Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CURZI Sandro Roma 4 marzo 1930. Giornalista. Ex direttore di Liberazione, ex direttore del Tg3. Dal maggio 2005 consigliere d’amministrazione Rai
CURZI Sandro Roma 4 marzo 1930. Giornalista. Ex direttore di Liberazione, ex direttore del Tg3. Dal maggio 2005 consigliere d’amministrazione Rai. «Mi piace la vita e per questo sono un comunista» • «Telekabul, simbolo di un tg schierato, di parte. Quando Giuliano Ferrara inventò quella definizione spregiativa, per il Tg3 di Alessandro Curzi arrivò un successo travolgente. Curzi il comunista, senza nessuna macchia nel passato, falce e martello fin da quando portava i calzoni corti. Nessun cedimento» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Facemmo inchieste sulle cooperative rosse. Le dirette da piazza Tienanmen. Scoprimmo e parlammo di Bossi. Il Tg3 era il preferito dai giovani missini. Ho preso il Tg3 al 2% e l’ho portato al 24% di share. Durante la guerra del Golfo una volta superammo il Tg1. Solo l’imbecillità del centro-sinistra smantellò il Tg3» • «Sono nato nel 30, da famiglia agiata. Andavo al Tasso, col mio amico Citto Maselli. Lui mi ha portato a certe idee di sinistra. Miti? Piola. La Lazio. Sono sempre stato laziale nonostante tutto. I comunisti tifavano Roma. La Lazio era la squadra dei fascisti. Nel mio palazzo abitavano tutti fascisti. Il 25 luglio 1943 diventarono tutti antifascisti e buttarono dalla finestra tricolori, quadri di Mussolini, orbaci. Per poco non diventai fascista io. Appena arrivai in Rai mi venne subito in mente quella scena. Quando sembrava che stessimo per vincere venivano da me e mi strizzavano l’occhio» • «Non sono un credente, ma non mi dichiaro nemmeno un ateo. Sono un uomo fragile come miliardi di altri uomini» • «Per fare il giornalista ci vuole tanta curiosità, tanta voglia di cercare, di capire e di essere partecipi di tutto. Non capisco il giornalista che dice: di sport non mi intendo, di giudiziaria non so niente» • Fu espulso dalla sezione Pds del centro storico di Roma quando decise di candidarsi nel Mugello per Rifondazione contro il candidato diessino Antonio Di Pietro • «Io stavo con Ingrao, ma quando Amendola passava dalla mia stanza, mi dava una scoppola sulla testa, con simpatia: “Ciao, ingraiano di merda”» • Con la moglie Bruna Bellonzi si conobbero a Praga nel 49 durante il secondo Festival mondiale della gioventù. Si rividero tempo dopo nella redazione di Gioventù nuova, il mensile diretto da Enrico Berlinguer, dove Curzi era caporedattore. Divennero amici: «Andavamo al cinema e mangiavamo la pizza quando avevamo i soldi». Poi, un giorno sempre a un Festival della gioventù e sempre a Praga il primo bacio: «Che lui mi scocca sulla porta dell’ascensore, a tradimento. Beccandosi un sonoro ceffone, che non s’è mai dimenticato». Nel 54 lui la convinse a sposarlo: «Da allora la mia vita è diventata più divertente, anche se campare con lui è una fatica bestiale». I primi dieci anni di matrimonio vissero in case separate («Per salvaguardare ciascuno la propria libertà») • Una zia lasciò metà della sua casa a lui e l’altra metà alla moglie. Motivo (spiegato nel testamento): «Il carissimo Sandro se la mangerebbe con le mignotte o la regalerebbe al partito» • Grande fumatore di pipa: «Sono contro tutte le forme di limitazione della libertà, dallo spinello alla sigaretta, perché penso che ogni rigido divieto accentui il bisogno di effrazione e di protesta. E non vorrei che arrivassimo al punto in cui sono arrivati gli americani. Ero al ristorante a New York e mi preparavo a gustarmi la mia sigaretta del dopo cena quando si è avvicinato un cameriere alto, robusto, scuro, indubbiamente nero. Mi ha detto con tono di totale, assoluto disprezzo: “Lei si comporta come una donna o come un nero”. E io ho spento la sigaretta» • «Appena sono depresso corro a comprare camicie e cravatte».