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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CIRINO POMICINO

Paolo Napoli 3 settembre 1939. Deputato del gruppo Dc-Nuovo Psi, di cui è presidente (segretario Gianfranco Rotondi). Dopo l’elezione ha rinunciato al seggio all’Europarlamento conquistato nel 2004 nella lista dell’Udeur. Nella Prima repubblica, deputato dal 76 al 96 (Dc, corrente
andreottiana), ex ministro per la Funzione Pubblica (88-89), ex ministro del
Bilancio (89-93). Prima di darsi alla politica ha esercitato la professione di
medico. Editorialista del Giornale con lo pseudonimo di Geronimo
• Eretto da avversari politici e giornali a simbolo della stagione di Mani pulite
e cioè a incarnazione del democristiano della Prima repubblica, trafficone e corrotto
(’o Ministro). Complici dell’identificazione un sorriso troppo frequente e troppo largo, un eloquio veloce e
napoletano, e anche le vignette di Forattini che lo hanno ritratto
preferibilmente in forma di guitto da avanspettacolo con bombetta, bastone e
gardenia bianca all’occhiello. è però uscito indenne da 40 processi per corruzione, ricettazione, concussione, 416
bis (camorra) e nella maggior parte dei casi per non aver commesso il fatto o
perché il fatto non sussiste. Prosciolto con formula piena anche nella vicenda che nel
1995 lo aveva portato in carcere. Condannato per i 5 miliardi della tangente
Enimont che Sama gli portò a casa come contributo alla campagna elettorale della corrente andreottiana (20
mesi per finanziamento illecito)
• Nelle elezioni europee del 2004, dove si votava con la preferenza, ha visto
confluire sul suo nome 45 mila voti, secondo solo a Mastella (che ne prese poco
meno del doppio) e lasciando il terzo, Armando Veneto, a 16 mila voti.
Risultato in linea con i voti che prendeva prima di Mani pulite • Come ministro del Bilancio (insieme con Guido Carli al Tesoro) ereditò da Giuliano Amato (responsabile del Tesoro nel governo De Mita) un deficit al
netto degli interessi di 38 mila miliardi di lire, riconsegnando ad Amato
presidente del Consiglio un bilancio con un avanzo primario di 8 mila miliardi
di lire • Gravemente cardiopatico, è stato ancora colpito da infarto (era la seconda volta) il 27 marzo 2006. Ha
fatto la campagna elettorale per le politiche del 2006 mandando in giro suoi
video «che parevano girati da bin Laden» • Ha raccontato la sua vicenda in due libri pubblicati da Mondadori: Strettamente riservato (2000) e Dietro le quinte (2002) • «Scrive dense catilinarie sul Giornale. Si firma Geronimo. Ha pubblicato due
best-seller, a un certo punto ha tenuto un corso universitario. Sta con una
biondona, compare su Dagospia, lo fotografano al Billionaire, al Jackie ’O o a Cortina mentre balla con la Santanché vestita tutta d’oro. Ha anche il suo cantante napoletano privato. Si chiama Ciro Mautone, e gli
fa fare le serenate al telefono. Con Mautone e con un altro amico, a nome Volia
Chitis, ha scritto pure una canzonetta
: ’Mbraccio a tte. è stato l’unico a rivelare che Berlusca lo voleva assumere nel suo staff. Ma lui ha detto
no, con l’aria di chi ha scelto la libertà. Non trova pace, avendo nel tempo coltivato il sogno centrista, fondato l’Udr di Cossiga, assecondato il terzo polo di D’Antoni, accompagnato al fallimento elettorale Democrazia Europea, prima di
tentare un inserimento in Forza Italia e confluire nell’Udc» (Filippo Ceccarelli) • «Io sono amico di tutti. Una volta ne parlai con Di Pietro. “Tu non odi nessuno”, mi disse. E io pronto: “è la chiave della felicità”» • Tifoso del Milan: «Quando nel 1983 divenni presidente della commissione Bilancio organizzai la
squadra di calcio del Parlamento. Anche nel football la Prima Repubblica si è sempre dimostrata superiore alla Seconda: noi, infatti, facevamo giocare
soltanto quelli capaci. Non badavamo cioè al nome noto, ma all’abilità tecnica: Mastella, per esempio, era una schiappa e restava a casa, uno come
Veltroni non l’avremmo mai schierato, Casini neppure, perché non sa cosa sia il calcio giocato. Come terzino destro giocava il missino
Gianfranco Fini, che faceva coppia con l’altro esponente della Fiamma, Domenico Nania. C’era poi Francesco Rutelli, che però aveva poca voglia di allenarsi e arrivava sempre in ritardo. Giocava anche
Famiano Crucianelli di Democrazia Proletaria, che mi venne a dire: “I comunisti sono preoccupati. Mi dicono che non posso giocare insieme con i
fascisti”. Si aprì un dibattito. Era un impegno serio: ci allenavamo due volte la settimana, il
mercoledì e il giovedì. Ricordo che una volta, quando ci accorgemmo che il prolungarsi delle votazioni
rischiava di far saltare il nostro allenamento al campo sportivo, facemmo
appositamente mancare il numero legale in aula. Giocammo la prima partita
contro l’Austria a Roma. Siccome è deprimente giocare senza pubblico, chiamai il colonnello Pappa e gli dissi:
convochi gli allievi della Guardia di Finanza in borghese per fare numero.
Quando entrammo in campo, Crucianelli vide quel pubblico di ragazzi con i
capelli cortissimi, mi venne vicino e quasi m’insultò: “Te l’avevo detto: Fini ha fatto venire i fascisti della Giovane Italia”. Vincemmo 1-0, gol dell’onorevole comunista Strada»
• Sposato e separato, due figlie: Claudia e Ilaria.