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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CUPERLO

Gianni Trieste 3 settembre 1961. Politico. Ds, ex segretario della Figc, ghost writer di Massimo D’Alema. «Laureato all’Istituto Dams di Bologna con una tesi sulle comunicazioni di massa, alto,
asciutto, con gli occhi azzurri, l’erre moscia e i capelli biondi spartiti a metà come la chioma di Robert Redford, un signore piuttosto erudito, sempre
arrovellato, molto attivo, poco noto al grande pubblico perché finora ha fatto solo vita di partito. Dopo aver guidato, infatti, per qualche
tempo la Federazione dei giovani comunisti (trasformatasi poi in Sinistra
giovanile), è rimasto sempre all’ombra del Palazzo: sia perché non è un tipo che ama sgomitare, sia perché non ha la stoffa del leader. Chi lo ricorda alla testa della Fgci verso la fine
degli anni Ottanta ne parla come di un incrocio tra il missionario e il
teatrante. Si presentava nei comizi in giubbotto blu, camicia a quadretti,
sciarpone rosso e ammaliava le giovani compagne delle sezioni con estenuanti e
accorate filippiche in difesa dell’ambiente, a favore della società multirazziale, contro l’industria bellica o le leggi anti-droga. E, oltre a evocare di continuo
Melville, Italo Svevo, Eduardo, Pier Paolo Pasolini e Cesare Pavese, citava
spesso anche lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun. Ha, dicono, una
sbrigliata fantasia e gli son sempre piaciute le frasi di un certo effetto: “L’importante non è avere una tradizione, ma cercarla”, “La politica, più che un mestiere, è una passione”, “Il riarmismo non è più credibile”, “Quel che conta è farsi contaminare”, “Noi vogliamo una società altra, ricca e plurale” o “Basta con le pulsioni puramente eticistiche”. Ma il suo pallino è il conio di slogan e di interrogativi, uno più astruso e incomprensibile dell’altro, con i quali ha infiocchettato i suoi discorsi nelle assemblee della Fgci
e ne ha addobbato i manifesti propagandistici. I detti più famosi, per i giovani comunisti di allora e con buona memoria, restano “I’m IndipendenteMente”, “Controvento ma Non violento”, “Benficenti, tolleranti o solidali?” e “Non lasciarti eutrofizzare”» (Guido Quaranta).