Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CANNAVARO
Fabio Napoli 13 settembre 1973. Calciatore. Dal 2004-2005 alla Juventus, ha subito vinto lo scudetto. Ha giocato
anche con Napoli, Parma, Inter. Nomination al Pallone d’oro nel 98 e nel 2005. Capitano della Nazionale. Campione del mondo in Germania
nel 2006, manifestazione di cui è stato protagonista assoluto. Il telecronista di Sky, Fabio Caressa, pronunciava
il suo nome con un’enfasi tutta speciale che i giornali hanno anche tentato di rendere graficamente
(«Kànnavaaroo!»). L’impenetrabilità della difesa azzurra (due soli gol, uno su autorete, l’altro su rigore) è soprattutto merito suo. La finale del 9 luglio ha coinciso con la sua centesima
partita in azzurro. Sempre sorridente e sicuro di sé. Dopo averla alzata in mezzo al campo nel tripudio della folla, se è portato la coppa in albergo a Duisburg e ci ha dormito insieme al figlio
Christian di 7 anni. Il modo con cui ha tenuto tranquilla la squadra è stato sintetizzato dal difensore Barzagli, che, dopo esser subentrato a
Materazzi contro l’Australia, ha raccontato: «All’ingresso in campo, Cannavaro m’ha detto: vieni, vieni che ci divertiamo. Eravamo 10 contro 11». Dopo, Barzagli ha detto ai cronisti di aver giocato tranquillo: «Tanto se sbagliavo c’era Fabio»
• «Cannavaro esordisce sui campi in terra battuta del rione della Loggetta, a
Piedigrotta, all’ombra del San Paolo. A 8 anni è nella squadra dell’Italsider di Bagnoli. A 14, stopper della primavera del Napoli, gioca in
amichevole contro la prima squadra ed entra in scivolata su Maradona. “Tu si’ pazze!” lo rimprovera un dirigente. Ma El Diego lo difende: “No, bravo, così si fa”. Aggiunge il magazziniere Tonino Albano, suo padre putativo: “Ricordati Fabio che tu sei un difensore, e quindi devi picchiare, non farti
picchiare”. Lui però ha sempre giocato sull’anticipo. Come il suo maestro, Ciro Ferrara. Molto amici, i due danno vita a una
scena memorabile a Wembley, qualificazioni per Francia 98, Inghilterra-Italia 0
a 1, quando disorientano Shearer e McManaman scambiandosi indicazioni in
napoletano stretto: “Chiappa ’a chillo! Piglia ’a chill’ate!”. Come Ferrara, investe in pizzerie. A Napoli torna quasi ogni lunedì, ha comprato casa in via Petrarca sopra Posillipo, cena da Cicciotto a
Marechiaro, il suo mare non è come per molti colleghi la Polinesia ma Ischia e Positano, ama Pino Daniele,
gira sulla Harley Davidson di Alessandro capo dei fedayn della curva B, sul suo
sito Internet (tradotto in giapponese) si fa fotografare sul gozzo degli amici
pescatori. Napoletana è anche la moglie, Daniela. L’invidiatissima signora non è la donna che gli stereotipi vorrebbero accanto a un calciatore. Non fa la
Velina, non studia da soubrette, non cerca pubblicità. è la fidanzata della giovinezza, carina, bionda, il viso rotondo. Daniela è molto gelosa. “Le altre donne neanche le guardo” assicura lui. Il massimo della lussuria che dichiara è lo specchio: “Mi piacciono i miei occhi. Se sono vanitoso? Come tutti gli altri calciatori.
Ormai gli spogliatoi sono pieni di beauty con le cremine”. Forse un po’ più di altri, a giudicare dalla copertina di Cosmopolitan, su cui ha posato nudo» (La Stampa)
• «Per me, da quando è alla Juve, è una bella sorpresa. Ci ho giocato contro e mi pareva che avesse, con tutti i
pregi del forte marcatore - abile nel gioco aereo - delle difficoltà a terra, nell’uno contro uno. è una sensazione che mi portavo dentro quando ci giocavo contro. Avversario
forte, leale, tipico difensore italiano, che vuol dire esperto di reparto. Poi,
all’Inter non è che abbia fatto cose memorabili… Ma quello che non vedono occhi comuni lo notano i grandi esperti. Capello lo ha
voluto fortemente a Torino, e adesso capisco perché. Il mister capiva le potenzialità di un giocatore forte che poteva diventare grandissimo. Lo ha fatto notare
anche Galliani, dicendo che se l’Inter non lo avesse venduto alla Juve, il Milan nel 2004-05 avrebbe vinto lo
scudetto. Ci tenevo a dire che mi sono sbagliato sul conto di Fabio Cannavaro,
e lo faccio con grande piacere. Il rispetto per come interpreta il ruolo del
difensore (forte) lo meritava da tempo, per le buonissime prestazioni a Parma e
nella Nazionale. Alla Juve si e guadagnato la stima da grandissimo campione» (Zvonimir Boban)
• «Difficile trovare una sua foto senza un sorriso: forse dopo Francia-Italia,
quando beccò quella gomitata da Guivarc’h, quattro punti in faccia. O dopo il Golden gol di Trezeguet all’Europeo. In ogni caso, uno spot per il calcio, anche per i suoi normalissimi 176
centimetri» (Giuseppe Smorto) • Alla vigilia del Mondiale, una sua azzardata dichiarazione in difesa di Moggi è stata duramente repressa dal commissario Guido Rossi, che ha minacciato di
togliergli la fascia di capitano e addirittura di farlo rientrare in Italia.
Cannavaro fece pubblica ammenda il giorno dopo. Con la conquista del titolo,
tutto dimenticato.