Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CASINI

Pier Ferdinando Bologna 3 dicembre 1955. Politico. Dal 2001 al 2006 presidente della Camera.
Nel 2006 eletto deputato per l’Udc. Membro della direzionale nazionale della Dc dall’87, è poi stato tra i fondatori del Ccd. Eletto alla camera già nell’83, 87, 92 (Dc), 94, 96 (Ccd), 2001 (Biancofiore). è laureato in Giurisprudenza • In polemica con l’ultimo segretario della Dc, Mino Martinazzoli, che a suo parere stava portando
il partito nelle braccia dei comunisti, nel 1993 fondò con Clemente Mastella il Centro Cristiano Democratico (Ccd), subito schierato
con la Lega, col Msi e con Berlusconi. Sulla genesi che porterà il Ccd a fondersi nell’Udc vedi BUTTIGLIONE Rocco • «Il bello della politica, che piace per l’aria da bravo ragazzone» (Marilena Bussoletti) • «Maestri democristiani. Il primo è il professor Gian Guido Sacchi Morsiani. Uno dei bon vivant più potenti di Bologna, presidente della Cassa di Risparmio, che usa ricevere al
circolo del tennis dove comincia la giornata e si trattiene fino a ora di
pranzo. è stato il relatore di Casini alla seduta di laurea, tesi su Profili organizzativi del sistema delle partecipazioni statali. Dopo la laurea il primo lavoro, naturalmente nelle tanto studiate
partecipazioni statali, dirigente delle Officine reggiane, carrozzone Efim. In
città malignano che non vi abbia mai messo piede perché fin da bambino la vera passione è la politica. Appresa alla scuola del padre, Tommaso, e del deputato Giovanni
Elkan. “Un anti-comunista cristallino”, lo definisce Casini nell’orazione funebre, nel 97, anche lui raro esempio di democristiano di destra, in
questo distante dall’amico Marco Follini, che si è formato nella segreteria di Aldo Moro. Il secondo maestro è il leader doroteo Antonio Bisaglia, che fa eleggere Casini alla Camera per la
prima volta nell’83, 34mila voti di preferenza a soli 27 anni. Un anno dopo Bisaglia muore in
circostanze mai chiarite (
vedi BOLLATI Romilde - ndr), durante una gita in barca, e il giovane deputato deve cercarsi un
capocorrente. Si affida al nuovo boss: non Arnaldo Forlani, ma il bresciano
Gianni Prandini. Nella squadra di Prandini ai Lavori pubblici, il “ministro d’asfalto”, premio Attila del Wwf, Casini è l’uomo-immagine: nella direzione Dc e poi, con la segreteria Forlani nell’89, responsabile propaganda del partito. La vera base del potere casiniano non
risiede nell’Udc. è nelle banche, nei giornali, nell’amministrazione. Una tela costruita con pazienza. Era un giovane di belle
speranze, segretario di un partitino quasi irrilevante, e la sua storia con
Azzurra Caltagirone era materiale di cronaca rosa. I bacetti sulla spiaggia di
Fregene, il rubabandiera, lo strip del bel deputato sulla barca immortalato da
Eva Tremila. Dopo aver votato contro la norma che permetteva alle coppie di
fatto la fecondazione assistita, scrisse ai giornali per spiegare di credere
nella famiglia nonostante la sua situazione personale: “Siamo tutti uomini difettosi. Nessuno di noi può scagliare la prima pietra. Di certo, non sarò io a farlo”» (Marco Damilano)
• Testimonianza di Arnaldo Forlani: «Ricordo che ero segretario della Democrazia cristiana per la prima volta. Era il
69 e fu la prima volta che lo vidi. Io avevo poco più di 40 anni, Pier Ferdinando era un ragazzetto, conoscevo suo padre, un
professionista di valore e dirigente del suo partito, a Bologna. Lo incontrai
parecchio più tardi, in assemblee del partito. Erano tempi in cui i giovani dc davano vita a
un movimento molto vivace. Lui, mi pare, era della stessa nidiata che
comprendeva Castagnetti, Tabacci, Follini. Ma non ricordo se avesse un ruolo
operativo nel movimento giovanile. Voglio dire che anche da giovane era
piuttosto adulto. Per equilibrio, attenzione ai problemi, moderazione. Forse
preferiva già stare con i grandi, era intraprendente, ma non petulante. Non aveva la smania
di uscire dalle righe, da giovane non era proprio un militante attivo come uomo
di corrente. Non saprei dire con sicurezza neppure se fosse veramente
fanfaniano o doroteo. Era dotato di senso dell’umorismo e rifuggiva dagli aspetti un po’ settari del correntismo. Aveva buoni rapporti con tutti nel partito. Era un
giovane garbato nel tratto, ma con una marcata propensione a una propria
autonomia di giudizio. Quando fui condannato perché ero segretario della Democrazia cristiana (e i colpi erano stati portati
chiaramente in determinate direzioni), la sua è stata una delle poche voci che si sono levate a denunciare viltà e opportunismi vari» (da un’intervista di Cesare Lanza)
• «Stava ancora nella Dc, anno 1993, e già raccomandava al segretario Martinazzoli l’alleanza con la Lega di Bossi e la Destra nazionale di Fini. Il progetto esatto
del Cavaliere, ancora segreto però: allora lo conosceva solo chi frequentava Arcore al sabato. Casini è un berlusconiano. Attraverso vari acronimi dalla Dc è passato all’Udc ma sempre al centro e sempre con Berlusconi è rimasto. Tra Berlusconi e Casini è stato un lungo conflitto a bassa intensità, ma qualche volta persino al moderato è capitato di eccedere. “La finanziaria va cambiata e il Parlamento la cambierà”, disse Pier nell’autunno 2002, poi confidò al Foglio di essersi pentito: “Non ripeterei quella frase”. E infatti nelle successive finanziarie il presidente della Camera ha concesso
di tutto al governo, maxi emendamenti e voti di fiducia compresi.
Conquistandosi così attestati di stima, note di precisazione di palazzo Chigi e incontri, tanti
vertici ufficiali (a contarli una trentina). Nessuna spina è senza rose. Un Natale - galeotto fu Apicella - finirono a cantare insieme
O surdato ’nnammurato. E non si può dimenticare che a Berlusconi Casini ha concesso un privilegio assoluto, inedito
in cinquanta e più anni di storia repubblicana. è stato il primo presidente di un ramo del parlamento a rinunciare al diritto di
residenza, prima andando a incontrare il presidente del Consiglio a palazzo
Chigi, poi addirittura salendo le scale della sua abitazione privata, palazzo
Grazioli. Ma il resto della storia è una storia di sgarbi. Come al congresso di An a Bologna, l’atto di nascita del sub-governo. Casini si presentò il primo giorno ad applaudire Fini, andò via il secondo senza ascoltare Berlusconi, tornò il terzo per fare l’elogio dei “veri partiti” contro la politica di plastica. Vecchio e nuovo, prima e seconda Repubblica,
partiti e imprenditori sono argomenti fatti apposta per far litigare l’uomo di Arcore e il discepolo di Bisaglia e Forlani. Quando Berlusconi se ne
esce con una delle sue - tipo: “I politici di professione hanno solo rubato soldi” - è sempre l’Udc a indignarsi, e sempre Casini a replicare: “Non torniamo all’uomo della provvidenza”. Quando il Cavaliere toglie il filtro ai suoi pensieri è sempre da Casini che arriva il richiamo delle istituzioni. La volta in cui
Berlusconi parlò di “giudici matti” toccò al presidente della Camera interpretare il disagio del Quirinale e confermare
la fiducia alla magistratura. Il giorno dopo Berlusconi fu costretto alla “correzione” e l’implacabile Pier così commentò: “Io non correggo, mantengo”» (Andrea Fabozzi)
• «Casini ha come dote principale la pazienza, somma qualità dorotea ma dote irrilevante allorché si tratta di curvare la storia e di esercitare il carisma, o almeno di spingere
dentro la palla gol. Come dicevano i vecchi aficionados del Comunale di
Bologna, è “brào ma lento”» (Edmondo Berselli) • «Il “sogno di Pier” è quello di diventare il primo segretario del “partitone” del centrodestra. “Intanto, farò come Aznar”. L’ex premier spagnolo è sempre stato un modello per Casini. E ora che anche lui è all’opposizione, vuole emulare l’amico José Maria: andare in giro per il mondo nella veste di presidente dell’Internazionale democristiana, ribattezzata “di centro”. Ma il leader dell’Udc si fregia di un altro prestigioso incarico internazionale che intende
svolgere attivamente ai quattro angoli del pianeta: e cioè quello di presidente dell’Unione interparlamentare (Uip). Casini, in sostanza, è il presidente dei presidenti di tutti i Parlamenti del mondo. E gli spetta
quindi un ufficio di stralusso dentro Montecitorio. Così è stata ristrutturata l’altana del Palazzo dove prima c’erano gli uffici della commissione Esteri e ultimamente quella degli Affari
sociali: terrazzone con vista mozzafiato sui tetti di Roma, stuolo di
segretarie, collaboratori, auto di servizio, scorta e quant’altro per il nuovo status politico-istituzionale di Casini. Il quale ha chiuso
il Consiglio nazionale dell’Udc prospettando per sè un futuro molto più modesto. Ha detto: “Ho servito le istituzioni da presidente della Camera per cinque anni e non mi
sento smarrito né sminuito a continuare il mio lavoro dai banchi di semplice deputato dell’opposizione”. Un semplice deputato un po’ speciale, per la verità. Anche perché Casini lascia la gestione esecutiva del partito al segretario Lorenzo Cesa, ma è sempre lui che guida le danze nell’Udc. E nel Consiglio nazionale è emerso plasticamente. Ma è proprio sulla linea politica che vuole costruire il suo futuro: il vero
obiettivo di medio termine è quello di dedicarsi alla nascita del Partito dei moderati italiani. In perfetta
sintonia con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Il ragionamento che ha fatto
agli uomini più fidati è questo: ci saranno alcuni passaggi da affrontare, a cominciare dall’opposizione dura e pura al governo Prodi. Sarà necessario mantenere e coltivare una compattezza che non c’è stata nella Cdl durante la scorsa legislatura, anche a causa di Follini. E se
tutto andrà per il verso giusto comincerà a sbocciare il progetto della nuova forza dei centrodestra. A questo progetto
Casini vorrebbe arrivare senza strappi nell’Udc, senza spaventare i quadri dirigenti locali e nazionali ancora legati all’idea della vecchia Dc o timorosi di finire nelle fauci del Caimano-Forza Italia.
Anzi sarà necessario accompagnare il partito, tutto il partito, verso questa meta. E chi
non ci sta, come Follini, si metta da parte. Nel suo discorso al Consiglio
nazionale, Casini ha già gettato le fondamenta di questo progetto, della sezione italiana del Partito
Popolare europeo. “Dobbiamo guardare avanti e ciò significa anche evitare la trappola nominalistica delle vecchie casacche
ideologiche e pensare in grande al futuro dell’Italia e dell’Europa”. Per il presidente della Camera “destra e sinistra sono categorie forse rassicuranti ma sempre più vecchie e datate. Sforziamoci insieme di ragionare in modo più aderente alla realtà”. La realtà per Casini è anche quella di riconoscere che aveva ragione Berlusconi su tutta la linea, che
è lui il vero vincitore del 9 e 10 aprile 2006, che Forza Italia è il primo partito italiano e con esso bisognerà fare i conti. Insomma, si parte verso il Partito dei moderati: è questo uno degli elementi cardine dell’accordo che Berlusconi, Fini e Casini hanno stretto in un vertice a casa di
Gianni Letta. Con Casini primo segretario di un “partitone” che potrebbe veleggiare attorno al 45%. Ecco, esserne il primo segretario è il “sogno di Pier”» (Amedeo La Mattina)
• «Ho sette, otto amici che mi seguono da sempre. Ma, forse, è Lorenzo Cesa il mio migliore amico dal punto di vista personale. Con lui posso
parlare indifferentemente di politica o raccontare delle mie vicende private.
Lo conosco da quando avevamo i pantaloni corti, abbiamo vissuto insieme tanti
momenti belli della mia vita e qualcuno anche amaro» • Al termine del discorso di insediamento come presidente della Camera, invocò la bolognese Madonna di San Luca come garante del suo operato • Prima di mettersi con Azzurra Caltagirone è stato sposato con Roberta Lubitch, ha avuto una lunga storia con la nobildonna
siciliana Ferdinanda Stagno d’Alcontres, gli hanno attribuito numerosi flirt (Clarissa Burt ecc.). Ha due
figlie dal matrimonio con la Lubitch (Maria Carolina e Benedetta) e una dalla
relazione con Azzurra Caltagirone (Caterina).