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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CAPIROSSI

Loris Castel San Pietro (Bologna) 4 aprile 1973. Motociclista. Corre nella MotoGp con
la Ducati. Ha vinto tre titoli mondiali: due nella 125 (Honda) e uno nella 250
(Aprilia). «I miei genitori, che non avevano mai fatto debiti in vita loro, hanno ipotecato
la casa per farmi correre. Se io non avessi sfondato oggi saremo ancora tutti lì a pagare» • «Loris Capirossi è un coraggioso maturo. Un folle equilibrato. Un passionale tranquillo. Un buono
che se gli saltano i nervi sono guai. è il lato A e il lato B dello stesso disco: un rock violento, oppure una ballata
che ti scioglie dentro. Dipende da come lo giri» (Benedetto Ferrara) • «Ricordate Ercolino? Sì, quel pupazzo goffo che qualsiasi colpo ricevesse, un pugno sul naso, una
sberla, un calcio nel fondoschiena, si piegava e poi tornava sempre nella
posizione originaria? Il paragone non sembri irriverente, ma Loris Capirossi
somiglia moltissimo a Ercolino. Nella sua lunghissima carriera di pilota
motociclista di colpi ne ha ricevuti a centinaia. Ha rischiato la vita più volte, si è fratturato mani e piedi in decine di occasioni, è anche svenuto ai box dal dolore dopo una gara conclusa al terzo posto (accadde
ad Assen nel 2000) con quattro fratture nella mano destra. Disavventure di
percorso, dice lui. Che in cambio dallo sport, comunque, ha avuto molto: una
magnifica casa-castello in Romagna, un appartamento a Montecarlo, soldi,
denaro, fama» (Enrico Biondi)
• «Io sono il Del Piero delle moto. Siamo due campioni che stanno dietro le quinte,
non rompono mai le balle e quando si sfogano, raramente, dicono le cose come
stanno. E poi siamo sempre vivi: lui c’è, io ci sono. E nessuno ci butterà mai giù» • è sposato con una ex modella finlandese: «L’importante è innamorarsi di una donna intelligente. Noi piloti siamo persone strane, spesso
intrattabili. Avere accanto una donna che ti capisce è fondamentale. Ma capirti non vuol dire assecondarti sempre. Io e Ingrid siamo
due teste dure, due arieti dell’anno 73. Siamo molto competitivi ma poi, alla fine, nel nostro rapporto vince
sempre l’equilibrio».