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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

CANNAVÒ

Candido Catania 29 novembre 1930. Giornalista. Ex direttore della Gazzetta dello Sport
(per vent’anni) • «I miei inizi appartengono a un’epoca in cui erano possibili le favole. A 5 anni sono rimasto orfano di padre, e
mia madre si è trovata a mantenere sei figli, tre maschi e tre femmine. Era una grandissima
sarta, nel 24 lei, donna siciliana, andava a Parigi. Nel dopoguerra la
situazione a Catania era gravissima, non sono mancati i periodi di fame, però vendendo le case di proprietà, mia madre è riuscita a farci laureare tutti. Io quasi: ho seguito il corso di laurea in
Medicina, per quattro anni. In quel periodo amavo molto l’atletica leggera, la studiavo anche, mi ero formato una certa competenza,
leggevo l’americano Comstock, allora un mito dell’atletica. Così un giorno all’università uno del giornale La Sicilia mi invitò a scrivere qualcosa. Ho iniziato nel 1948 a pubblicare, ai tempi dei Giochi di
Londra, pezzi su Consolini, la staffetta giamaicana. E chi se la dimentica la
busta blu del giornale con le 18.000 lire?»
• «La Gazzetta. Che storia! Spedisco nel 54 una domanda a Gualtiero Zanetti, alla
redazione romana, direttore era Ambrosini: mi piacerebbe lavorare per voi da
corrispondente. Risposta: no. E scelgono un altro. Il corrispondente preso al
posto mio è anche segretario del Catania calcio, mica una roba bella. Fatto sta che rimane
implicato in uno scandalo legato all’arbitro Scaramella. Finiscono in B per corruzione l’Udinese di Selmosson e il Catania, e lui viene cacciato. L’indomani stesso si fa vivo Franco La Ganga, il temuto segretario della Gazzetta:
“Se può venire, saremmo lieti”»
• «Ero una figura atipica per la Gazzetta: funzionavo da corrispondente-inviato. Ma
mi volevano fisso con loro in redazione. Prima chiamata nel 1962 quando Gino
Palumbo passa al Corriere della Sera diretto da Alfio Russo come caporedattore
allo sport. Vieni a Milano? Ho due figli piccoli, dico no. L’ultima chiamata è del capodanno 1981, mi telefona Palumbo, dal 1976 direttore della Gazzetta.
Vieni a Milano? Scatta un consiglio di famiglia, mia moglie Franca, milanese,
stava benissimo a Catania, lei è diplomata in danza spagnola, aveva aperto una scuola. Ma il voto dice: va bene,
si va. Da caporedattore della Sicilia passo a vicedirettore della Gazzetta di
Palumbo e tocco il tetto del cielo. Nel marzo 1983 divengo, dopo alcuni mesi da
condirettore, direttore effettivo» (da un’intervista di Andrea Aloi)
• Oggi continua a scrivere sulla Gazzetta di cui è editorialista.