Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
D’ANTONI
Sergio Caltanissetta 10 dicembre 1946. Sindacalista. Potente segretario della Cisl dal
1991 al 2000 (quando fu rimpiazzato da Pezzotta). Politico: fondata Democrazia
europea con un gruppo di ex del Partito popolare e con la forte protezione di
Andreotti, partecipò alle elezioni politiche del 2001. Prima del voto gli era stato chiesto più volte se DE dovesse essere considerato un partito di centrodestra o di
centrosinistra: e D’Antoni non aveva mai risposto. Alle politiche non venne eletto, nessun membro
della DE entrò alla Camera e due soli candidati ottenennero il seggio al Senato. L’esperienza politica di DE doveva considerarsi già conclusa e infatti il partito poi si sciolse nell’Udc. D’Antoni seguì però un’altra strada: entrò alla Camera in un’elezione supplettiva del 2004 e si sistemò nel centrosinistra, aderendo alla Margherita. Deputato nel 2006 e viceministro
dello Sviluppo economico nel governo Prodi II
• «Padre impiegato di banca, madre casalinga. Per mia madre i figli dovevano
entrambi laurearsi e fare una professione che li promuovesse socialmente.
Studiavo, facevo sport, vendevo enciclopedie. Otto mila lire per ogni
enciclopedia venduta, che costava 120 mila lire. A quattro anni presi l’acetone. Stetti molto male e i miei mi “dedicarono” a Sant’Antonio. Quando guarii, per due anni, indossai il saio. Miti? Kennedy, Martin
Luther King, don Milani. Canzoni? Gino Paoli.
Il cielo in una stanza e Sapore di sale. Mi innamorai subito di una ragazza al liceo. Avevo quindici anni e lei
quattordici. La ragazza è poi diventata mia moglie. Al sindacato arrivai attraverso l’esperienza del Movimento Studentesco, il 68, Lettera a una professoressa di don Milani. Per me la parola magica è concertazione. La parola con la quale sono cresciuto. Individuazione di
obiettivi comuni e comportamenti coerenti. Lo sciopero è l’estrema ratio. E la concertazione lo evita» • Monica Setta ha scritto che quando è sceso in politica ha cambiato look. Cravatte di Marinella, scarpe di
artigianato, vestiti di Brioni: «Nessun cambio. Non ho mai smesso di criticare i sindacalisti che vestivano male.
Quando faceva moda andare con eskimo e jeans per scimmiottare gli operai, io
dicevo: “Guardate che l’operaio, la domenica quando esce con la sua famiglia, si veste col meglio che ha”» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti)
• «Quando mi preparo a un qualunque comizio, il giorno prima ho la stessa
sensazione di quando facevo un esame universitario. Per esempio, mi diventano
bianche e fredde le dita delle mani. Questo è per via della tensione. Il comizio è la trasmissione di questa tensione agli altri. Una delle gratificazioni più alte che si possono avere dal proprio lavoro è quando un comizio riesce» (da un’intervista di Alain Elkann) • «Voleva fare il terzo polo e ha perso. Andreotti gli aveva messo tutto a
disposizione: gli amici e gli amici degli amici. Anche una squadra di calcio,
il Palermo, che gli aveva comprato Franco Sensi, patron della Roma. Ed è l’unica ciambella che gli sia riuscita col buco (fu promossa in B). Per il resto,
fu tutta una contradanza: avanti, nnarré, ciangé la famm» (Il Foglio).