Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
D’AGOSTINO
Roberto Roma 7 luglio 1948. Giornalista. Inventore e titolare di Dagospia, il sito dove anche i potenti
della politica e dell’economia sono trattati come personaggi da Novella 2000 (Facci: «Giornalismo allo stato puro») • Diploma in ragioneria, discreta carriera in banca, ha debuttato nel mondo dello
spettacolo come radio disc-jockey di Bandiera Gialla. Nell’85 Renzo Arbore lo ha consacrato come “lookologo” di Quelli della notte, nell’88 ha partecipato all’edizione di Domenica in firmata da Gianni Boncompagni. Nella storia la rissa con Vittorio Sgarbi (cui
dette uno schiaffo) durante una puntata de L’Istruttoria di Giuliano Ferrara (91) • «Durante la mitica trasmissione di Arbore Quelli della Notte, tra i tanti tormentoni, inserì l’edonismo reaganiano urlato come uno slogan politico da corteo, esaltato da cori
di ragazzi, contrapposto al co-mu-nis-mo. “La prima volta che lo usai fu in un articolo per un giornale di moda. Perché sono i cosiddetti ‘femminili’ i giornali che anticipano le tendenze e dove si parla di costume come di
fenomeno sociale, che attraversa la società”. Poi però l’edonismo reaganiano approda a
Quelli della Notte. “Esatto. L’Edonismo reaganiano approda e poi va oltre Quelli della notte, Arbore e le sue gag. Gli addetti alle opinioni di massa ammettono pensosamente
che non è solo un goliardico scherzo catodico. Apre il varco il filosofo Gianni Vattimo,
celebrando la nuova etichetta su La Stampa con un editoriale che si intitola
proprio ‘Edonismo reaganiano’”. All’epoca scrisse: “dal sinistrismo al narcisismo, dal Noi all’Io, dalla sommossa delle Bierre alla mossa delle Pierre”. “Dopo il calvinismo ideologico degli anni Settanta, arrivarono i famosi anni
Ottanta a “sparigliare le carte”. Inizia un nuovo ciclo, quella della felicità individuale, dell’affermazione personale, della fine degli steccati e dei ruoli consolidati. Le
ideologie degli anni Settanta e la morale cattolica imponevano un divieto di
divertirsi ovvero ti assicuravano che ti saresti divertito ‘dopo’ oppure con l’impegno politico. L’edonismo reaganiano ti dava licenza di divertirti ‘adesso’”» (da un’intervista di Maria Corbi)
• «Si è inventato il sito pettegolo più famoso d’Europa, Dagospia. Affibbia soprannomi a politici e potenti, da Cattaneo Kit Kat
a Piermanzo Casini, tanto per citarne alcuni. “Sì, per essere un prodotto fatto in casa, cioè a casa mia e da me stesso, è davvero un bel successo. è che senza pettegolezzo la gente non vive. Hanno ragione gli americani: il
gossip è un rito collettivo, è un fenomeno antropologico. Poi l’Italia tra piazze e caffè è il luogo del taglia e cuci per eccellenza. In fondo il pettegolezzo è raccontare una storia, è fare fiction sulla realtà, dico sempre che Dagospia è una portineria elettronica”» (da un’intervista a Repubblica)
• «Dagospia non appartiene a me, nasce il 23 maggio 2000 con tutt’altri fini. Io non avevo in mente questo. Sulla spinta di Barbara Palombelli che
fu la prima a fare un sito su Web entrai nella Rete. Io non sapevo nulla di
Internet e pensavo solo di aprire uno spazio per un blog, un diario telematico
di costume e società che erano gli argomenti miei, dalle mutande alle feste senza alcuna ambizione.
Di Dagospia avevano bisogno i naviganti, i lettori, che volevano sapere di più e avevano bisogno d’altro. Lo hanno fatto loro. Quando Dagospia è nato ho ricevuto tante di quelle indiscrezioni che riguardavano politica,
finanza, Vaticano, economia. Lo hanno fatto gli altri e io sono diventato il
contenitore. Quando mi spifferarono la notizia di Sonia Raule, direttore di
programmi di Telemontecarlo, fu la palla di neve che è diventata slavina, e giorno dopo giorno cambiò il contenuto. L’unico nome che posso fare, perché è la guida spirituale del sito, è Francesco Cossiga, “noto spione”. I peggiori sono i giornalisti. Loro mi hanno scodellato le polpette avvelenate
e le querele. Brutta razza i giornalisti»
• Il suo maestro è Arbasino? «Mi ha folgorato con Fratelli d’Italia, uno dei più grandi libri di pettegolezzo degli anni Cinquanta-Sessanta. Lì c’è la fiction. Lo slogan di Dagospia è: in un Paese serio Dagospia non esisterebbe. Preferirei fare altre cose. Ho
fatto dai 7 ai 14 anni il boy scout, dai 18 ai 30 il bancario di giorno e il dj
di notte (e l’Estate romana di Nicolini), dai 30 in poi il giornalista, lo scemo in televisione e ho
scritto 9 libri tra cui uno di plastica gonfiabile”. E soprattutto Sbucciando piselli con Federico Zeri... “Sì. Per me è stato un maestro di vita e lo rimpiango, rimpiango la sua morte ogni giorno» (da un’intervista di Alain Elkann) • Sposato da 15 anni con Anna Federici, «erede di una dinastia di costruttori» (Panorama). Un figlio, Rocco • «Sono giornalista, ma non è colpa mia. Faccio la televisione, ma non è colpa mia».