Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DE NEGRI
Pietro Roma 1956. Meglio noto come “er Canaro” • «È stato il protagonista di una delle storie più truci degli annuari della cronaca nera, un racconto dell’orrore intitolato col soprannome che gli avevano affibbiato alla Magliana: “er Canaro”. Assassino di Giancarlo Ricci, 27 anni, ex pugile dilettante e piccolo boss di
quartiere seviziato, mutilato, evirato, torturato con le tronchesi e col fuoco
per oltre sette ore in un negozio di toilette per cani di via della Magliana
253. Un fattaccio di cronaca degno della penna di Thomas Harris. Fece avere ai
giudici della corte d’Assise un memoriale di questo tono: “Non sono pentito, se rinasco lo faccio un’altra volta”. Era il 18 febbraio dell’88 quando, in una discarica di via Cruciani Alibrandi, al Portuense, un
allevatore di cavalli scoprì qualcosa che assomigliava a un cadavere e che finiva lentamente di bruciare. La
vittima fu identificata per Giancarlo Ricci, un tipo violento, un prepotente
che spesso risolveva le questioni a cazzotti e che si era fatto parecchi
nemici. Accecato, evirato, le orecchie tagliate, il cranio sfondato a
martellate: “Questo ha fatto uno sgarro a una gang di spacciatori e gliel’hanno fatta pagare” ipotizzarono gli investigatori. Sbagliavano. Due giorni dopo fu arrestato un
tizio mingherlino, il tosacani di via della Magliana 253, che aveva confessato
una rapina a uno spacciatore di coca assieme alla vittima. Una notte in
questura, il racconto non regge e De Negri crolla: “Sì, sono stato io. Gli ho tagliato le orecchie come a un dobermann, gli ho aperto
la testa e gli ho lavato il cervello con lo shampoo dei cani. Non ne potevo più di quell’infame”. Vittima e carnefice, l’ex pugile e il tosacani, fino a quando i ruoli si invertono nel modo più atroce. “Mi insultava, mi sfotteva, m’aveva rubato la radio della macchina e per ridarmela m’aveva scucito 200 sacchi. Ma la cosa che m’ha fatto uscire di testa È stata quando ha preso a calci il mio cane, che c’entrava lui?”. La trappola È organizzata con cura: una rapina a uno spacciatore di coca. De Negri convince
Ricci a nascondersi in una gabbia di cani in attesa del pusher, poi lo
ammanetta con due guinzagli. Comincia il massacro: “er Canaro” imbottito di cocaina sfregia l’ex pugile, gli amputa le dita e i genitali, lo fa rinvenire, cauterizza le
ferite con la benzina. Si interrompe per andare a prendere la figlia a scuola
poi si precipita al negozio e ricomincia. Fino alla fine. Arrestato il 21
febbraio 88, De Negri tornò in libertà per un breve periodo il 12 maggio dell’anno successivo: infermo di mente e non pericoloso socialmente, almeno secondo i
giudici. Poi il nuovo arresto e la sentenza definitiva: 24 anni. Tra sconti e
permessi sarebbe uscito nel 2008, ma il tribunale ha anticipato la data» (Massimo Lugli).