Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CLEMENTE
Francesco Napoli 23 marzo 1952. Artista • «Ama sperimentare tecniche e materiali sempre differenti - miniatura, affresco,
pastello, mosaico, monotipo, litografia - e indagare ogni genere di tradizione» (Lea Mattarella) • «Ha sempre operato sullo spostamento progressivo dello stile, l’uso indifferente di molte tecniche: pittura, fotografia, disegno, affresco,
mosaico. Il lavoro è accompagnato da un’idea dell’arte nomade ed eclettica che ne fa un protagonista della Transavanguardia. La
sua immagine gioca tra ripetizione e differenza. La prima nasce dall’uso intenzionale di stereotipi e stilizzazioni che portano nell’arte a un apparente concetto di convenzionalità. Infatti tale convenzionalità è appena un dono iniziale per lo sguardo, pronta a variazioni sottili e
imprevedibili che creano nella cosa riprodotta uno spaesamento, una sospensione
temporale e uno stato di rallentamento che portano verso impercettibili
differenze. Dalle opere postconcettuali dei
Senza titolo del 73 alla Stanza dei decori del 75, Coppia d’inganno (murale angolato del 76) o alle Coppie al lavoro del 78, via via fino ai ritratti e autoritratti degli anni Ottanta e alla
grande opera dedicata alla “madre mediterranea” del 98, ha sempre lavorato su una catena di assonanze, analogie visive che
liberano l’immagine da ogni obbligo referenziale» (la Repubblica) • «Se oggi è il loft di Broadway a parlare di Clemente attraverso i suoi quadri e i disegni,
trent’anni fa era la casa in via Calabritto a Napoli a essere letteralmente piena di
fotografie del giovanissimo Clemente. Foto volute ed esposte dai suoi genitori
(il padre, Lorenzo Clemente di Luca, è un magistrato in pensione), che stravedono per l’unico figlio e tengono dietro alle prime pulsioni artistiche pubblicandogli le
prime poesie di ragazzo. Per il resto, la vita di Clemente è eguale a quella di tanti altri figli della borghesia napoletana: il liceo all’Umberto, le vacanze a Capri, qualche sfottò in più del normale per la capigliatura nera e riccia modello pecorella e per una certa
timidezza nei rapporti con coetanei e coetanee. La facoltà di Architettura di Roma è il primo vero passo di Clemente sulla strada che lo porterà al successo. “Roma è stato il luogo determinante per tutto quello che ho fatto nella mia vita”, ricorda Clemente, “lì ho incontrato la prima persona che ha mostrato interesse per le cose che facevo
e mi ha insegnato a pensare”. Si tratta di Alighiero Boetti, artista torinese appartenente al movimento dell’arte povera. L’incontro con Boetti cancella dalla testa di Clemente qualsiasi idea di dedicarsi
agli studi di architettura (non li finirà mai) e gli fa conoscere un modo di vivere e di pensare legato al viaggiare.
Guidato da Boetti, Clemente va in Afghanistan e in India più volte, fermandosi per mesi nei due paesi. L’Oriente, in particolare l’India, l’induismo, i segni grafici legati a quel mondo cominciano a prendere forma nei
disegni che Clemente fa. è versatile, usa l’acquerello, i pastelli, l’olio, così come ferma i suoi lavori su carta, tela o legno. Gli piace anche modellare,
fotografare. Insomma, di tutto un po’, alla ricerca di una strada che forse neanche lui sa bene quale sia» (Antonio Carlucci).