Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CONCONI
Francesco Ronago (Como) 19 aprile 1935. Biochimico. Rettore dell’Università di Ferrara. Nei primi anni Ottanta fondò il Centro di studi biomedici applicati allo sport, fra i suoi assistiti
Francesco Moser e Manuela Di Centa. Secondo il pm Pierguido Soprani aveva messo
in piedi un vero e proprio doping di Stato (l’ha accusato di associazione a delinquere, frode sportiva, somministrazione di
farmaci pericolosi per la salute, esercizio abusivo di professione, abuso d’ufficio peculato e truffa): nel 2003 è stato assolto da ogni accusa
• «Ferrara era diventata il crocevia dello sport che vinceva, da quando Francesco
Conconi seguiva da vicino, molto da vicino, Francesco Moser. Lo aiutò a conquistare il più feroce, difficile e faticoso dei record del ciclismo, quello dell’ora. Lo aiutò, lo accompagnò letteralmente, che sul velodromo del Messico quasi percorse anche lui tutti
quei chilometri (51,151 per la precisione: divennero anche un vino frizzantino
prodotto da Moser) scandendo i passaggi e consigliando Francesco. Mica solo
Moser: tra i ciclisti divenne un pellegrinaggio il santuario di Ferrara. I
nomi? Li elencano i files e le voci: Bugno e Chiappucci, Berzin e Pantani,
Fondriest e Gotti, Roche e Indurain, già, anche Indurain; e anche Hinault andò a sentire se... Tutti vincenti. Tutti dopati? [...] Del resto che Francesco
Conconi, studioso anche del sangue, avesse praticato l’autoemotrasfusione a certi atleti (Alberto Cova, campione d’Europa, del mondo e olimpico andando in crescendo) non è un mistero. Era una pratica completamente lecita all’epoca: si arricchiva il sangue di un atleta del proprio sangue preventivamente
prelevato. Arricchito chimicamente? Qualcuno ne ha dubitato» (Piero Mei).