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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CELESTINI

Ascanio Roma 1972. Autore e attore. «Uno dei rari cantastorie che sfugge alla scuola di Fo, non solo per il suo
inclinare al romanesco quanto per una dizione non personalizzata e senza
implicazioni figurative» (Franco Quadri) • «Inizialmente parlavo come mangiavo. Ho un nonno carrettiere e uno spaccalegna,
una nonna contadina e una narratrice di storie di streghe (il marchio l’ho preso da lei). Mio padre era restauratore di mobili del Quadraro e mia madre
da giovane era parrucchiera di Torpignattara (due quartieri popolari di Roma,
ndr). Però da un certo momento in poi ho fatto mia anche la parlata di quelli da cui mi
facevo dire storie di varia umanità o avventure di guerra, persone capaci di costruire vicende già di per sé teatrali, perché immaginano quello che dicono prima di riferirtelo, come un film vissuto. E ho
preso a fare molto uso delle ripetizioni, che sono importanti per incidere le
immagini. Dopo il primo amore per la chitarra elettrica la svolta ci fu coi
corsi universitari di etnologia e antropologia, con la registrazione delle
esperienze degli anziani di casa, finché trascorsi tre anni dal 95 al 98 nel Livornese e in tutta l’Italia a fare teatro di strada, nei panni di uno Zanni romanesco, raccogliendo i
soldi del pubblico col cappello. Canovacci miei. Cui seguirono gli spettacoli
in proprio, per il pubblico sperimentale, finché il Teatro di Roma in seguito a un concorso sul nuovo teatro indetto da Mario
Martone ospitò all’Argentina
La fine del mondo e nei Luoghi della Memoria Radio Clandestina, un racconto delle premesse storiche e dei fatti dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il lavoro più vicino alla mia sensibilità attuale» • «I racconti dei partigiani per lui sono così epici da evocare le gesta di Ettore e Achille. Sostiene che la cultura popolare
italiana ha subito un freno e un guasto alla fine dell’ultima guerra con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa. È un patito della tradizione orale, legata molto ai gesti, improntata a tutto
meno che alle immagini. Ha cominciato a lavorare in pubblico dal 98 per una
trilogia sulla narrazione orale iniziata con Baccalà, il racconto dell’acqua, e conclusa nel 2000 con La fine del mondo, spettacolo coprodotto dal Teatro di Roma, poi ha intrattenuto il suo pubblico
con Radio clandestina che rievoca i fatti della capitale dalla fine dell’800 ai drammatici giorni del 44 con l’azione a Via Rasella e la rappresaglia alle Fosse Ardeatine» (Rodolfo Di Gianmarco).