Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CALTAGIRONE
Francesco Gaetano Roma 2 marzo 1943. Costruttore. Editore (Il Messaggero, Il Mattino, il Gazzettino di
Venezia, il Corriere Adriatico, il Quotidiano di Puglia, Leggo). Dal 2006
vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena • «È l’unico dei giocatori ad avere un grande network di relazioni — sostanzialmente bipartisan — e il denaro sufficiente per partecipare a qualunque tipo di progetto» (Il Foglio) • Dopo l’acquisto per 120 milioni di euro della maggioranza della Sep, la società editrice del Gazzettino di Venezia, È il terzo editore italiano di quotidiani, dopo Rizzoli e gruppo L’Espresso. Ha scavalcato anche Riffeser Monti. «La capogruppo È la Caltagirone spa, una delle ultime holding finanziarie del listino e centro
del reticolo di partecipazioni che vedono la presenza di quattro aziende
quotate (Cementir, Vianini Lavori, Vianini Industria e Caltagirone editore).
Alla testa della piramide societaria c’È lui, il capostipite, Francesco Gaetano, che detiene il 100 per cento di Fgc.
Alla holding fa capo Vianini Lavori primo acquisto oltre il core business
iniziale, quello immobiliare e Vianini Industria che produce traverse per le
linee ferroviarie e tubazioni in cemento armato. A Piazza Affari È presente anche Cementir: comprata nel 92 dall’Iri, ora È uno dei produttori leader mondiali nel cemento. Dopo le costruzioni e il
cemento, È stata la volta dello sbarco nell’editoria. Nel 96, dopo la parentesi del Tempo, Caltagirone È diventato proprietario del Messaggero di Roma e del Mattino di Napoli. Nasce
così Caltagirone editore, che ora raggruppa la concessionaria Piemme e i quotidiani
Leggo, Corriere adriatico e Quotidiano di Puglia. Lo sbarco al Nord era stato
tentato pre-Gazzettino, con un sondaggio sulla proprietà della Stampa, nella fase più difficile della crisi Fiat, e con una incursione nell’azionariato di Rcs, da cui con una mossa abile Caltagirone uscì quando si rese conto che la sua contiguità a Stefano Ricucci nel contropatto di Bnl, potesse essere equivocata e
interpretata come una alleanza di sistema che lo vedesse parte interessata alla
scalata di Rcs» (Il Foglio)
• Presente, con i Benetton e la Pirelli, anche in Eurostazioni, il consorzio che
possiede il 40 per cento della società Grandi Stazioni, che gestisce i 13 principali scali ferroviari italiani, unico
asset davvero ricco del sistema ferrovie. L’amministratore delegato di Grandi Stazioni, Enrico Aliotti, È stato scelto proprio da Caltagirone. Per via dei patti parasociali, la gestione
di Grandi Stazioni È in capo al socio privato, fatto che ha creato tensioni col presidente delle
FFSS, Elio Catania
• «Il successo non È un furto, il profitto non È peccato, il parassitismo È peccato, l’assistenzialismo immeritato È peccato» • «La nostra famiglia ha origine a Palermo, Palermo era una capitale, e ottant’anni fa mio padre, costruttore, andò da mio nonno anch’egli costruttore e disse: “Vado a Roma perché a Palermo non succede più niente”. È venuto a Roma, io sono nato e ho operato a Roma, se mio padre non avesse fatto
quella scelta illuminata, probabilmente avrei potuto fare molto meno nella
vita. Chi È rimasto a Palermo ha un pil pro capite molto inferiore a chi È emigrato al Nord. Qualche volta mi sono chiesto: siamo nella stessa situazione?
I miei figli dovranno andare a Londra o a Francoforte?»
• «Grande elettore del Monte dei Paschi di Siena; leader dei nuovi, rumorosi
azionisti della Banca Nazionale del Lavoro (ora non più: ha venduto la sua quota a Giovanni Consorte - ndr); boss del cemento italiano, con nuove acquisizioni in Danimarca; pilastro
del terzo polo autostradale creato dall’ex ras andreottiano Vito Bonsignore, oggi Udc, per inseguire gli apripista
Benetton e Gavio. Proprietà immobiliari, terreni, imprese di costruzioni, grandi progetti di sviluppo delle
periferie, costituiscono un arcipelago di società ramificate, apparentemente autonome ma in realtà legate da fitti rapporti finanziari. Avere un’idea precisa dei confini dell’impero È difficile. Eppure in questo labirinto di società c’È il polmone finanziario del gruppo. C’È un pacchetto di edifici di pregio nel centro di Roma, acquistati dagli enti
pubblici durante le dismissioni targate Giulio Tremonti. Vi figurano la sede
dei Ds in via Nazionale, il grande edificio ex Inail di piazza Euclide, due
alberghi in via del Corso, l’Hotel Mozart in via dei Greci, comprati nel 2002 per la cifra complessiva di 65
milioni di euro. Il tutto ora È finito in una società che, per la prima volta, porta impresso il marchio di famiglia: Immobiliare
Caltagirone. Nella Ical, come viene chiamata in breve, sono state fuse altre
società; poi il controllo di questo patrimonio (detenuto in precedenza attraverso l’Immobiliare Giuseppina) È stato trasferito alla capogruppo Fgc. Non basta. Al di là degli edifici affittati a terzi, ci sono le grandi aree in fase di
realizzazione alla periferia di Roma. È qui, in questi grandi progetti di sviluppo, che probabilmente si crea la
liquidità della famiglia» (Luca Piana)
• Caltagirone «È un uomo giovane. Molto più giovane dei suoi diretti concorrenti. È un uomo ricco. Molto più ricco di (quasi) tutti i suoi concorrenti. È un uomo potente. Molto meno potente dei suoi concorrenti più anziani e meno ricchi. È un uomo complicato, Franco Caltagirone. Primo di tre figli di una donna tenace
e intelligente, rimasta vedova ancora giovane, che ha inculcato nei figli il
senso del dovere, il senso del lavoro, il senso della fedeltà. Il giovane Caltagirone a lavorare ha cominciato presto, appena finito il
liceo. Figlio e nipote di costruttori (prima a Palermo e poi a Roma), ha
continuato il mestiere del nonno e del padre. Ma È diventato molto più ricco, molto più influente e molto più temuto di loro. È un uomo segreto, Franco Caltagirone. Si sa pochissimo di come sia adesso,
figuriamoci tentare un ritratto del Caltagirone da giovane. Praticamente
impossibile. Pochi amici, sempre gli stessi da trent’anni a questa parte, riservati, fedeli, poco loquaci come lui. Alcuni, come
Fabio Gera, compagno di scuola e numero due di Vianini, li ha presi a lavorare
con lui, e non l’hanno più lasciato. Altri li ha incontrati via via, li ha sperimentati, provati, e solo
dopo molti esami superati, li ha cooptati. Non ha molti amici, ma la cosa non
gli pesa affatto. Non È mondano, non È accattivante, non sprizza simpatia al primo incontro. Al contrario, È taciturno, riservato fino alla maniacalità, molto attento alle forme (soprattutto quelle che lo riguardano). Non È uomo di cuore, ma di testa. Non È uomo di sentimenti, ma di ragionamenti. Non gli si conoscono vizi, a parte l’ira che gli scoppia improvvisa e gli dura a lungo. È uomo di rancori e di pochi amori. Non gli si conoscono tentazioni, a parte la
passione per alcune forme di collezionismo e, prima di ogni altra cosa, per il
denaro. Colleziona quadri preziosi, arazzi preziosi, monete greche e romane
preziosissime, mobili preziosi. E colleziona quattrini. In questo È insuperabile. Affidategli i vostri risparmi e vi farà ricchi. Peccato che non accetterebbe mai i vostri risparmi: non si fiderebbe
mai di voi. Sbaglia chi considera Franco Caltagirone un ‘palazzinaro’ arricchito e fortunato. Nella sua vita, ‘palazzinaro’ non È stato mai, nemmeno quando costruiva palazzine alla periferia di Roma, negli
anni dell’arrembaggio edilizio e della trionfante diccì sbardelliana e andreottiana. Tra lui e i ‘palazzinari’ dell’epoca c’È sempre stata una differenza fondamentale: lui era determinato quanto loro,
abile quanto loro, pronto a tutto quanto loro, ma più intelligente. Molto più intelligente. Caltagirone È meno potente di quanto potrebbe. Per un motivo. Perché anche lui ha un nemico mortale, un nemico difficile da combattere e vincere, il
più difficile di tutti. Il nemico mortale di Francesco Gaetano Caltagirone È lui stesso, Francesco Gaetano Caltagirone, e i due duelleranno fino alla fine
dei loro giorni. L’intelligenza, la cultura, la tenacia, la capacità di lavoro e di sintesi del primo, contro la rabbia, la voglia di vendicarsi, la
diffidenza e l’orgoglio smisurato dell’altro. Ricco come Creso, potente come pochi, ma senza alleati veri rischia di
essere tenuto fuori da alcuni giochi che contano. Certo, per carità, il 7% qui o il 20% lì, ma niente di più. Niente Telecom, niente Montedison, cioÈ niente telecomunicazioni e niente energia, nonostante che fosse pronto per
entrambe le avventure (e lo avesse fatto sapere). E niente Rcs Editori, cioÈ niente Corriere della Sera. Perché gli altri come lui, cioÈ quella dozzina di persone che in Italia giocano il Monopoli vero, di lui, alla
fine, hanno paura e non si fidano fino in fondo. Perché Caltagirone non vuole partecipare, vuole vincere, non vuole giocare, vuole
comandare. E comandare alla sua maniera» (Prima comunicazione).