Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
D’AMBROSIO
Gerardo Santa Maria a Vico (Caserta) 29 novembre 1930. Ex magistrato (in pensione dal novembre 2002). Dal 2006
senatore (ds). È il giudice che ha trovato la formula del “malore attivo” per spiegare la morte dell’anarchico Pinelli (vedi SOFRI Adriano) • Studia al liceo classico e si laurea a pieni voti in Diritto amministrativo all’Università di Napoli. Nel 53 diventa procuratore legale. Nel marzo del 57 entra in
magistratura. La prima destinazione È la Pretura di Nola. Superati gli esami di procuratore aggiunto viene destinato
al Tribunale di Voghera. Da lì passa alla Pretura di Milano. Poi viene trasferito alla procura generale dove
si occupa del processo Calvi. Nell’89 sale in Procura come aggiunto. Tra i casi più celebri che ha seguito ci sono l’omicidio di piazzale Lotto (contribuisce a far assolvere il presunto colpevole
assicurando alla giustizia il vero responsabile), la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, la strage di Piazza Fontana, le indagini sul
terrorismo rosso e nero, la stagione di Mani pulite
• «Guardiano del faro. Ha guardato attentamente tutte le migliaia di fascicoli di
Mani pulite, ma non ne ha mai aperto uno. Di lui si può dire qualsiasi cosa, purché a un certo punto si specifichi: “Però D’Ambrosio È un galantuomo”. Invece i biechi di destra hanno detto: È un giudice comunista. E questo solo per delle informative riservate che lo
volevano vicino all’attuale Pds; solo perché stroncò Tiziana Parenti che indagava sul Pds; solo perché si oppose agli avvisi di garanzia contro il tesoriere del Pds; solo perché di punto in bianco si mise a indagare per scagionare - riuscendovi - il
medesimo tesoriere del Pds; solo perché rilasciò interviste perlopiù al quotidiano del Pds; solo perché arrestarono Greganti e lui disse “questo non È il processo al Pds”; solo perché fecero il governo Ciampi e lui fece dichiarazioni favorevoli al Pds; solo perché al processo Cusani rimproverò Di Pietro per la faccenda del miliardo al Pds. Non È un giudice comunista: È del Pds. Anzi Ds» (Pietrangelo Buttafuoco)
• Nel 94 era contrario a spedire l’invito a comparire a Berlusconi durante il vertice Onu di Napoli: «Ho sempre difeso l’indipendenza dei giudici. Quando viene attaccata bisogna reagire, non ci sono
santi. Questa della toga rossa, però, È una favola. Io sono stato soprattutto un magistrato che ha cercato di fare con
grande serietà e professionalità il suo lavoro. Quando depositai la sentenza sulla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, dicendo che non vi era prova di un coinvolgimento
dei poliziotti, scrissero che ero fascista. Quando rinviai a giudizio Freda e
Ventura per piazza Fontana i difensori addirittura mi ricusarono sostenendo che
ero socialista. Dissero che ero comunista quando nell’inchiesta a carico del tesoriere del Pds Marcello Stefanini trovai prove a
favore dell’indagato. Ogni magistrato ha le sue idee politiche, ma sarebbe scorretto per la
stessa credibilità della giustizia che le facesse pesare quando giudica» (da un’intervista di Giuseppe Guastella).