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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CAPANNA

Mario Città di Castello (Perugia) 10 gennaio 1945. Politico. Leader del Sessantotto • «Storico leader alla Statale, ritratto in mantello nero e megafono in mano, amico
di Cohn Bendit, Sofri, Viale e Rudi Dutschke, compagno di Marco Boato, allora
ufficiale di collegamento con Trento» (Jacopo Iacoboni) • «Si iscrive all’Università Cattolica di Milano grazie all’interessamento di un prete del suo paese. Dopo l’occupazione della Cattolica da parte degli studenti (novembre 1967), viene
espulso dall’università con Luciano Pero e Michelangelo Spada. Si iscrive alla Statale diventando ben
presto il leader degli studenti. Il 7 dicembre 1968 guida la contestazione alla
prima della Scala. Quella sera è in cartellone il Don Carlo di Giuseppe Verdi. Il teatro è presidiato da duemila poliziotti che vestono elmetti e cappottoni. Da quattro
giorni la città è effervescente, indignata per la repressione poliziesca della rivolta in uno
sconosciuto paese lontano, giù al Sud, ad Avola: due morti, più di venti feriti. Operai delle grandi fabbriche hanno scioperato, studenti
adolescenti hanno occupato le scuole. Il Movimento studentesco, con un tam tam
di telefonate, manifesti e volantini, mobilita centinaia di giovani che
occupano la Galleria. Capanna, alto, con la barba e il megafono, li arringa. Va
addosso ai poliziotti: “Siete tutti meridionali! Avete sparato sui vostri padri, sui vostri fratelli
meridionali! Il potere vi usa, ribellatevi!”. Nel drappello di poliziotti immobili sottoposti al suo megafono, uno mostra
segni di cedimento. Lo studente Capanna, alto e grosso, lo abbraccia. Il
poliziotto accetta l’abbraccio e gli mormora: “Io so cosa vuol dire, io sono di Lentini”, paese siciliano vicino ad Avola. In seguito diventa deputato ed
europarlamentare di Democrazia proletaria. Pronuncia un discorso in latino al
Parlamento europeo» (diario)
• «Se non vi erano momenti di lotta o di assemblea erano momenti bellissimi di
svago, di amore, di gioia di stare insieme. è vero, noi ci siamo divertiti da pazzi anche se le lotte furono faticose e
costarono prigione, processi e denunce. Però era impagabile. Quella che nel Settecento veniva chiamata la felicità pubblica che si ha quando le persone si mettono insieme. Ognuna pensa con la
propria testa, ma si agisce insieme» (da un’intervista di Alain Elkann)
• Ha passato poi il resto dei suoi giorni a spiegare o rievocare quel periodo.
Parecchi libri, soprattutto Formidabili quegli anni (Rizzoli) e Lettera a mio figlio sul 68 (Baldini e Castoldi).