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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

COMPAGNONI

Deborah Santa Caterina Valfurva (Sondrio) 4 giugno 1970. La più grande sciatrice alpina italiana di tutti i tempi. Esordì in Coppa del mondo nell’87, ultima gara il 13 marzo 99. La sua carriera è stata rallentata da alcuni gravi infortuni: nell’88 ai legamenti del ginocchio destro, nel 92 a quelli del ginocchio sinistro,
nel 95 al menisco del ginocchio destro. Ha vinto tre ori olimpici: Albertville
92 nel superG, Lillehammer 94 nel gigante, Nagano 98 ancora nel gigante, con un
argento nello slalom. Tre volte campionessa del mondo: in Sierra Nevada, nel
96, in Gigante; a Sestriere, nel 97, in gigante e slalom. Ha vinto 16 prove di
coppa del mondo: tredici giganti, uno slalom, due supergiganti. In totale è salita sul podio 29 volte. «Papà mi diceva sempre: se hai voglia vai a fare la gara, se poi vinci ancora meglio.
Sennò te ne stai a casa. Il segreto è correre senza pressione, come ho fatto io»
• «A 15 anni andavo male: oddio, male, il giusto, l’esperienza nello sci alpino è fondamentale. E poi io mi buttavo, ero istintiva, scendevo a palla e uscivo» • è figlia di albergatori: «Da piccola volevo fare la parrucchiera perché mi piaceva trafficare coi capelli delle bambole, con quelli di mia mamma Adele.
Dopo volevo diventare una pittrice. Avevo la nonna a Venezia, giravo per le
calli e i campielli e stavo ore e ore dietro gli artisti che dipingevano i
paesaggi, le case, i palazzi, i ponti, col carboncino, con gli acquerelli, con
le tempere. Li guardavo ed imparavo. Mi piace infatti dipingere, appena posso
mi ci metto»
• Albertville 92, oro in SuperG: «La mia Olimpiade più breve, tutto in due giorni: il trionfo e la corsa all’ospedale con il ginocchio rotto». Lillehammer 94, oro in gigante: «Un sogno. La neve, tanta. Le casette nel bosco. Il rispetto per la natura dei
norvegesi. Lì ho davvero pensato: che bello esserci!». Nagano 98, oro in gigante e argento in slalom: «Eravamo isolati, lontani da tutto in un Paese incomprensibile. Avevo l’età giusta e l’esperienza: dal punto di vista tecnico, la mia Olimpiade migliore»
• «Ero in macchina con mio papà, che mi stava portando a una garetta regionale. Ci fermammo in un bar per
vedere lo slalom di Lake Placid. No, a quei tempi non mi immaginavo nemmeno
lontanamente campionessa di sci: sognavo di vincere il trofeo Topolino, non l’oro olimpico.... A Albertville arrivai in pista così in ritardo, che l’allenatore pensò che mi avrebbero squalificata. A Lillehammer faceva così freddo che tra me e me pensai: facciamo ’sta seconda manche e andiamocene al calduccio. Paradossalmente, vincere una
medaglia ai Giochi è più facile che salire su un podio di coppa del mondo: gli atleti sono meno, solo
quattro per nazione»
• «Non ho mai avuto miti, grandi esempi da imitare, Mi piaceva Stenmark, perché anche dopo aver vinto tutto è rimasto un ragazzo semplice. Anche Thoeni» • «A Deborah mancano ottanta centimetri d’intestino: glieli tolse il chirurgo, all’alba degli anni Novanta, intervenendo per rimuovere una gravissima occlusione.
Deborah ha le ginocchia di cristallo, opere d’arte dei restauratori delle cliniche di Lione: il suo infortunio più grave risale all’Olimpiade del 92. Meribel, un crac crudele, un urlo di dolore che attraverso i
televisori raggelò le famiglie italiane. L’integralità del prototipo Compagnoni consiste nel progressivo completamento del
personaggio. Che dai podi sportivi si è mano a mano trasferito nelle dolci normalità dell’essere e del vivere comuni. E giusto per ciò è diventato sempre più facile tifare per Deborah: una sorella, un’amica, una moglie, un’amante» (Carlo Grandini)
• Ha due figli (una femmina e un maschio) da Alessandro Benetton. Vive tra la
casa di Treviso e la baita di Santa Caterina: «Alessandro non è il tipico ragazzo ricco come qualcuno s’immagina. è tranquillo, normale» • «Colleziona pezzi d’arte contemporanea (“Mi sono appassionata grazie a Ale”), scia nei weekend, muovendo come una ballerina classica le ginocchia di
cristallo martoriate dagli interventi, che al freddo scricchiolano paurosamente
ma sono ancora capaci di divine geometrie: “La neve mi dà sempre belle sensazioni”. Se la pista è libera, si butta giù e prende velocità: “Poi disegno qualche bella curva larga da gigante”» (Gaia Piccardi)
• «Qualcuno si è accorto delle fattezze di Deborah Compagnoni ammirandola “back from Polinesia”, giusto il tempo di far stampare e pubblicare il servizio fotografico
propostole da un amico incontrato per caso. Erano immagini di una bella ragazza
rilassata e divertita, felice di un bagno fuori stagione (in pieno nostro
inverno). Tutte le pose erano in assoluto relax, nello scenario schiumato, ma
casto di un oceano che per definizione è pacifico. Quel servizio fotografico non mancò di colpire chi fa poca differenza fra gli indumenti intimi e i costumi da
bagno, dal momento che li produce entrambi. è nata così, senza struggimenti, senza troppe chiacchiere, la proposta della Parah che ha
indotto Deborah a farsi testimone del suo reggiseno Lumière» (Maxim)
• «Di notte sogno sempre le stesse cose: prati verdi, campi di sci. Penso di non
aver mai avuto un incubo in vita mia».