Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
COLLI Ombretta Genova 21 settembre 1943. Cantante. Attrice. Politico. Di Forza Italia. Ex presidente della provincia di Milano
COLLI Ombretta Genova 21 settembre 1943. Cantante. Attrice. Politico. Di Forza Italia. Ex presidente della provincia di Milano. Dal 2006 senatore. Vedova di Giorgio Gaber • «Mio padre era cantante, batterista e bassista. Andavamo da una città all’altra, in Italia e all’estero. Mi sentivo una bambina sfortunata, diversa dalle altre. Arrivavo in una scuola dove tutti si conoscevano e io non conoscevo nessuno» • «A 17 anni, quando mio padre disse: “Basta andare in giro”. E io cominciai a lavorare. Ero affascinata dal mondo dello spettacolo. Sapevo centinaia di canzoni a memoria. Cominciai con uno spettacolo sul fascismo che credo sia stato uno dei più clamorosi insuccessi della storia teatrale italiana. Ero veramente giovanissima. E un po’ ignorante. A un certo punto chiesi al regista: “Perché vengo fuori con una camicetta bianca e la gonna nera a pieghe?” E lui: “Ma non posso lavorare con gente così!”. Qualcuno mi disse: “Era la divisa delle ‘piccole italiane’”. E io: “Ma chi sono le piccole italiane?”. Un disastro insomma. Il regista bestemmiava. Io mi facevo il segno della croce. E lui si incazzava sempre di più» • «La prima volta che mi invitò a cena, al momento di pagare il conto, Giorgio Gaber disse: “Paga tu che non ho soldi”. E ho continuato a pagare tutta la vita» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti) • «Il primo tentativo di Ombretta Colli, candidata del Polo alle politiche del 94 dopo che Berlusconi in persona l’aveva pregata di presentarsi, era andato buco. Trombata alle politiche, Ombretta si era prontamente rifatta alle elezioni europee. E nonostante che al Parlamento di Strasburgo brillasse soprattutto per il suo silenzio (“Ma come mai quella cantante qui da noi è diventata muta?”, aveva chiesto una volta un parlamentare inglese all’eurodeputata Fiorella Ghilardotti) Forza Italia l’aveva scelta per un ruolo milanese di grande prestigio. Nella giunta di Gabriele Albertini alla moglie di Gaber era toccata la poltrona di assessore ai Servizi sociali, che la tradizione meneghina della solidarietà rende una delle più importanti e ben finanziate, con un bilancio di quasi 300 miliardi. In più, siccome la signora non voleva neanche sentir parlare di dimettersi dal Parlamento europeo, ecco pronto l’incarico supplementare di addetta ai rapporti internazionali della giunta. Se in Europa Ombretta continuava a tacere, ben più attiva e loquace si dimostrava a Milano, forse anche perché questa volta ad aiutarla era stato messo un ex funzionario regionale, Enzo Zaffaroni, socialista passato a Forza Italia oltre che vecchio amico della famiglia Gaber. Fin dall’inizio l’ex pasionaria Ombretta si buttava sulla linea “legge e ordine”. Faceva blindare la sede del suo assessorato, dove prima tutti entravano liberamente, sostenendo che c’erano troppe brutte facce in giro. “Ma sono i suoi utenti, signora assessore”, le facevano notare desolati i funzionari. Tagliava i finanziamenti all’Opera nomadi “perché i soldi non vanno sprecati” e impediva a 200 barboni di continuare a usare il dormitorio pubblico. E quando si prospettava il problema dei profughi del Kosovo suggeriva di mandarli tutti sul monte Amiata “dove esistono interi paesi disabitati”» (Chiara Valentini) • «Mi avevano chiesto di commentare l’ennesimo episodio di malasanità. Era l’autunno del 93 e Berlusconi non si occupava ancora ufficialmente di politica. Però diceva: “Scendo in campo, non scendo in campo…”. Io risposi: “Se Berlusconi facesse il ministro della Sanità, in questo Paese ci si potrebbe ammalare con maggior dignità”. Berlusconi mi telefonò e mi ringraziò per la citazione. Poi ci incontrammo. A dicembre nacque Forza Italia. E Berlusconi mi offrì una candidatura».