Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
DANIELE
Pino Napoli 19 marzo 1955. Cantante. Autore. Chitarrista autodidatta, ha caratterizzato il proprio stile con la fusione fra blues e melodia napoletana
che, con il tempo, si è aperta alle contaminazioni con la world music. Fra le collaborazioni di maggior
rilievo quelle con Wayne Shorter, Richie Heavans, Chick Corea, Pat Metheny,
Salif Keita. Dischi: Terra mia (77), Pino Daniele (79), Vai mo’ (81), Bella ’mbriana (82), Musicante (84), Le vie del signore sono finite (88), Mascalzone latino (89), Un uomo in blues (91), Sotto o’ sole (91), Che dio ti benedica (93), Non calpestare i fiori nel deserto (95), Come un gelato all’equatore (99) ecc. Ultimi cd: Passi d’autore (2004), Iguana cafè (2005) • Primo di sei figli di un lavoratore portuale, è nato in un vicolo a ridosso del monastero di Santa Chiara: «Vivevamo in un “basso”, e la stradina, piccola e stretta di notte, quasi si allargava di giorno, si
estendeva, per la vita vivace che prendeva forma sui basoli di pietra
vulcanica: là c’era la bottega del salumiere, da dove usciva un odore sensuale di “buattone”, conserva di pomodoro venduta sfusa; nel portone, il falegname, don Vittorio ’o casciaro (costruttore di casse), segava e martellava tutto il giorno; un po’ più in qua, la casa più temuta, quella del prestasoldi, l’usuraio del quartiere»
• «Le precarie condizioni economiche della famiglia e la disponibilità delle “ziette”, due anziane signorine che già avevano cresciuto la madre di Pino Daniele, fanno sì che il piccolo si trasferisca a poche centinaia di metri di distanza dai suoi,
in un bell’appartamento al terzo piano di un antico palazzo. Studia da ragioniere e poi si
iscrive all’Orientale, ma presto il ragazzo capisce che la sua vocazione è un’altra. Nella Napoli degli anni Settanta, ricca di fermenti musicali, le nuove
istanze metropolitane hanno il suono del sax tenore di James Senese, il figlio
della guerra, il nero napoletano che della contaminazione è stato il primo interprete. In questo clima cresce Pino Daniele che esordisce
nel 77 con
Terra mia. La scelta del titolo non è casuale e delinea subito l’ambito in cui il musicista intende muoversi recuperando la tradizione popolare
attraverso nuove sonorità» (Goffredo De Pascale) • «Quando si sentirono le prime note di ’Na tazzulella ’e caffè oppure di Je’ so pazzo, si capì subito che il corpulento e capelluto Giuseppe, detto Pino, Daniele, non sarebbe
stato un fenomeno passeggero, di quelli che riempiono le pagine per qualche
stagione e poi, fortunatamente, scompaiono. Si capì subito che Daniele, napoletano di via Mezzocannone, oltre a un fortissimo
legame con la tradizione canzonettistica cittadina aveva dalla sua una tecnica
chitarristica sopraffina, poi ancora perfezionata negli anni • «Tutto quello che so, da musicista, è che vorrei invecchiare con dignità. Non riesco a tingermi i capelli, a cambiare vestito per essere alla moda o
anche solo a fare quello che facevo venti anni fa • «Faccio tutto da me, quattro lavori insieme, il chitarrista, l’autore, l’arrangiatore, il produttore, qualche volta addirittura il discografico, così io sono finalmente libero. Quello che mi interessa è fare una ricerca perché amo la musica. Io cerco di fare cose diverse, cerco di restare attaccato ai
miei punti fermi. Un punto fermo è Paolo Conte, è Fossati, è stato Sinopoli, lo sono Muti, Eduardo, Django Reinhardt. Dopo trent’anni di messaggi, dal 77 a oggi, dopo tutte le Feste dell’Unità, i dischi incazzati, la rabbia contro quello che non andava e che ancora non
va, tutto quello che ora devi fare è lanciare un messaggio di pace. Non serve prendere le armi, anche se si vedono
cose che fanno schifo. Con la musica ho trovato il modo di comunicare con tante
culture e popoli diversi e ho capito soprattutto una cosa: che alle persone
devi dare amore e cultura. Con le parole che dico nelle canzoni cerco di
trovare una speranza per andare avanti» (da un’intervista di Ernesto Assante)
• Ha scritto la musica dei film di Troisi: Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono finite, Pensavo fosse amore invece era un calesse.