Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CONCONI

Francesco Ronago (Como) 19 aprile 1935. Biochimico. Rettore dell’Università di Ferrara. Nei primi anni Ottanta fondò il Centro di studi biomedici applicati allo sport, fra i suoi assistiti
Francesco Moser e Manuela Di Centa. Secondo il pm Pierguido Soprani aveva messo
in piedi un vero e proprio doping di Stato (l’ha accusato di associazione a delinquere, frode sportiva, somministrazione di
farmaci pericolosi per la salute, esercizio abusivo di professione, abuso d’ufficio peculato e truffa): nel 2003 è stato assolto da ogni accusa
• «Ferrara era diventata il crocevia dello sport che vinceva, da quando Francesco
Conconi seguiva da vicino, molto da vicino, Francesco Moser. Lo aiutò a conquistare il più feroce, difficile e faticoso dei record del ciclismo, quello dell’ora. Lo aiutò, lo accompagnò letteralmente, che sul velodromo del Messico quasi percorse anche lui tutti
quei chilometri (51,151 per la precisione: divennero anche un vino frizzantino
prodotto da Moser) scandendo i passaggi e consigliando Francesco. Mica solo
Moser: tra i ciclisti divenne un pellegrinaggio il santuario di Ferrara. I
nomi? Li elencano i files e le voci: Bugno e Chiappucci, Berzin e Pantani,
Fondriest e Gotti, Roche e Indurain, già, anche Indurain; e anche Hinault andò a sentire se... Tutti vincenti. Tutti dopati? [...] Del resto che Francesco
Conconi, studioso anche del sangue, avesse praticato l’autoemotrasfusione a certi atleti (Alberto Cova, campione d’Europa, del mondo e olimpico andando in crescendo) non è un mistero. Era una pratica completamente lecita all’epoca: si arricchiva il sangue di un atleta del proprio sangue preventivamente
prelevato. Arricchito chimicamente? Qualcuno ne ha dubitato» (Piero Mei).