, come lo chiamano gli americani. Poliedrico miscuglio di efficienza,
superlavoro, profitti, e insieme grandi passioni, gusto per le cose semplici e
comode, amore, amicizia, ironia. Mamma Maria aiutava papà Dorino al bancone della prima aziendina, cuciva tomaie, e lui, piccolissimo,
dormiva felice nei cestoni di vimini pieni di pelli. È cresciuto con una frase ripetuta a mo’ di ritornello: se vuoi fare bene i tuoi interessi, non devi farli contro gli
altri. “E paga perché, se ci riesci, il risultato È eccezionale, non solo dal punto di vista etico imprenditoriale, ma soprattutto
per il proprio equilibrio personale. Io ho tre concetti base. L’azienda deve andare bene e fare molto profitto; creare prodotti che soddisfino i
consumatori perché questo È il perno su cui si regge l’intera struttura; e non posso fare tutto questo pensando che i miei dipendenti
non stanno bene”» (Stefano Jesurum). «Ho cominciato a lavorare a 22 anni nell’azienda di mio padre perché mi ero sposato a 21 e volevo mantenermi da solo. Mio padre avrebbe preferito
che diventassi avvocato. Ho capito come si fabbricavano le scarpe in modo
artigianale e industriale e come si gestisce industrialmente un’azienda. Producevamo molto e vendevamo anche in America ma mio padre intuì che dovevamo avere un nostro marchio per uscire dalla semplice competitività di prodotto. Così abbiamo avuto la fortuna di vedere esplodere il pret-à-porter nei primi anni Ottanta e di lavorare con alcuni stilisti: Ferré, Krizia, Fendi, Calvin Klein. Nascevano così le scarpe “by Della Valle”. Abbiamo introdotto colori nuovi, materiali nuovi, linee forti. La
fabbricazione era molto complessa, un enorme lavoro, e così pensai che bisognava creare un nuovo prodotto. Un prodotto di grande qualità e di buongusto. Il concetto era unire buongusto e innovazione tecnologica.
Nacquero così i marchi Tod’s e Hogan» (da un’intervista di Alain Elkann)
• «Scarpe, calcio, finanza e adesso pure politica. Se l’intreccio, — calzature a parte — vi ricordasse del tutto erroneamente qualcun altro evitate di dirglielo, che
rischiereste di incorrere in una solenne arrabbiatura. Diego Della Valle, del
resto, È portato alle passioni nella vita come nel lavoro. Sbrigativamente etichettato
come Mr. Tod’s deve la fortuna e la fama proprio alle scarpe con i tacchetti in gomma. Grazie
a quell’attività dalla natìa Sant’Elpidio a Mare si È spostato verso le capitali della moda e della finanza. Oggi non È solo imprenditore in proprio con un gruppo da mezzo miliardo di euro ma siede
anche nel board di quel colosso del lusso che risponde al nome di Lvmh, ossia
Louis Vuitton Moet Hennessy, e soprattutto È diventato uomo che conta nel mondo dei grandi affari. Ha una quota in Rcs, una
in Generali, dove ha anche un posto in consiglio. È stato azionista della Bnl dove ha combattuto all’ultimo sangue contro i “furbetti del quartierino”. Se non bastasse ha pure comprato la Fiorentina, riportandola non solo in Serie
A, ma pure al quarto posto. Un uomo attento agli affari e anche alla politica
in senso ampio, ad esempio quella associativa degli imprenditori, e con forti
legami di amicizia che vanno dall’attuale presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo a un presidente
passato come Luigi Abete, oggi alla guida della Bnl. Politicamente gli È sempre stata attribuita una preferenza per il centrosinistra, ma in versione
decisamente soft piuttosto che hard. Tanto per capirsi uno dei suoi maggiori
referenti politici È Clemente Mastella al quale l’uomo che durante le settimane della Moda organizza fiabeschi eventi a Milano
riesce evidentemente a perdonare anche la celebre piscina mitiliforme. Che cosa
si senta davvero lo ha spiegato lui stesso di recente a Daria Bignardi: “Sono uno di centro, provengo da una famiglia che votava i repubblicani veri, non
quella robetta di adesso. Sono moderato e laico. Nel 94 ho persino creduto in
Forza Italia e nel progetto di Berlusconi. L’ho finanziato. Ma poi purtroppo mi sono dovuto ricredere”. Dunque, fa di certo parte delle perversioni di un paese in perenne
fibrillazione preelettorale il fatto che un uomo che ama spostarsi per mare sul
Marlin che fu di Jfk o su Te Vega, il veliero che fu di Calisto Tanzi
(acquistato per 4 milioni), sia celebrato anche sul Manifesto in un titolo come
“Diego Della Valle, il nostro bomber”. Peccato che anche il premier abbia su di lui esattamente la stessa opinione — caso più unico che raro — del quotidiano comunista. Ha voglia Della Valle a definirsi moderato o ad
attaccare anche la sinistra — chiedere a Piero Fassino sull’appoggio agli immobiliaristi e la vicenda Unipol. Per Berlusconi, complice quel
Porta a Porta in cui l’(ex) amico imprenditore lo accusò di girare “con i foglietti in tasca” per spiegare agli italiani un paese rosa che non esiste, oggi l’uomo delle Tod’s È diventato un nemico. Mandarle a dire, del resto, non È mai stata la specialità di Della Valle. Meglio uscirsene con definizioni al fulmicotone che fanno la
gioia dei titolisti. Ecco così i Romiti ai tempi della battaglia sulla Rcs che “sembra la famiglia Addams”, con effetto bomba sul piano mediatico, ma assoluto sconcerto di Cesare Romiti
che quegli Addams di televisiva memoria nemmeno sapeva chi fossero. Ecco il
governatore Antonio Fazio che fa strane manovre sull’Opa Bnl e diventa “lo stregone di Alvito”. Ecco, molto più di recente, l’affondo televisivo contro il premier (“ma dai, Silvio!”), così mal digerito che a Vicenza Berlusconi gli ha rimproverato quel confidenziale
uso del “tu”. Ecco la session dal sapore quasi jazzistico in cui Della Valle e Carlo De
Benedetti si trovano in gran sintonia su Berlusconi, con lui che va giù piatto: “Non vedo l’ora che se ne vada”. Questione di idee, ma i maligni sostengono anche di calcio&potere, visto che in Lega Della Valle si È scontrato con Galliani (e pure con Moggi e Moratti) proprio per la richiesta “comunista” di vendere collettivamente e non individualmente i diritti tv. Siano affari,
politica, calcio o passioni contrapposte» (Francesco Manacorda)
• «Della Valle vede come il fumo negli occhi i sindacalisti. È un paternalista alla marchigiana, un finto olivettiano che cura con attenzione
l’immagine, fa opere di bene con la sua Fondazione insieme a don Vinicio Albanesi
ma poi licenzia chi prende la tessera della Cgil. Più che un produttore È un finanziere, il grosso delle sue scarpe esce dalle fabbrichette dei terzisti.
Siccome cura l’immagine si compra la Fiorentina, mica la Fermana. È uno che arriva in elicottero a un incontro sindacale e ai sindacalisti che
chiedono finalmente di aprire una trattativa risponde: “Non costringetemi ad andare all’estero”» (lo scrittore Angelo Ferracuti che ha indagato il settore calzaturiero nel
Fermano)
• Al termine del processo sportivo susseguente allo scandalo Moggi È stato inibito da ogni carica per 3 anni e 9 mesi e multato di 55 mila euro
(vedi MOGGI Luciano).