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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CHAILLY

Riccardo Milano 20 febbraio 1953. Direttore d’orchestra. Ex direttore della Concertgebouw di Amsterdam, dal 99 direttore
musicale dell’Orchestra Verdi di Milano, dal 2005 alla guida del Gewandhaus Orchester e dell’Opera di Lipsia • «Con Claudio Abbado e Riccardo Muti fa parte della triade di direttori d’orchestra che onorano il nome dell’Italia nel mondo» (Armando Caruso) • «Le opere liriche in prima serata alla Rai. Pur trasmesse in diretta, con una
buona dose di improvvisazione, ricordo che appassionarono la mia fantasia di
bambino: indimenticabile l’Andrea Chénier di Franco Corelli!» • «Un direttore d’orchestra, quando prepara un’opera lirica o grandi oratori, ha un’attività gestuale che va dalle 6 alle 12 ore al giorno. Per La passione secondo Matteo di Bach, ad esempio, io sto sul podio per quasi 12 ore continuative. Alla fine
c’è una spossatezza fisica totale: non è legata particolarmente alle braccia, anche se il direttore d’orchestra vive con le braccia sospese, c’è pure il fatto di stare in piedi tanto a lungo. Ma è talmente bello farsi trascinare dalla musica che il dolore fisico non si sente.
Il piacere della psiche vince sempre» • «Ci sono corsi di direzione, ma la trasmissione di energia e la capacità di irradiare un’orchestra con la propria carica interpretativa è una cosa che hai dentro. La raggiungi con la gestualità e con lo sguardo. L’orchestra è sensibilissima alla forza dello sguardo: più intensa è la carica magnetica interiore meno hai bisogno della gestualità» • «Ci sono maestri che non conoscono l’esternazione del piacere, che sono funebri sempre come se gli fosse morta l’intera famiglia. Non così Bernstein e Zubin Mehta. Io mi identifico un po’ con questo tipo di reattività espressiva» • «Non vi è dubbio che per la Filarmonica della Scala Riccardo Chailly abbia già preso, almeno nei fatti ma non nel titolo, il posto di Riccardo Muti. Lo dice
il suo ritorno, festeggiatissimo, nei concerti in abbonamento, lo dice un
atteggiamento diffuso alla Filarmonica, per cui il direttore milanese è “il nostro Chailly”. Otterrà dunque anche la direzione musicale del Teatro alla Scala? Secondo una battuta a
lui attribuita, Muti diceva anni fa: “Bisogna vedere chi verrà dopo di me, se barbanera o barbarossa”. Barbanera era Sinopoli, morto nel 2001, una perdita che fece dire all’allora sovrintendente Fontana, secondo quanto ha rivelato l’allora direttore artistico Arcà: “Si è spento il futuro”. Dunque c’è ora barbarossa» (Giangiorgio Satragni).