Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CONTI Bruno Nettuno (Roma) 13 marzo 1955. Ex calciatore. Campione del mondo con l’Italia nell’82, campione d’Italia con la Roma nell’83, vicecampione d’Europa (con i giallorossi) nell’84
CONTI Bruno Nettuno (Roma) 13 marzo 1955. Ex calciatore. Campione del mondo con l’Italia nell’82, campione d’Italia con la Roma nell’83, vicecampione d’Europa (con i giallorossi) nell’84. Quinto nella classifica del Pallone d’oro 82, 19° nel 1983. In Nazionale, 47 presenze e 5 gol • «Bruno giocava con il sette, ma lo trovavi spesso a sinistra, dove poteva usare un portentoso piede sinistro. Alla vigilia dei Mondiali un cronista gli chiese: chi sarà il migliore esterno? Io, rispose Bruno, chiamato in quell’occasione Marazico, metà Maradona e metà Zico. Il cannoniere in Spagna fu Paolo Rossi, che vinse anche il Pallone d’oro, ma il miglior calciatore del Mondiale, il più tecnico, il più fantasioso, a detta di tutti e in particolare di Pelè, fu Bruno Conti. Restano nella storia del calcio il suo gol di destro al Perù, una finta su Fillol, un cross per Rossi durante Italia-Polonia. Gioielli indimenticabili. Da allora è per chiunque lo conosca “il campione del mondo” per antonomasia. Ha vinto anche uno scudetto con la Roma e proprio nei primi anni Ottanta ha vissuto la sua stagione più proficua. Gli riusciva tutto. Era poetico e concreto insieme, il numero non era mai fine a se stesso. Ha perso la voglia con Eriksson, che voleva giovani cursori o robot: da svedese non accettava le sorprese e Conti era tutta una sorpresa. Quando dette l’addio al calcio l’Olimpico era pieno e in un angolo c’erano due bambini, Andrea e Daniele. Entrambi calciatori» (Roberto Renga) • «Vivevo a Nettuno, non avevo un buon rapporto con la scuola, giocavo a calcio e baseball, cercavo di aiutare la mia famiglia. Mio padre Andrea faceva il muratore: si alzava alle 4 del mattino e tornava a casa alle 7. Eravamo sette figli e non ci è mai mancato nulla, ma non vivevamo certamente nel lusso. Io e miei due fratelli dormivamo nello stesso letto e per coprirci usavamo anche i cappotti. Nel calcio ero un talento naturale, ma ci sapevo fare anche nel baseball. Ero un ottimo lanciatore. Un giorno bussarono alla porta di casa i dirigenti del Santa Monica: volevano portarmi negli Stati Uniti. Mio padre si oppose: ero troppo piccolo. A 18 anni, dopo una serie di provini in cui Bologna, Roma, Lazio e altre squadre mi avevano bocciato per il fisico esile, mi chiamò proprio la Roma. A 19 anni debuttai in serie A, a 20 mi prestarono al Genoa per fare esperienza. La mia fortuna fu quella d’incontrare Gigi Simoni. è un ottimo allenatore e soprattutto un grande uomo. A Genova conobbi un’altra persona importante: Roberto Pruzzo. Dividevo l’appartamento con lui, Mosti e Chiappara. è uno dei migliori amici. L’altro è Ancelotti» (da un’intervista di Stefano Boldrini) • Alla fine della stagione 2004-2005, molto difficile per la Roma, ha allenato la squadra, salvandola dalla B, portandola alla finale di Coppa Italia e consegnandola al nuovo trainer Luciano Spalletti. è uno dei consiglieri più ascoltati della dirigenza giallorossa.