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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CICOGNA

Marina Roma 29 maggio 1934. Contessa veneziana, produttrice cinematografica di fama
negli anni Sessanta e Settanta • «Lo ammette persino coi giornalisti, basta rileggere certe interviste dei fulgidi
anni Settanta: non ama obbedire (“Non ci sono abituata, non l’ho mai fatto”) e coltiva un’istintiva attitudine al comando (“Dare ordini mi è congeniale, con la gente devo mitigare questa mia predisposizione”). Questione di carattere. Ma anche di radici. I Cicogna sono patrizi veneti
ascritti al Maggior Consiglio dal 1381 per aver partecipato alla guerra di
Chioggia. Insomma, comandano da più di sei secoli. Sua madre è Annamaria Volpi di Misurata e quindi suo nonno era il conte Giuseppe che nel
1932 fondò la Mostra del cinema di Venezia. Simili alberi genealogici raramente producono
borghesi mediocrità: o personaggi destinati a perdersi, prede di oscure depressioni; o protagonisti
assoluti. Lei appartiene alla seconda schiera. Si è data una regola (parole sue del 1971): “Avere una vita piena in tutti sensi e una sufficiente pace interiore per poter
dimostrare qualcosa a me prima che agli altri”. Filosofia rispettata, con un’aggiunta: l’assoluto disinteresse per l’altrui moralismo. Scelse a 18 anni ciò che voleva: studi in America, corsi di cinema e letteratura, insegnanti che
potevano chiamarsi Marguerite Yourcenar. L’essere una nipote Volpi, ricca e bella (bionda, alta, carnosa, occhi verdi, un’ovale antico come la stirpe, un tratto di indicibile eleganza), la lanciò verso la fine degli anni Cinquanta nel cinema internazionale» (Paolo Conti)
• «Il mio amico di sempre Gianni Agnelli ha detto di me: è l’unico uomo di cui ho paura e tanti si sono chiesti cosa volesse dire. Posso
spiegare: ci siamo scontrati su certe conquiste impossibili, donne
inarrivabili, e qualche volta ho vinto io. Per me, tutto comincia dalla testa, è sempre una nuova sfida... L’unico legame lungo è Florinda Bolkan: siamo state insieme dal 1967 per 22 anni, tutta la mia vita
adulta. Ci siamo lasciate quando lei ha cercato la sua affermazione
professionale, io ero, sono, insomma... sono dilagante, faccio tutto io e
rischio di soffocare chi mi sta accanto» (da un’intervista di Barbara Palombelli).