Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
COLOMBO
Gherardo Briosco (Milano) 23 giugno 1946. Magistrato • «Componente del nucleo storico di Mani pulite, brianzolo accompagnato dalla sua
fedele pipa, gli occhiali da vista dalla montatura evidente e i capelli ricci
sempre spettinati. Prima degli anni Novanta era già stato giudice e poi giudice istruttore, titolare delle inchieste sull’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli (il liquidatore dell’impero bancario di Michele Sindona ucciso da un killer su ordine del banchiere),
sulla P2 e sui fondi neri dell’Iri. Ad affiancarlo a Di Pietro era stato Borrelli in occasione del primo
interrogatorio di Mario Chiesa fuori dal carcere: era il 27 aprile 1992, un
lungo e duro interrogatorio di cui i cronisti assiepati all’esterno percepivano le urla (“Io quel nome non lo farò mai!”). Era l’inizio di Mani pulite. Del pool, Colombo sarebbe diventato la coscienza critica,
il più attento nel cogliere i rischi cui l’inchiesta andava incontro, il primo a lanciare una proposta di “soluzione politica” rimasta inascoltata. Il suo bilancio, alla fine, non era trionfale. “È servito investigare sulla corruzione?” gli chiese un giorno un amico giornalista. “Dal punto di vista giudiziario no - gli rispose - non solo non È servita, ma, paradossalmente, È stata un danno. Certi settori sono rimasti totalmente impuniti. La prescrizione
e la lentezza nel ricevere le risposte delle rogatorie internazionali sono
stati grossi ostacoli. Invece, dal punto di vista dell’informazione, Mani pulite È stata importantissima perché ha svelato a tutti che la corruzione era un sistema”. Nonostante un certo disincanto, È stato proprio il “vecchio” Colombo ad affiancare Ilda Boccassini nell’ultimo - e più duro - impegno affrontato dal pool, l’indagine su Cesare Previti e Silvio Berlusconi per le tangenti che la Fininvest
avrebbe distribuito tra i giudici romani. Un impegno che a Colombo È costato anni di lavoro, procedimenti disciplinari, persino un’inchiesta per attentato ai poteri dello Stato finita naturalmente in nulla» (Annalisa Camorani).