Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CUPERTINO
Umberto Sammichele (Bari) 1968. Body-guard • «Istruttore di arti marziali e di body building, fisico scultoreo, aveva lavorato
soltanto nelle palestre della provincia di Bari e nei campi. Faticava per
racimolare i pochi soldi con i quali arrivava a fine mese. Sogno: sposarsi con
la sua fidanzata Francesca Bonerba. Anche lei senza lavoro stabile» (Corriere della Sera) • È uno dei quattro italiani rapiti dai ribelli iracheni il 13 aprile 2003. Gli
altri erano Fabrizio Quattrocchi (9 maggio 1968-14 aprile 2004), Salvatore
Stefio, Maurizio Agliana. Cupertino, come gli altri tre, era andato in Iraq a
fare la guardia del corpo, lo ingaggiavano per assicurare il servizio di
protezione ai privati che erano andati a lavorare laggiù alla fine della guerra tra Stati Uniti e Iraq. I quattro furono rapiti il 13
aprile 2004 e Fabrizio Quattrocchi venne ucciso con due colpi di pistola il
giorno dopo. I sequestratori mandarono alla tv Al Jazeera il video dell’esecuzione, nel quale si vedeva Quattrocchi tentare di togliersi la benda che
gli copriva gli occhi e, poiché il suo boia glielo impediva, lo si sentiva mormorare distintamente: «Adesso ti faccio vedere come muore un italiano». La notizia del video - che da noi non si vide che due anni dopo - suscitò un’enorme impressione e provocò per la prima e unica volta un moto di solidarietà del centrosinistra nei confronti del governo. Molto infastidita risultò invece la sinistra radicale (Rifondazione, Pdci ecc. con i loro giornali il
Manifesto e Liberazione) a cui non piacevano i quattro e a cui risultava
culturalmente incomprensibile la frase con cui Quattrocchi s’era congedato dal mondo. Stefio, Agliana e Cupertino furono poi liberati l’8 giugno dopo 56 giorni di prigionia. Quattrocchi ha ricevuto la medaglia d’oro al valor civile.