Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DE MICHELIS
Gianni Venezia 26 novembre 1940. Politico. Dal 76 al 93 deputato socialista. «Se Craxi era Garibaldi, io ero il suo Cavour» • Laureato in Chimica industriale, è docente universitario fino a quando non viene assorbito dalla carriera
politica, che inizia nel 64: primo incarico, consigliere comunale di Venezia,
poi assessore all’Urbanistica. Nel 69 entra nella direzione del Psi, poi sarà responsabile nazionale dell’organizzazione del partito. Diverse le sue esperienze ministeriali, dalle
Partecipazioni statali (confermato per quattro volte) al Lavoro e alla
Previdenza sociale, agli Esteri. Dal 2001 è il segretario del Nuovo Psi, nel 2006 è stato eletto deputato
• «è stato un potente. Ma veramente potente. Ha fatto parte di quell’arroganza politica e di quella supponenza partitica che è stata spazzata via dal ciclone Mani pulite. Al contrario di molti altri non si è nascosto in una tana. Ma non ha nemmeno sgomitato per restare a galla. Ha
scelto il basso profilo e adesso lo ritroviamo più magro, meno ballerino, e senza capelli lunghi alla testa di un nuovo
velleitario Psi che ha contribuito a fondare» (Claudio Sabelli Fioretti)
• «Padre ingegnere, madre chimica. Si conobbero in fabbrica, a Porto Marghera.
Eravamo tutti protestanti, mio nonno era pastore metodista. Io a 12 anni mi
sentivo monarchico, solo Dio sa perché. Per due anni fui anche della Giovane Italia. Poi diventai radicale. Nel 60, a
19 anni, mi iscrissi al Psi. La politica attiva la scoprii nell’Ugi, l’Unione goliardica italiana. La mia prima esperienza fu il congresso di Palermo.
Io stetti dalla parte che sconfisse Craxi, da sinistra, ed eleggemmo Militello.
Ma temevamo l’intervento di Paolo Ungari, che era repubblicano e un bravissimo oratore. Lino
Jannuzzi, quando seppe che Ungari stava scrivendo l’intervento in albergo, gli mandò una prostituta in stanza, per distrarlo. Dopo un’ora, visto che non uscivano, andammo a vedere e trovammo la prostituta nuda che
batteva con due dita sulla macchina da scrivere il discorso che Ungari, nudo
pure lui, le stava dettando»
• «I talk-show lo invitano a parlare di politica estera, e il mattino dopo Il
Foglio riceve lettere firmate che cominciano così: “Che gigante! Che fuoriclasse della politica!”. Lui si schermisce: ” è che se convoco una riunione per parlare di qualsiasi cosa, faccio un fischio e
arrivano venti cervelli che Berlusconi se li sogna. Ho fatto dodici
finanziarie, io. Qualcosa avrò imparato, no?”» (Aldo Cazzullo) • «è un uomo che ha una visione. Quasi non importa quale, perché a colpire è il modo in cui la presenta, più che il contenuto. è anche l’uomo intemperante e smodato che ha contribuito non poco a dare del Partito
socialista quell’immagine corriva che l’ha accompagnato alla distruzione. è riemerso da una lunga penitenza, dopo essere stato inquisito e isolato, buttato
fuori dal ring della politica e costretto a far da spettatore. Lui, che era
stato ministro per più di un decennio, aveva frequentato i grandi del mondo, agitato le notti della
capitale e riso in faccia ai benpensanti» (Stefania Rossini)
• «Io mi differenziavo dagli altri. Andavo a ballare. Giravo con belle donne. Perché no? Ero single. Avevo un comportamento trasparente. Ritenevo più disdicevole l’ipocrisia. Io vivevo a Roma e conoscevo i comportamenti di quasi tutti i miei
colleghi di qualsiasi partito, maggioranza e opposizione. Tutti ipocriti» • «Onestamente, io devo ringraziare Bin Laden. Senza l’11 settembre sarei rimasto una non persona, quella costruita da Mani pulite e
scomparsa da ogni radar. Dopo le Torri Gemelle anche il cittadino più distratto ha cominciato a sentire di nuovo il bisogno di competenza, a
desiderare di sentir ragionare. Non così il ceto politico. è stato un bel giorno quando ho cominciato a ricomparire nei radar e a essere
invitato in televisione. Ha infranto l’embargo Michele Santoro che ha il gusto della provocazione e sapeva che io stavo
con la testa alta a osservare il mondo»
• «Ho fatto il ministro dodici anni. Ho ricevuto un migliaio di lettere anonime. L’ottanta per cento erano sui miei capelli» • «Gli uomini si dividono in due grandi categorie, i laser e i dispersivi. Alla
prima apparteneva Bettino: sceglieva un obbiettivo e si concentrava su quello
senza curare i dettagli. In politica è un sistema efficacissimo. Alla seconda appartengo io. Sono un curioso, vado in
tutte le direzioni e mi disperdo. Ma nel momento della disgrazia è più facile reggere essendo fatti come me che come era fatto Bettino. Infatti
Bettino si è spezzato. Io no» • «Quando sono stato ridotto a una non persona, ho ritrovato il gusto dello studio.
Ho scelto la demografia storica, perché le popolazioni sono il cuore di tutti i movimenti. Per andare in profondità ho diviso il mondo in sezioni geografiche sempre più piccole. Ora ce l’ho quasi tutto sui polpastrelli. è un lavoro serio, fatto nelle biblioteche più importanti del mondo, a Mosca, a Pechino» • «Mi sono sempre piaciute le donne. Non ho mai avuto quelle pulsioni omosessuali
che ora vanno di moda. La verità è che provocavo un’invidia terrificante» (da un’intervista di Stefania Rossini) • «Veder Gianni mangiare è come leggere Rabelais: mangia per tre, quattro, cinque uomini della sua età e dei suoi impegni» (un’amica prima che si mettesse a dieta).