Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
D’ELIA
Sergio Pontecorvo (Frosinone) 5 gennaio 1952. Politico. Deputato. Della Rosa nel pugno.
Leader dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” (quella che si batte contro la pena capitale). Ex terrorista di Prima linea.
Condannato a 25 anni di carcere (dodici scontati) per l’assalto al carcere di Firenze del 28 gennaio 1978 che provocò la morte dell’agente di polizia Fausto Dionisi (non partecipò materialmente all’attacco: secondo i giudici era però a conoscenza del piano di evasione e non fece nulla per impedirlo). È iscritto al partito radicale dall’86. Nel 2006 la sua nomina a segretario dell’ufficio di presidenza della Camera ha scatenato furiose polemiche (soprattutto
per iniziativa di Giovanardi). La vedova Dionisi: «I signori terroristi hanno tutto, i nostri morti niente. E il “fine pena mai” vale solo per i nostri morti. Mai per loro». D’Elia: «Non ho mai sparato a nessuno. Sono stato condannato in base a uno dei postulati
della dottrina emergenzialista dell’epoca, per cui il responsabile di un’organizzazione terroristica andava considerato responsabile dei crimini commessi
nel territorio in cui operava». E poi: «Non voglio subire il ricatto affettivo del dolore dei famigliari delle vittime,
che non vorrei offendere neanche con il solo mio parlare. Tuttavia non vige lo
stato della sharia, che stabilisce il prezzo del sangue da corrispondere per
ottenere il perdono»
• Alla Casa delle Libertà, che in varie riprese ha tentato di indurlo alle dimissioni da parlamentare o
almeno da quelle di segretario d’aula, ha risposto così: «I gruppi di An, con Nania al Senato, e Maceratini alla Camera, ogni anno ci
hanno sostenuto finanziariamente diventando soci fondatori dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino”. Lo stesso vale per il gruppo di Forza Italia al Senato: Berlusconi mi
ricevette nel 94 a Palazzo Chigi. Casini presentò il nostro rapporto annuale. Fini mi ha ricevuto a Palazzo Chigi»
• Era sposato con Mariateresa Di Lascia, l’autrice di Passaggio in ombra, Premio Strega postumo nel 95, morta l’anno prima per un male incurabile a soli 40 anni: «Da libero mi È accaduto anche di scontare la pena extra-giudiziale e per me pesantissima che
il tribunale della vita mi ha voluto riservare con la morte di Mariateresa».