Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

COCCIANTE

Riccardo Saigon (Vietnam) 20 febbraio 1946. Cantante. Autore. Compositore. Studia
pianoforte dopo essere giunto a Roma a 11 anni. Negli anni Sessanta compone le
prime canzoni e nel 72 pubblica il suo primo album, Mu. Con il successivo Poesia (73) e soprattutto con Anima (74, comprendente Bella senz’anima e Quando finisce un amore) ottiene ampia popolarità. Altri successi: L’alba (75), Concerto per Margherita (76, con Margherita), Cervo a primavera (81). Per i testi si affida a Paolo Cassella, Marco Luberti, Mogol (dalla metà degli anni Ottanta) ecc. Per gli arrangiamenti si avvale della collaborazione
di Morricone e Vangelis. Irrilevanti doti vocali, sopperisce con l’interpretazione. Grande successo con Questione di feeling (Mina 85), vincitore del Festival di Sanremo 91 con Se stiamo insieme, deve combattere con quelli che gli rimproverano la facilità melodica e il totale ripegamento sul privato. Come compositore, ha ottenuto
grande successo soprattutto in Francia, a cominciare dal musical Notre Dame • «Ho vinto il festival nel 91, mi sono promesso di non tornarci, almeno fino a
quando potrò permettermi il lusso. Se devi rinverdire il passato, allora ha senso. Ma
Sanremo è un ingranaggio che stritola, non sei più tu. Io voglio essere me stesso, per questo mi sono inventato il mestiere di
compositore» • «Chi lo amava, negli anni Settanta, era convinto che d’amore si può morire. Riccardo Cocciante, di quelle canzoni che spezzavano il cuore, era solo
l’autore delle musiche (i testi erano di Luberti, poi di Mogol), ma cantava Quando finisce un amore e Bella senz’anima con una veemenza e una convinzione che il pubblico faceva fatica a distinguere
il musicista dal paroliere. All’Italia venne la pelle d’oca nel 78, quando Mina inserì Margherita nel programma del suo concerto d’addio, alla Bussola» (Giuseppe Videtti) • «Ho vissuto a Roma tutta la mia adolescenza, dagli 11 anni in poi, appena
arrivato dal Vietnam. Questa Roma così lontana da tutto, dal paese d’Oriente dove ci si vestiva in modo diverso, dove non era mai freddo. A me sembrò una città nordica. Solo col tempo ho imparato a capire che in fondo il romano è ’n pezzo de pane. Cantavo nelle cantine, la musica era tutto per me, ma pensavo
di non essere all’altezza. Vedevo gli altri, alti, belli, carismatici. Io sono timido, piccolino,
la platea m’incuteva terrore. Così accantonai l’idea. Per sbarcare il lunario facevo il segretario d’albergo. Poi ci fu un fatto scatenante che mi convinse a rassegnare le
dimissioni, fu una questione di capelli. Allora portarli lunghi era un simbolo,
un segno d’appartenenza. Io cercavo di tenerli più schiacciati possibile nelle ore di lavoro. Ma un bel giorno il capo ricevimento
mi chiamò e mi disse, Riccardo devi scegliere, sei bravissimo, apprezziamo il tuo lavoro,
ma non puoi restare da noi con quei capelli. Decisi d’istinto. Pensai: mi prendo la liquidazione e per un anno provo a fare il
cantante. Se poi non ce la faccio, taglio i capelli e torno in albergo»
• «Sono rinato quando, tornato a Parigi, ho cominciato a mettere in piedi
Notre-Dame, che all’epoca sembrava assurda a tutti. Perché il musical, fuori da Broadway e dal West End londinese, non ha mai funzionato.
Volevo tornare indietro, recuperare la nostra maniera di fare l’opera, ma in un contesto moderno, mescolando il nostro impeto melodico alle
chitarre elettriche. Notre-Dame mi ha dato l’opportunità di continuare a essere musicista in modo più saggio»
• Nel 2006 in Francia è stato condannato insieme alla moglie a dieci mesi di carcere senza condizionale
per evasione fiscale (ma ha fatto appello): «Non sono una persona che ama evadere. Mi sento molto umiliato. Se c’è una colpa, non è intenzionale».