Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DEL NOCE
Fabrizio Torino 3 gennaio 1948. Giornalista. Direttore di Raiuno (dal 2002). Figlio di
Augusto (11 maggio 1910-30 dicembre 1989), uno dei più grandi filosofi italiani del Novecento • «Cronista dell’infornata dei Frajese e dei Vespa (di cui però è più giovane), assunti dopo anni di precariato e un esame che funzionava così: “Conosce il personaggio ritratto in questa foto? Vada in cabina e ce ne parli per
cinque minuti”. Anche in questo modo ci si prepara per reggere le no-stop notturne dall’America sull’esecuzione di O’ Dell o i collegamenti da Timisoara dopo il passaggio della Securitate. In un’intervista (vale la pena citare l’autrice: Maria Grazia Cutuli) raccontava che “il lavoro dell’inviato è droga pura, nevrosi, tensione all’ultimo stadio; duecento giorni l’anno per il mondo, senza dormire, senza mangiare, e nello stesso tempo sempre
lucido e perfetto per apparire in tv”. Competenze poi messe a frutto nel 95, quando organizzò un “corso di immagine e comunicazioni” per i colleghi parlamentari o aspiranti tali: prima lezione, bella presenza;
seconda, oratoria televisiva; terza, cravatte e abbinamento di colori; da
tenere a mente: “I colori scuri sono meglio di quelli chiari, le cravatte non devono essere
fantasiose ma uniformi. Il nodo della cravatta, poi, dev’essere perfetto sulla camicia...”. In Rai è stato molto amato e molto invidiato. Quando arrivava in Ferrari. Quando
conduceva
Linea notte con Badaloni (i due non si piacciono). Quando difese l’allora direttore Bruno Vespa, con tanta generosità da definirlo improbabilmente “un ingenuo”. Tormentato anche il rapporto con Angela Buttiglione, antica collega, sorella
di Rocco, discepolo prediletto del professor Del Noce. “Mio padre è stato fondamentale nella mia formazione - ha confidato Fabrizio -, anche se era
così diverso da me. Lui ha vissuto sui libri, io tra la gente. Non disdegno la
mondanità”. Come il padre, però, conosce il dolore: come quando la morte spezzò la sua storia con un’annunciatrice Rai, Roberta Giusti. Il potere non lo lascia indifferente, nel 94
fu lui il regista delle nomine Rai, e a un reporter incontrato per caso all’aeroporto confidò: “Se le faccio vedere il bigliettino che qualche tempo fa ho scritto per il big
boss, scoprirà che 4 nomi su 5 siamo riusciti a portarli: Rossella, Mimun, Angelini e
Vigorelli. Solo su Beha è andata male”. Da allora è stato corrispondente dagli Stati Uniti, ha seguito i viaggi del Papa, è entrato nel consiglio d’amministrazione del Torino (quando viene in città non trascura di passare a trovare la sua balia, signora Adriana), ha reso
partecipate cronache del concerto dei tre tenori a Caracalla e del Gay Pride. “Sono sempre stato fuori dal giro - disse anni fa -, fuori dai giochi”» (Filippo Ceccarelli).