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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CARRÀ Raffaella (Raffaella Pelloni) Bologna 18 giugno 1943. Star della tv. «La trasgressione è più bella in famiglia»

CARRÀ Raffaella (Raffaella Pelloni) Bologna 18 giugno 1943. Star della tv. «La trasgressione è più bella in famiglia». VITA «Da come cammina si capisce che: a) ha fatto danza per molti anni; b) si è molto guardata allo specchio, mentre faceva gli esercizi alla sbarra; c) la bambina alla sbarra era caparbia e decisa a far bene, e così è rimasta. “Però da piccola io volevo fare la coreografa. Come Béjart. Era chiaro nella mia testa che volevo diventare un creatore, più che un esecutore”, e ti racconta di quando giocava con i bottoni sul tappeto persiano della mamma, e sognava che fossero ballerine. Dopo, ha incontrato una maestra che si chiamava Jia Ruskaia - “una donna alta, magra, severa” - che un giorno le fa: “A 28 anni, forse, puoi cominciare a fare la coreografa. Forse”» (Brunella Giovara) • «Dicono che sono nata a Bellaria. E non è vero. Mia madre era di Bellaria. Aveva un bar. La mia famiglia era molto benestante. è inutile che io racconti la favola della piccola Cenerentola che poi ha avuto successo. No, no, non era così. Per me Bellaria era il luogo della libertà, del profumo delle piadine, della gente per cui sono sempre stata la “fiola della Iris”. Mentre Bologna è il luogo dove ho vissuto, il luogo delle fatiche, del dovere, di queste cose qua insomma. Io in televisione ci sono arrivata dopo un sacco di tempo. E prima ero passata dal cinema. E dalla danza. A otto anni sono andata via da Bologna. Per frequentare l’Accademia nazionale di Danza, quella di Jia Ruskaia a Roma, all’Aventino. Sacrifici a non finire, esercizi interminabili, ossessioni. Io che stavo sulle punte da quando avevo tre anni. Da rovinarsi i piedi. Poi a quattordici anni la Ruskaia mi dice che avevo le caviglie troppo piccole. E che avrei dovuto studiare fino a 28 anni. Sono scappata via. Mia nonna amava l’arte, il violino, la musica. Il teatro. Così feci l’esame per entrare al Centro sperimentale di cinematografia. E il corso per diventare attrice. Ero diventata un’attrice. Ebbi una piccola parte ne La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini, nel 1960...» • A quell’epoca le fece la corte, ed ebbe anzi una storia con lei (durata sei mesi e mezzo), il cantante Little Tony, che l’aveva adocchiata nell’estate del 61 sul set del film Cinque marinai e cento ragazze: «Era bbona bbona. Se proprio me lo volete fa’ di’, Raffaella era una bonazza. Be’, diciamo che il seno non era il suo forte neanche allora. Aveva un bel sorriso, certo, e la faccia simpatica. Ma la carrozzeria diventava ’na favola dalla vita in giù. L’ho corteggiata alla morte. Andavo a prenderla con i fiori e l’Alfa duemila che allora ci avevano in pochi. Stavamo a casa di lei col fratello e sua madre era contenta che uscisse con me. Andavamo a passeggiare sull’Appia Antica. No, no non è successo niente. è stato un amore innocente. Lei era molto, come dire, abbottonata. E io so’ un Acquario: se vedo che nun è aria, non faccio l’affondo» (Michele Farina) • «...poi nel 1963 feci I compagni e poi girai Celestina con Carlo Lizzani: doveva essere il 1964. Di lì a poco sarei partita per l’America. Dopo un film che avevo girato con Frank Sinatra. Il film si intitolava Il colonnello Von Ryan. Lo giravamo a Cortina. Venni scelta tra un sacco di attrici famose che avrebbero voluto recitare accanto a Frank. Ma fui presa io. Lui era un gran signore. Molto elegante. Io non conoscevo le sue canzoni. Andavo al juke-box e mettevo i Beatles. Era perplesso. Un giorno mi regalò una collana. Io andai da uno del suo staff e dissi: “E no, se mi regala la collana non va bene”. E loro mi rispondevano: “tu nel fine settimana potresti andare a Roma con Sinatra”. E io rispondevo che non volevo certo fare la donna del gangster. Che io prendevo la mia Mini Morris e tornavo a Bologna da mia mamma. Il cinema non mi convinceva. Andai a Hollywood e me ne tornai presto. Fui presa per un programma che si chiamava Io, Agata e tu. Con Nino Ferrer. Io dissi una sola cosa: “Datemi tre minuti solo per me. Anche padre Rotondi ha tre minuti solo per lui. Perché a me no?”. Io volevo ballare soltanto tre minuti da sola. Punto e basta. Che danni avrei potuto fare? Quella era una Rai di uomini straordinari. Un giorno chiesi di conoscere Bernabei. Me lo fecero incontrare e lui mi disse: “Lei è come la Ferrari. La esporteremo in tutto il mondo”. Da quel momento cominciarono i successi» (da un’intervista di Roberto Cotroneo) • La sera del 69, in cui balla quei tre minuti in Io, Agata e tu «mia madre mi chiama da Bologna in via Teulada e mi dice “Ma ieri sera non eri mica tu…”. E io: “Ma mamma, non mi hai riconosciuta!” E mia madre: “No, ieri sera eri un’altra”» • Tra i suoi programmi: Io Agata e tu (69-70, debutta in pigiama cantando Oh che bel castello in versione shake); Canzonissima (70, scandalo per la sigla di testa Ma che musica maestro: il costumista Enrico Rufini la barda con lacci e laccetti ma le lascia scoperto l’ombelico); Canzonissima (71, lancia due balli: il Tuca Tuca e il Borriquito, vende milioni di copie della sigla Chissà se va e diventa la beniamina dei bambini nei panni di Maga Maghella, streghetta pasticciona che legge oroscopi strampalati); Milleluci (74, a fianco di Mina con la regia di Antonello Falqui, è una lotta a colpi di zatteroni, talento e trovate registiche)... • La Carrà era più bassa di Mina di quindici centimetri (un metro e 60 contro un metro e 75), il costumista Corrado Colabucci pensò allora di farle calzare un paio di zatteroni e Mina si impuntò di brutto: «Sono di moda, li voglio anch’io». Il regista Antonello Falqui però gliene fece comprare due paia: uno più alto, per le prove, uno più basso, per le riprese. Contava sul fatto che Mina, di solito agitatissima prima di entrare in scena, non avrebbe notato la differenza. E infatti non la notò • In Milleluci il caschetto biondo e liscio della Carrà veniva contrapposto alla capigliatura tutta riccioli di Mina. Il caschetto biondo della Carrà era stato studiato e preparato dal parrucchiere di Mike Bongiorno Cele Vergottini, di Milano, che ne aveva studiato uno non dissimile per Caterina Caselli (il parrucchiere Rolando, oggi: «caschetti perfetti per loro due, osceni per chiunque altro»). Nel 2005 fu chiesto alla Carrà se non fosse il caso ormai, dopo trent’anni, di pensare a qualcosa di diverso, magari i ricci o l’abbandono del corto: «Ma io credo nella pulizia di una linea, così come in quella di un programma televisivo, di un comportamento. Pulizia! Se ti trovi bene pettinata cosi, allora non devi cambiare. E a me non sono mai piaciuti il rococò e il barocco, i troppi gioielli, l’eccesso» • ... Canzonissima (74, è l’anno dei balletti più scatenati, della canzone hit Rumore e dei duetti con Topo Gigio che cerca sempre di saltare dentro la sua scollatura più generosa che mai); Ma che sera! (78, Come è bello far l’amore da Trieste in giù è l’indimenticabile sigla che segna il ritorno di Raffa in tv dopo 4 anni di assenza. Accanto a lei: Alighiero Noschese, Paolo Panelli e Bice Valori); Fantastico 3 (82, la sigla Ballo, ballo sono un guerriero... è quasi uno slogan per l’ennesimo ritorno in tv dopo l’ennesima trionfale tournée oltre Oceano); Domenica in (86, un ruolo sempre più da intrattenitrice); Pronto Raffaella (83-85, lacrime, telefoni, fagioli e miracoli in diretta. Un trionfo)... • Raffaella stava con Gianni Boncompagni e Boncompagni inventò il gioco dei fagioli (il programma andava in onda a mezzogiorno, fascia oraria la cui importanza era stata scoperta da poco e che fino a quel momento era presidiata da Canale5): il pubblico doveva indovinare quanti fagioli conteneva il barattolo di vetro che appariva in primo piano sullo schermo. «Raffaella compie anche qualche miracolo: una madre confessa in diretta che sua figlia, affetta da disturbi della parola, riesce a pronunciare “Raffaella, ti amo”» (Aldo Grasso). Successo enorme con punte di share del 40 per cento • «Sono stato con lei dieci anni, tre di più che con mia moglie. Lei era una stakanovista. Io lavoravo molto poco. Lei si arrabbiava perché io guadagnavo il doppio di lei» (Gianni Boncompagni) • «Al tempo di Pronto? Raffaella, hanno scritto che facevo i miracoli, che ero diventata come una madonna, che aspiravo a essere considerata la santa della televisione. Quando mai! Faccio ciò che posso. E poi, “gutta cavat lapidem”, come direbbe Bonolis che ama le citazioni colte» • Dopo aver lasciato Boncompagni, si è messa con Sergio Japino, coreografo: «Un giorno, durante una prova... Le stavo indicando un movimento di danza, le tenevo un braccio intorno alla vita. Ci siamo guardati negli occhi: è finita la musica e abbiamo continuato a guardarci a lungo, in silenzio» (Japino a Emilia Costantini) •...Raffaella Carrà show (88-89, su Canale5)... • Per passare alla Fininvest si fece dare sette miliardi (contratto di due anni) • «Quando Silvio Berlusconi giocava duro per imporre le sue televisioni, le mandò a casa un bracciale di Bulgari per convincerla a lasciare la Rai. Lei non cedette, rimase ancora tre anni nella tv di Stato, ma si sfiorò la crisi di governo sul rinnovo del suo contratto. “Me la ricordo eccome quella sera. Stavo mangiando davanti al telegiornale, avevo una forchetta piena di spaghetti. Rimase a mezz’aria, sul video c’era il presidente del Consiglio Bettino Craxi che gridava: “Il contratto della Carrà è una vergogna per gli italiani!”. I socialisti, loro sì, mi hanno fatto la guerra”. Correva l’anno 1984 e Raffaella Pelloni in arte Carrà (un nome datole da Davide Guardamagna, autore tv stufo di sentirla chiamare Belloni o Palloni dai tecnici con cui girava i primi sceneggiati, negli anni Sessanta) stendeva al tappeto due pesi massimi come Silvio e Bettino. Il primo dovette aspettare il 1987 per conquistarla sul serio alle insegne della Fininvest e il secondo, allora vincitore di tante battaglie, fu battuto dal partito Rai» (Barbara Palombelli) • Terminata l’esperienza in Fininvest e dopo un Fantastico (1991) entrato negli annali perché per la prima volta Roberto Benigni si esibisce in uno dei suoi famosi corpo a corpo (chiama il sesso maschile in tutti i modi possibili, si butta per terra e tenta di infilare le mani sotto le vesti di Raffaella, ecc.), va in Spagna dove il suo Hola Raffaella spopola. Parla, tra l’altro, uno spagnolo assai curioso (è poliglotta, spedita in francese e in inglese), che le suscita l’affetto di tutti. Amicissima dei reali, che le chiedono di andarli a trovare ogni volta che può • Al rientro in Italia annuncia una trasmissione di nuovo tipo, si rifiuta di anticipare alcunché a qualunque giornalista, obbligo di top secret per tutti, prove blindate eccetera. E in effetti, la sera di giovedì 21 dicembre 1995, il pubblico italiano vede nascere non solo un programma mai visto prima, ma un genere, per l’Italia, del tutto nuovo: è Carràmba che sorpresa, programma basato sulle lacrime dei riconoscimenti, delle ricongiunzioni e dei sogni realizzati in diretta che sarà largamente ripreso in decine di altri modi sia in Rai che in Fininvest (in Rai, da ultimo, Il treno dei desideri con Antonella Clerici e in Fininvest C’è posta per te con Maria De Filippi e Stranamore con Alberto Castagna e, alla morte di questi, con Emanuela Folliero). Il format viene dall’inglese Surprise! Aldo Grasso: «La conduttrice coinvolge in diretta gli ospiti e il pubblico in sorprese e avvenimenti inaspettati, architettati insieme a un complice, il “gancho”. Incontri tra parenti che non si vedono da decenni (e che si sciolgono in pianti torrenziali) e sogni di gente comune esauditi in studio...» • Nel 1999, Raffaella celebra i trent’anni di carriera col disco Fiesta. A chi lo compra viene regalata una statuetta che riproduce la sua icona su un piedistallo blu: caschetto biondo, abito lungo spagnoleggiante fucsia, mano sinistra sulla vita, braccio destro lungo il fianco, la soubrette porta leggermente la gamba sinistra in avanti, nella posa in cui si fa trovare dai telespettatori quando inizia la diretta e le luci si concentrano su di lei • Nel 2001 arriva la conduzione del Festival di Sanremo, con Gianfranco D’Angelo. Anche se ha lasciato Japino da quattro anni (la notizia è stata data ai giornali con un comunicato nello stesso giorno in cui entravano in vigore le nuove norme che tutelano la privacy), se lo porta al Festival e gli fa guadagnare più di un miliardo di lire (lei ne prende uno e 250 milioni). Gai Mattiolo le prepara 14 abiti di scena e 50 per il dopo Festival, il prezzo è di 150 milioni, ci lavorano quattro sarte e tre vestieriste, Mattiolo è impegnato a realizzare pezzi unici, che cioè non potranno mai più essere replicati. La critica arriccia il naso: «Sembra una mini Barbie», (Elsa Martinelli), «Abiti sempre fuori luogo, inadatti alla situazione del momento», eccetera. Mattiolo: «La Carrà è un monumento nazionale, e se persino la Cappella Sistina suscita critiche, perché non lei?. Le ho anche eliminato le spalline dagli abiti, anche se ho visto che di nascosto continua a usarle. Ha dei tabù incomprensibili: non vuole scoprire il collo, le spalle e le braccia» • Nel 2006, su Raiuno, ha condotto Amore, dieci puntate che si proponevano, attraverso servizi, ospitate eccetera, di spingere gli italiani ad adottare, a distanza, bambini del Terzo mondo. Raffaella, che non si è mai sposata e non ha figli («all’inizio della mia carriera non volevo bambini: non mi andava di fare la star che gira il mondo con il panierino. Ho provato a quarant’anni, la natura mi ha detto no»), ne ha adottati fino ad ora sette. La trasmissione non è andata bene, la Carrà ne ha incolpato l’allora direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, che, a suo dire, «non ama i bambini» • Giorgio Panariello tiene sempre nel suo camerino una statuina con le sembianze di Raffaella Carrà • Nancy Brilly ha un paio di scarpe con tacco di 19 centimetri che appartenevano a Raffaella Carrà. COMMENTI Secondo Platinette, mito degli omosessuali: «Vestita da regina, con quei capelli così platino e lacca. Oltretutto è simpatica, capace di ridere di se stessa» • «è un’opera d’arte, a prescindere dai programmi che fa» (Fabio Fazio) • «Signora assoluta della nostra televisione maschilista, regina di lussuosi spettacoli sempliciotti ma mai maldestri, fata della bontà talvolta lacrimosa ma mai volgare. è la diva della famiglia italiana, e la famiglia in Italia non c’è più, per lo meno quella televisiva, neppure nella pubblicità» (Natalia Aspesi) • «Sono di coscia grossa, coscia emiliano-romagnola. Il mio modello sono sempre state le cosce di Raffaella Carrà» (Siusy Blady) • «è stata dichiarata sito archeologico, si può entrare solo con piccone, casco e guida» (Roberto D’Agostino) • «Per quanto riguarda le persone anziane, penso che la tivù abbia veramente migliorato la qualità della loro vita. Una volta i vecchi soli se ne stavano in casa, seduti a fissare le crepe del muro. Adesso si guardano la Carrà. Sempre crepe sono, ma almeno in movimento» (Antonio Ricci) • «Pippo Baudo, ma femmina» (Brunella Giovara). POLITICA «Anche io ho il mio partito, il partito della gente. E allora i politici ci hanno sempre pensato due volte prima di andare contro i milioni di persone che mi aspettano davanti allo schermo» • «Sono una donna che si gioca le sue carte, e non lascia che gliele giochino gli altri». VIZI Odia i reality e a chi le ha proposto di condurli ha risposto: «Non sono capace» • Dieta: mangiare una volta al giorno e libertà nel weekend (compresa la pasta). Ginnastica: piccoli movimenti “giusti” per tenere il corpo sempre in stretch. Rilassamento: giocare a tressette ad ogni pausa di lavoro • «Ho sempre avuto il complesso della bocca molto carnosa» • Ha il dentista a Madrid.