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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CUCCHI

Enzo Morro d’Alba (Ancona) 14 novembre 1949. Pittore • «Uno dei grandi artisti italiani contemporanei. E, a pensarci bene, questa
affermazione può apparire paradossale per un pittore che è stato tra i protagonisti della Transavanguardia (gli altri: Paladino, De Maria,
Chia, e Clemente). Corrente teorizzata da Achille Bonito Oliva alla fine degli
anni Settanta, interpretata da molti come il ritorno glorioso a un nuovo
Espressionismo, all’eccesso individuale frutto della reazione alla freddezza della precedente arte
concettuale. Ma per capire Cucchi bisogna innanzitutto eliminare i luoghi
comuni, fare a meno delle formule, dimenticare, magari, quello che si sapeva
prima e mettersi nelle condizioni di sorprendersi, di abbandonarsi alla
meraviglia. L’esempio è lo stesso Cucchi a fornirlo, quando parla con ammirazione del “clown di Pasolini che, mentre sta per morire, guarda il cielo e dice ‘oh! la nuvola’”. “Se pensi solamente al peso, a quanto può pesare la montagna ti metti paura…” Eccola, la meraviglia. Per questo suo modo di trasferire sulla tela una specie
di incantamento di fronte alle cose, l’artista è stato più volte paragonato al fanciullino di Pascoli. Ma l’occhio di Cucchi più che infantile è rapace. Lo si capisce subito dal modo velocissimo in cui si muove, parla,
osserva e cattura la vita che gli sta intorno. Per questo poi ha bisogno dell’esercizio di disciplina. Per tradurre il suo bottino di caccia in una pittura
che mira all’essenziale e che si basa soprattutto sul gesto del disegno. E così ecco sfatato un altro pregiudizio, quello che vede la Transavanguardia come
felice ritorno alla sensualità della pittura. “Per carità. Io non indugio mai al piacere della pittura. Se fosse così mi andrei a fare una passeggiata. Dipingo con materiali che puzzano, che fanno
male…” Ma allora perché? “Non ne posso mica fare a meno. Lo faccio perché è necessario. è necessario un antidoto all’ignoranza che si diffonde come un virus. Il colore non esiste. C’è il disegno, e poi c’è la luce. Basta così. I grandi hanno basato la loro arte sul disegno. Penso a Giotto, a Masaccio,
soprattutto a Piero della Francesca, che è di una modernità incredibile, ancora oggi sorprendente. Da dove viene la luce della collana
della Madonna di Senigallia? Non si sa mica. E poi Raffaello, uno così bravo da diventare odioso”. Cucchi è un pittore visionario, è un inventore di storie, uno che salvaguarda le leggende di “esserini” - come chiama le sue figure - di animali - gli uccellini di San Francesco, ma
anche i lupi, i cani - e poi di teschi, colline, campane del villaggio, fuochi,
magari propiziatori, navi, boschi, mari. Insomma, tutto ciò che può appartenere all’immaginario di un eterno ragazzo di Morro d’Alba» (Lea Mattarella).